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Spioni 3.0: come scoprire se qualcuno sta ficcando il naso nel cellulare

di Michele Miccoli

Un tempo per spiare una persona era necessario pedinarla, oppure ficcare di soppiatto le mani nei cassetti e nella rubrica telefonica cartacea per scoprire nomi sospetti o preziosi dati, come il di codice per aprire una cassaforte o per accedere alla cassetta di sicurezza.

<<== Prof. Michele Miccoli

Le agenzie investigative fino all’inizio del terzo millennio hanno fatto soldi con la pala, pagati per tanare tradimenti sentimentali o segreti industriali. Altri tempi. Oggi, con la diffusione delle tecnologie informatiche, persino l’arte di ficcare il naso nella vita altrui si è trasformata.

Il congegno mobile è ormai utilizzato per fare un mucchio cose, tra cui navigare sul web, accedere al conto corrente, spostare somme di denaro, acquistare beni e servizi, vedere film, ascoltare musica, chattare. Solo marginalmente è usato per lo scopo primario per cui fu creato: telefonare. L’integrazione della tecnologia che permette la connessione al web li ha trasformati in piccoli computer, con tutti i rischi del caso.

Quali? Gli stessi che si possono subire usando il PC: essere controllati non più attraverso i metodi descritti in apertura, quanto con l’uso di piccoli software che i cyberpirati sono in grado di inoculare nei sistemi operativi. Fatto questo, è come se i delinquenti avessero in mano il nostro telefonino per farsi gli affari nostri in santa pace.

Chiacchierate in chat con gli amici, o peggio con l’amante, codici di accesso all’internet banking salvati nella rubrica e tutto ciò che può svelare di noi e della nostra esistenza, in un battibaleno si apre alla lettura da parte di esimi sconosciuti dalle intenzioni poco oneste. Al solo pensarci si rizzano i capelli in testa! Che fare?

Tranquilli, ecco una piccola guida dei metodi utili per capire se qualche spione sta conoscendo tutto su di noi, conversazioni comprese.

Innanzitutto è bene sapere che è possibile che il cellulare possa essere stato infettato senza la necessità di installare un’APP. Significa che anche da remoto è possibile operare l’attacco informatico e senza rendersene conto.

Comprendere se siamo sotto controllo, e se i nostri dati sono in pericolo, può essere più semplice di quanto s’immagini. Iniziamo dalla batteria: da qualche tempo si scarica con maggiore velocità? Potrebbe essere uno dei segnali che siamo sotto intercettazione tramite un’applicazione-spia, installata magari quando si è lasciato il telefono incustodito per qualche minuto. Queste APP per funzionare hanno necessità di energia, ed è il motivo per cui all’improvviso la carica dura meno del solito.

Altro punto che può mettere in allarme: se durante le conversazioni s’iniziano ad avvertire rumori anomali di sottofondo, come gracchiamenti o rumori di tipo elettronico, e se questa situazione diventa costante, forse qualcuno sta ascoltando le nostre comunicazioni.

Il consumo di Giga compreso nel pacchetto dei dati è molto maggiore della media? Occhio! Queste applicazioni hanno necessità di essere connesse al web per operare, di conseguenza succhiano gigabyte.

Ultima cosa da verificare: se all’improvviso quando si digitano i messaggi, per esempio su una chat, si compiono strani errori di battitura mai accaduti in precedenza, si potrebbe trattare dell’azione di un cosiddetto keylogger, un programma in grado di captare tutto ciò che si digita sulla tastiera virtuale.

Se una o più di queste azioni capitano con frequenza, si può seriamente dubitare di essere sotto attacco cibernetico. Che fare? L’unica soluzione è di procedere con il reset, senza dimenticare di fare una copia dei dati importanti, come la rubrica o le conversazioni in chat. Non si sa come fare? E’ sufficiente rivolgersi a un centro di assistenza che, in pochi minuti e in nostra presenza, potrà procedere al reset.

E se vi chiedessero di lasciarlo per qualche ora e voi non vi fidate? Collegatevi al web e cercate “Procedura per il reset dello Smartphone”. Troverete molti tutorial spiegati in maniera semplice e comprensibile a tutti. Meglio non rischiare.

Prof. Michele Miccoli


La religione nella società contemporanea

di Giovanni Pellegrino e Mariangela Mangieri

In tale articolo prenderemo in considerazione il ruolo e l’importanza della religione nella società contemporanea. <<==Prof.Giovanni  Pellegrino                                                                                                      

Dobbiamo premettere che la dimensione religiosa nonostante la secolarizzazione continua a rivestire un ruolo importante nella vita degli individui. Bisogna anche dire che se alcune religioni sono in crisi (vedasi la religione cristiana nel mondo occidentale) altre hanno resistito benissimo all’ impatto della secolarizzazione (vedasi la religione islamica e molte nuove religioni).                                                                                                Vernette mette in evidenza che oggi assistiamo al “ritorno del religioso” sottoforma di una nuova religiosità basata sul neopaganesimo multiforme e sulle nuove religioni. Vernette afferma altresì che la nuova religiosità rappresenta una sfida durissima per la chiesa cattolica.                                                                                                           

A sua volta Del Re mette in evidenza che la diffusione dei nuovi movimenti religiosi avviene oggi nella Stimmung sempre più coinvolgente del new Age, che influenza l’atteggiamento e il comportamento dell’uomo occidentale contemporaneo.  Il New Age è un movimento neopagano che propone la metamorfosi evolutiva dell’uomo e della società mediante il rovesciamento dei paradigmi religiosi, sociali, filosofici e scientifici. In un nostro libro abbiamo scritto che il New Age è la religione dell’uomo che vuole diventare Dio, mentre la religione cristiana è la religione del Dio che diventa uomo. Inoltre vogliamo affermare che molti sociologi sostengo che il mondo contemporaneo può essere definito post cristiano, in quanto è caratterizzato dalla crisi profonda della religione cristiana.                   

Prima di prendere in considerazione i segnali di tale crisi vogliamo precisare che la religione cristiana nella sua lunghissima storia ha attraversato diversi periodi critici.  In primo luogo il Cristianesimo attraversò un momento difficilissimo durante le persecuzioni ordinate dagli imperatori romani sebbene in quel periodo storico l’eroismo di massa dei cristiani fece in modo che il Cristianesimo riuscisse a superare quei momenti difficilissimi diventando la religione ufficiale dell’impero romano.     Un altro momento difficile che dovette affrontare il Cristianesimo fu il periodo storico compreso tra l’ 800 e il 900, periodo nel quale le principali famiglie romane cercavano di conquistare il papato con mezzi leciti ed illeciti, ragion per cui l’elezione dei vari papi non dipendeva certamente dall’ispirazione dello Spirito Santo.               

In questo periodo tristissimo della storia del Cristianesimo alcuni papi vennero assassinati per favorire l’elezione di nuovi papi appartenenti ad altre famiglie della nobiltà romana.   Un altro periodo estremamente difficile fu quello in cui si verificò lo scisma di Lutero. In tale periodo il nepotismo, la simonia, la vendita delle indulgenze, la corruzione e l’ignoranza del clero nonché la negazione da parte di Lutero di importanti dogmi della religione cristiana gettarono la chiesa in un baratro profondissimo. Oggi a nostro avviso la religione cattolica attraversa una crisi gravissima, forse la più grave della sua storia dal momento che i livelli di scristianizzazione raggiunti nella società moderna non hanno precedenti nella storia del Cristianesimo. Inoltre nel mondo contemporaneo si ha un fortissimo ritorno di credenze pagane in tutte le classi sociali.

Prenderemo ora in considerazione i principali segnali della crisi della religione cattolica. In primo luogo la crescente diffusione del New Age e delle nuove religioni. In secondo luogo il bassissimo livello di ortoprassia e di ortodossia rilevabili nei cristiani. In terzo luogo il gravissimo analfabetismo religioso presente in quasi tutti i cristiani. In quarto luogo il crescente successo della magia e dell’astrologia nella società contemporanea. In quinto luogo il fortissimo aumento dei divorzi che ha frantumato il concetto cristiano di famiglia. L’elenco dei segnali della crisi del Cristianesimo potrebbe continuare ancora ma è preferibile fermarsi qui. Dopo aver illustrato brevemente il ritorno del paganesimo nella società contemporanea cercheremo di definire che cos’è la religione e i motivi che giustificano la sua presenza in tutte le società e in tutti i periodi storici.  La religione può essere definita dal punto di vista degli storici delle religioni e dei sociologi un tentativo di rispondere alle grandi domande metafisiche presenti nell’animo degli uomini fin dai primordi della storia dell’umanità. Bernardi afferma che ci sono   grandi domande metafisiche alle quali tutte le religioni cercano di dare una risposta come ad esempio il significato della vita, del bene e del male, della sofferenza, della morte, nonché il desiderio di sapere se esiste una vita oltre la morte. Proprio perché le religioni cercano di dare una risposta a tali domande, esse hanno continuato ad essere una parte importante dell’esperienza umana, influenzando il modo di percepire la realtà sociale, nonché di reagire ad essa in tutti i periodi storici.                                                                                                                   

Dal punto di vista sociologico bisogna anche dire che le religioni sono state la causa di intense lotte e conflitti sia tra i membri dello stesso sistema sociale sia tra le nazioni (vedasi le crociate e le varie guerre di religione scoppiate tra cattolici e protestanti). Tuttavia in alcuni casi la religione è stata usata come pretesto per giustificare guerre che in realtà erano conflitti che dipendevano da cause politiche ed economiche (vedasi alcune crociate che solo apparentemente erano guerre di religione). Nella sociologia della religione e nell’antropologia culturale riveste grande importanza la differenza tra religione e magia.Nella religione l’uomo adotta nei confronti della dimensione soprannaturale un attegiamento di umiltà e sottomissione ammettendo la propria indegnità. Al contrario nella magia l’uomo si propone di dominare ed asservire le forze soprannaturali piegandole al proprio volere mediante i riti magici. In definitiva sia la religione sia la magia mettono l’uomo in contatto con la dimensione soprannaturale. Tuttavia mentre l’uomo religioso chiede con umiltà senza pretendere niente dalla divinità, l’uomo magico è caratterizzato da una forte volontà di potenza. Gli storici delle religioni e i sociologi della religione affermano che la religione è una forma di “ierofania” (manifestazione del sacro) mentre la magia è una forma di “cratofania”( manifestazione di potenza).                                               

Vedremo ora le teorie intorno alla religione elaborate da Marx, Durkheim e Weber, cominciando dalla teoria di Marx.                                                                                                       

 Marx ha elaborato una concezione molto negativa della religione da lui considerata “l’oppio dei popoli” in quanto a suo dire rimanda la felicità e le ricompense alla vita ultraterrena. Inoltre per Marx la religione insegna una rassegnata accettazione delle condizioni presenti nell’esistenza terrena cosicchè scoraggia ogni tentativo dei popoli di ribellarsi allo sfruttamento messo in atto dai potenti. In estrema sintesi possiamo dire che per Marx la religione è un qualcosa di funzionale agli interessi della classe sociale che detiene il potere dal momento che tale classe ha tutto l’interesse a mantenere inalterato lo status quo esistente nella società. Al contrario per Marx  la religione è   in contrasto con gli interessi del popolo che deve avere lo scopo di modificare lo status quo esistente nella società, al fine di far cessare lo sfruttamento da parte dei detentori del potere.                                    

Durkheim a sua volta definisce la religione in base alla distizione tra la dimensione sacra e la dimensione profana. Per Durkheim gli oggetti e i simboli sacri sono tenuti separati dagli aspetti ordinari della vita che costituiscono il regno del profano. Secondo il sociologo francese le cerimonie e i riti religiosi sono essenziali al fine di stabilire un legame tra i membri della società. Per dirla in altro modo per Durkheim la religione è il collante che mantiene uniti i membri della società. Weber d’altro canto mette in evidenza i rapporti che esistono tra religione e mutamento sociale. A dire del sociologo tedesco alcune religioni inibiscono il mutamento mentre altre lo favoriscono.  

L’induismo è per Weber una religione che impedisce il mutamento sociale in quanto vede la realtà come un velo per nascondere i veri problemi che dodvrebbero preoccupare gli uomini. Per Weber l’Induismo e le altre religioni orientali favoriscono un atteggiamento di passività rispetto al mondo materiale, inibendo il mutamento sociale. Weber mette in evidenza che l’induisno ha determinato una forte cristallizzazione della società a causa della divisione in caste esistente nella società . Per l’induismo che nasce in una determinata casta sociale non può per nessuna ragione cambiare casta nel corso della sua vita, ragion per cui tutti gli individui devono accettare i vantaggi e gli svantaggi derivanti dall’appartenenza  a una determinata casta sociale in maniera totalmente passiva.                                                         

Weber sostiene che il Cristianesimo, dal momento che si basa su un contino conflitto contro il peccato può stimolare la lotta contro l’ordine sociale determinando fenomeni di mutamento sociale.Di conseguenza gli ideali del Cristianesimo possono avere un impatto destabilizzante sull’ordine sociale. Weber cita come esempio il caso del Calvinismo che pensava che il successo nella vita materiale fosse segno del favore divino cosicchè l’etica calvinista ha promosso intensi fenomeni di mutamento sociale.I sociologi della religione hanno dedicato negli ultimi decenni molta attenzione al problema della secolarizzazione. Per secolarizzazione intendiamo la perdita di importanza della dimensione religiosa delle società occidentali contemporanee.                                                                                                                      

La secolarizzazione determina quello che Weber definisce il “disincanto del mondo” ovvero il crollo della visione metafisica del mondo. La secolarizzazione presenta aspetti e dimensioni molteplici. Uno di tali aspetti è rappresentato dalla diminuzione del numero degli individui che partecipano alle cerimonie e ai riti di una religiosi. Considerando questo indicatore della secolarizzazione la religione cattolica è in crisi in quanto in questi ultimi decenni si è verificata una forte   diminuzione del numero dei cattolici che vanno in chiesa la domenica. Un altro indicatore della secolarizzazione è dato dalla misura in cui una determinata religione conserva influenza sociale e prestigio.  Anche tenendo conto di questo indicatore appare evidente che la religione cattolica ha subito l’effetto della secolarizzazione in quanto la chiesa cattolica ha progressivamente perduto gran parte dell’influenza politica e sociale che esercitava in passato.

Il terzo indicatore della secolarizzazione è dato dai livelli di ortoprassia e ortodossia degli adepti di una determinata religione. Chiariamo che per livelli di ortoprassia si intende il numero di adepti di una data religione che mette in pratica i precetti religiosi. Invece per livello di ortodossia si intende   il numero di adepti che ha credenze compatibili con i dogmi della religione in questione. Appare chiaro che quando i livelli di ortoprassia e di ortodossia diminuiscono una religione è soggetta a fenomeni di secolarizzazione. Anche tenendo conto di questo indicatore è evidente che la religione cattolica è interessata da forti fenomeni di secolarizzazione. Per concludere il nostro discorso sulla religione vogliamo mettere in evidenza che nelle nazioni occidentali dominano incontrastati il sincretismo e l’indifferentismo religioso. Col termine sincretismo religioso si intende la tendenza degli individui a costruirsi un sistema religioso personale prendendo a prestito elementi dottrinali derivanti da religioni diverse. Molti cattolici nella società contemporanea praticano il sincretismo religioso. Per indifferentismo religioso si intende, invece, la tendenza a considerare tutte le religioni vie ugualmente valide per raggiungere Dio, minimizzando le notevoli differenze dottrinali che esistono tra le principali religioni mondiali. Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso sulla religione nel mondo contemporaneo.

Prof. Giovanni Pellegrino

Prof.ssa Mariangela Mangieri


IL RUOLO DELLA DONNA DURANTE LA PANDEMIA

Questi giorni difficili e turbati che stiamo trascorrendo, fra crisi di governo e un’ emergenza sanitaria senza precedenti, questa pandemia ha acuito le discrepanze già esistenti fra uomini e donne, rendendo ancora più marcata questa diversità e la posizione che entrambi ricoprono all’interno della sfera sociale (il termine posizione rimanda ad un concetto delle prerogative sociali che la donna ha conquistato durante il decorso del tempo come l’emancipazione).

<<== Dott.ssa Francesca Santostefano

Ebbene, la scienza in tale contesto ha avuto un ruolo basilare, oggi giorno dai media apprendiamo scoperte scientifiche elargite dai migliori esponenti operanti in ambito scientifico quali biologi, virologi, esperti di genere prettamente maschile. La domanda dunque sorge spontanea, ma donne che hanno supportato la scienza e la medicina durante la pandemia ce ne sono state? Se il responso è positivo, per quale motivo non viene conferita loro notorietà per una qualche scoperta scientifica? Già prima della pandemia mondiale  molteplici differenze di genere erano ordinariamente diffuse, a cominciare dalla posizione detenuta dalle donne nel contento lavorativo le quali subiscono continue vessazioni e disuguagliane a livello di stipendi, trattamenti non equi ed altro, atteggiamenti che mirano ad un fattore di stigma diffuso dal pensiero comune.

L’analisi di questo mio elaborato, seppur breve, propone di valutare quello che è emerso da un punto di vista di dati quantitativi da questa pandemia in relazione alla diversità di genere e soprattutto volge uno sguardo al passato affrontando un excursus storico delle donne scienziate maggiormente famose che hanno fatto la storia grazie alle loro scoperte scientifiche, a fronte di quello che è la mia valutazione, riportiamo il seguente estratto dei dati statistici rilevati dal “McKinsey Global Institute” il quale ha pubblicato un report secondo cui, a causa di Covid-19, più donne hanno perso il loro lavoro rispetto agli uomini. Questi dati indicano come il 2020 abbia allargato il divario di genere uno studio pubblicato su “eLife Sciences” conferma che negli articoli scientifici pubblicati su Covid-19 ci sono meno donne come primi autori di quanto ci si aspettasse, mentre un articolo pubblicato recentemente su “Nature Astronomy” denuncia che, nel periodo tra gennaio e giugno del 2020, rispetto agli anni precedenti, le pubblicazioni curate da scienziate siano diminuite dell’8% sul totale. Durante i tempi passati, vi sono state innumerevoli epidemie o talvolta nuove malattie in cui si ravvisa un contributo non indifferente di donne che hanno apportato il loro sapere scientifico alla scoperta di nuove cure, pertanto sento il dovere ed il rispetto di citare alcune fra le tante:

Marie Curie (1867-1934)

La famosissima Marie Curie fu una delle prime scienziati riconosciute come tali a livello mondiale. Insieme al marito Pierre infatti compì importantissimi studi sulle radiazioni e i materiali radioattivi.Tali ricerche le valsero non uno, ma ben due Premi Nobel: per la Fisica nel 1903 e per la Chimica nel 1911 in seguito alla scoperta del radio e del polonio.

Dorothy Crowfoot Hodgkin,

Biochimica inglese pioniera nella tecnica della cristallografia a raggi X. Nasce a Il Cairo nel 1910. Sua madre, Grace Mary Hood, era un’archeologa e il padre John Winter Crowfoot era un “funzionario dell’Impero”, anch’egli archeologo. Ella da bambina aiuta negli scavi archeologici e poi precocemente, a soli 10 anni si interessa di mineralogia e chimica. Si laurea nel 1932 in chimica ad Oxford e nel 1937 ottiene il dottorato di ricerca in chimica a Cambridge. Il suo progetto di ricerca riguardava la cristallografia a raggi X e la chimica degli steroli. Attraverso questa tecnica scopre la struttura tridimensionale del colesterolo, insulina e penicillina e della vitamina B12. Gli studi sulla penicillina furono fondamentali per la progettazione e sintesi di altri antibiotici, indispensabili per la cura delle malattie infettive. Grazie ai suoi studi, soprattutto quelli volti all’identificazione della struttura della vitamina B12, nel 1964 vince il Nobel per la chimica.

Gertrude Belle Elion

Farmacologa e biochimica statunitense. Nata a New York nel 1918 ha vinto il Nobel per la medicina nel 1988 insieme a James Whyte Black e George H. Hitchings per lo sviluppo di numerose terapie farmacologiche. In particolare è grazie ai suoi studi che è stato prodotto il primo farmaco contro l’AIDS, AZT, e l’aciclovir, primo farmaco antivirale contro l’infezione da herpes.

Françoise Barré-Sinoussi

L’immunologa francese che ha identificato ed isolato il virus dell’immunodeficienza umana (HIV) che è la causa dell’AIDS. E per tale scoperta ha ricevuto il premio Nobel per la medicina nel 2008 con Luc Montagnier. Fu una cardiologa pediatrica di fama internazionale che, tra le altre cose, offrì un apporto decisivo all’identificazione del “morbo blu”, una malformazione del cuore che provocava molte morti tra i neonati.

Barbara Mcclintock(1902-1992)

La biologa statunitense Barbara McClintock fu una delle menti che cambiarono lo studio della genetica.Studiando le pannocchie di granturco infatti giunse a scoprire l’esistenza dei transposoni, piccoli segmenti di DNA capaci di spostarsi da un cromosoma all’altro. Tale traguardo le valse il Premio Nobel per la medicina nel 1983. Le ricerche della McClintock anticiparono di decenni il riconoscimento dell’epigenetica,una recente branca della biologia molecolare.

Rita Levi Montalcini (1909-2012)

Rita Levi Montalcini fu neurologafilantropa e senatrice a vita della Repubblica italiana. Nel 1986 questa importantissima scienziata ricevette il Premio Nobel per la medicina per le ricerche che portarono all’identificato del fattore di accrescimento della fibra nervosa Ngf, una piccola proteina coinvolta nello sviluppo del sistema nervoso. Questa scoperta contribuisce ancora oggi allo studio di malattie come tumoriSla e morbo di Alzheimer.

Gli stereotipi di genere continuano ad avere un forte impatto sul lavoro. La società  e la famiglia nel corso degli anni sono cambiate, si sono trasformate  in strutture più complesse e diversificate. Questi mutamenti all’interno della società e delle tipologie familiari non sono stati tuttavia sempre recepiti dal mercato del lavoro. Per queste ragioni esiste per le donne una difficoltà strutturale che impedisce loro di realizzarsi pienamente e di godere di pari opportunità in ambito occupazionale. Ancora la persistenza di stereotipi di genere continuano ad ostacolare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e a creare effetti perversi come la segregazione delle donne in settori scarsamente retribuiti o in posizioni più basse rispetto agli uomini. Al termine di questi crisi posso solo augurarmi il rafforzamento delle politiche sociali e di pari opportunità di genere nei confronti delle donne e che determinati stereotipi siano lasciati a quei secoli bui ove l’ignoranza regnava, una società coesa e collaudata ha bisogno sia di donne che di uomini, nella politica, nel mercato del lavoro, ai vertici di aziende portanti, nell’ambito della ricerca scientifica e della medicina, contrastare il cosiddetto matrimonio precoce nelle aree più povere e degradate del pianeta, eliminare tali barriere in modo tale da camminare verso una nuova era del positivismo scientifico.

SITOGRAFIA

Galileo.net.,“Scienza covid disparità genere”.

Scambi.Prospettive sociali e sanitarie.it.,“Diseguaglianze di genere per la parità di uomini e donne”.

Wineeurope.eu., “Le scienziate al tempo della pandemia da coronavirus covid 19”.

Dott.ssa Santostefano Francesca – Sociologa – Socia ASI


I figli appartengono allo Stato: i genitori sono solo responsabili…

di Emilia Urso Anfuso

Quando nasce un bimbo, tra le incombenze immediate c’è quella di procedere alla registrazione presso l’anagrafe, per comunicare ufficialmente l’arrivo di un nuovo cittadino che da quel momento entra a far parte del sistema giuridico, assumendo diritti e doveri.

<<=== dott./ssa Emilia Urso Anfuso

Per ovvie ragioni i doveri scattano allo scoccare del diciottesimo anno d’età, e fino a quel momento saranno i genitori ad accollarsi ogni responsabilità sul minore. Ognuno di noi si è sentito dire durante la fanciullezza la frase: “Finché non raggiungerai la maggiore età, decido io per te”! E ricordiamo tutti come, dopo aver commesso una marachella un po’ più seria, si corresse a ricoverarci sotto l’ala protettiva di mamma e papà, responsabili di ogni nostra azione. Eppure, tra le pieghe del sistema giuridico nazionale si cela una realtà che fa inorridire e che scompone del tutto la convinzione che i figli appartengano a chi li ha procreati, perché è lo Stato che a tutti gli effetti detiene giuridicamente il possesso della prole: alla madre e al padre è concesso un mandato di responsabilità e per un periodo di 18 anni.

La conferma di quest’affermazione è data da alcuni casi di cronaca che hanno scosso gli animi di tutti noi, come quello recente di Bibbiano, in cui diversi nuclei familiari hanno subito la sottrazione degli eredi, da un giorno all’altro e per motivi risibili. Si sono sollevate molte riflessioni etiche, morali e sociali, e una tra queste è quella che impone di ragionare sull’appartenenza della discendenza. Proprio attraverso il caso della Val d’Enza possiamo comprendere meglio che abbiamo la libertà di procreare, ma a detenere i diritti è l’apparato statale che, attraverso i servizi sociali e la magistratura, può assumere l’autorità decisionale al punto da privarli alle famiglie di origine.

Può accadere perché in alcuni casi si tratta di rappresaglie tra ex coniugi, che pur di far danni giungono a segnalare casi di maltrattamenti mai avvenuti, al solo fine di ottenere l’assegnazione del “pacco regalo”: l’erede. Un caso per tutti, molto noto all’opinione pubblica, è quello che ha come protagonista Ginevra Pantasilea Amerighi, che da nove anni non vede sua figlia per aver osato denunciare i maltrattamenti subiti dall’ex marito. L’uomo è riuscito a farla passare per matta e a toglierle la potestà di genitrice. La donna continua la sua battaglia ed è arrivata a rivolgersi al presidente Mattarella. La bimba, per assurdo che possa apparire, vive col padre.

Esistono altri casi in cui è solo a causa del sistema giudiziario che si può arrivare al distacco perenne dalla propria carne, come quando la decisione di sottrarli arriva per raggiunti limiti di età.  È il caso paradossale della coppia di Casale Monferrato, Gabriella Carsano e Luigi Deambrosis, che hanno subito il distacco più crudele al mondo, perché considerati troppo avanti con gli anni per prendersene cura. Dopo un lungo percorso tra aule di tribunali e carte bollate, in cui a un certo punto sembrava di aver risolto la questione grazie a una sentenza della Cassazione che dava ragione alla coppia, si è arrivati alla definizione tombale: tolta la potestà genitoriale. La bambina è stata considerata adottabile, e chi se ne frega dei sentimenti, e persino della ricerca scientifica che ha ficcato in testa a tutti che madre si può diventare anche dopo gli anta…

Chi decide cosa e perché? Soprattutto: chi ci garantisce il garante? È una domanda complessa, perché la risposta dovrebbe arrivare dalle istituzioni ma, soprattutto, dal mondo della politica, che con sempre maggior frequenza dimentica l’aspetto umano dei cittadini, divenuti elementi inanimati su cui si ha il potere di decidere su ogni cosa, entrando di prepotenza in ogni ambito dell’esistenza, che di privato non conserva più nulla.


Italiani: dove andremo a finire

di Michele Miccoli

Tra i record che non vorremmo dover vantare, in Italia ce n’è uno che non è da sottovalutare: siamo la seconda nazione al mondo con la popolazione più anziana. Sul podio dei più anziani in assoluto, il Giappone, anche se la situazione tra anziani nazionali e anziani nipponici appare diversa, almeno per ciò che concerne le condizioni di salute: anche su questo piano in Italia stiamo messi peggio. Non abbiamo proprio speranze di poter sfoderare record positivi.

<<== Prof. Avv. Michele Miccoli

La fase di declino demografico stabile della nostra popolazione, è iniziata nel 2015: a partire da quell’anno infatti, il numero di cittadini di nazionalità italiana ha cominciato a diminuire di circa 100.000 persone l’anno. Una vera emorragia demografica. Un recente studio, presentato durante una recente edizione del Festival della Statistica, ha dimostrato come, entro il prossimo secolo, la popolazione italiana si ridurrà a circa 16mln di persone. Un vero disastro, considerando che oggi la popolazione italiana totale è composta da circa 60mln di cittadini. Lo studio ha permesso quindi di tracciare, quasi nettamente, il futuro della popolazione italiana, e per farlo è bastato inserire un po’ di dati in uno speciale software, tra cui il tasso attuale di fertilità – che raggiunge un misero 1,34% – o l’aspettativa di vita delle persone nate quest’anno, che possono avere vita garantita, statisticamente parlando, è ovvio, fino a 83,3 anni. Ma quali sono i motivi che hanno portato la popolazione italiana a questa situazione? Perché lo sviluppo demografico si è inceppato, non consentendo alla nazione di progredire e portandola anzi a rischiare l’estinzione?

Al primo posto troviamo – ovviamente – il calo delle nascite, che dipendono da una minore formazioni di giovani coppie. Questo dipende a sua volta dall’instabilità economica, lavorativa e anche dall’insicurezza sul futuro, determinata dai due criteri precedenti: se ci sono  pochi soldi e il lavoro manca o è precario, non ci si imbarca in un progetto di vita che viene ritenuto troppo oneroso. Fare figli, e crescerli adeguatamente, costa troppo in una nazione come l’Italia, che ha anche i costi maggiori d’Europa per ciò che concerne l’educazione scolastica, e – più in generale – il mantenimento e la crescita dei figli.

Un dato a conferma: le nascite registrate nel 2017 sono state pari a 496.000 con un calo pari al 2% rispetto all’anno precedente. La riduzione demografica, peraltro, non ha disparità tra nord e sud: si figlia meno ovunque, tranne che in quattro regioni in cui addirittura si registrano aumenti, e che sono il Piemonte, la Basilicata, il Molise e la Sicilia. La Sicilia, storicamente, ha sempre dato un buon contributo allo sviluppo demografico della nazione, così come anche la Basilicata e il Molise. Il Piemonte rimonta dopo anni di calo demografico, peggiorato dalla percentuale sempre più alta di giovani che hanno scelto di emigrare: tra calo delle nascite ed emigrazione, non era difficile capire che l’Italia, anno dopo anno, si sta svuotando della popolazione nazturale.

Al secondo posto nella classifica dei motivi a monte della desertificazione della popolazione italiana, troviamo infatti l’emigrazione degli italiani, dovuta al desiderio di trovare migliori condizioni lavorative, o di trovare un posto di lavoro, visto che qui in Italia – quando va bene – trovi uno straccio di lavoro mal pagato e precario, anche se sul contratto c’è scritto “A tempo indeterminato”, bieca presa in giro che dobbiamo alla riforma del lavoro denominata Jobs Act.

In tutto ciò, parte della componente politica non sembra interessata a prendere in mano la situazione,  a parte il Ministro dell’Interno Matteo Salvini che ha promesso – lo scorso Luglio – di varare una sorta di piano nascite, al fine di incrementare la popolazione nazionale. Che tipo di misure? Dagli asili gratuiti per i bimbi italiani, al taglio delle tasse e delle imposte per le neo mamme, cosa che permetterebbe davvero di riconsiderare l’annoso dilemma “Figli o non figli” in un periodo storico troppo carente di attenzioni nei confronti della formazione di nuovi nuclei familiari.

Certo è, che non è possibile prendere in seria considerazione il programma del centrosinistra, che nella traslazione di popolazioni straniere sul territorio nazionale vede il futuro dell’Italia: gli italiani devono restare a casa loro, e restarci mettendo radici. Un discorso  che, a quanto pare, a molti è poco chiaro. C’è anche da dire una cosa: un tempo si facevano più figli anche se le condizioni economiche non erano delle migliori. Vigeva un diverso sistema sociale, fondato sul lavoro e sul risparmio. Le braccia in più erano una risorsa e non una spesa, e si sviluppava una popolazione di cittadini pronti a diventare adulti che avrebbero messo il loro impegno al progresso della nazione.

Oggi le cose sono diverse. Si ha meno coraggio a metter su famiglia, e a buona ragione, visto che lo sguardo sul domani non racconta nulla di certo e nemmeno di buono. Non ci si accontenta di divenire “Due cuori e una capanna” perché nella migliore delle ipotesi la capanna te la devi comprare e non è detto che le famiglie possano sostenerti, o che le banche ti accolgano a braccia aperte. Più in generale, è cambiata la società, la prospettiva, le attese. E’ cambiata la nazione. Sarebbe ora che ritornasse a essere ciò che era: un territorio meraviglioso popolato da cittadini felici di poter vivere, crescere e invecchiare a casa propria.

Prof. Avv. Michele Miccoli – vicepresidente nazionale Associazione Sociologi Italiani


Incidenti stradali mortali: spesso la corresponsabilità è dei pedoni

di Michele Miccoli *

A Roma cresce il numero delle vittime della strada e in tutta Italia si registra un incremento dei sinistri

<<== prof. avv. Michele Miccoli

Grazie alla diffusione dell’annuale rapporto ACI-Istat, possiamo comprendere meglio il fenomeno delle vittime della strada, che in alcune città sta conoscendo un certo incremento, come nel caso di Roma. Nel 2018 nella capitale si sono registrati 64 decessi causati da incidenti stradali che hanno coinvolto i passanti con esito infausto. Secondo quanto riportato nella ricerca, in circa la metà di questi casi il decesso è stato provocato da una corresponsabilità di chi si trovava a piedi. Troppo facile affibbiare ogni colpa a chi guida un’autovettura o una due ruote. Un pensiero collettivo da sfatare a suon di dati ufficiali.

Prendendo in esame i numeri riferiti alla capitale, nel 2018 i sinistri con coinvolgimento di pedoni sono stati in totale 2.236, 64 quelli in cui si è verificato la morte di una o più persone che camminavano a piedi, in 29 dei quali si è potuta accertare la corresponsabilità di chi procedeva a piedi. Si tratta quindi di un morto ogni sei giorni, una vera strage, che rispetto all’anno precedente ha fatto registrare un aumento di 17 morti.

Analizzando lo studio condotto dall’Automobile Club Italia, si scopre che in ben 568 incidenti che hanno coinvolto i passanti, anche se fortunatamente non con esisto mortale, vi è corresponsabilità. Passare col rosso, non camminare sulle strisce pedonali, non guardare con attenzione l’arrivo delle autovetture, alimenta la probabilità di mettere a rischio la propria incolumità.

Ciò non mitiga la responsabilità di chi è alla guida di un’automobile, di una moto o di uno scooter, visto che queste sciagure sono spesso provocate per distrazione, per esempio perché chi guida pretende di usare lo Smartphone oppure spinge troppo il piede sull’acceleratore o non osserva la segnaletica stradale, ma chiarisce come l’impatto possa verificarsi più facilmente se i primi a non seguire le regole di buonsenso sono proprio i passanti. Chi ha a cuore la vita, deve imparare a salvaguardarla.

A livello nazionale, e con riferimento al primo semestre del 2019, i dati ACI-Istat non portano notizie incoraggianti sulla situazione generale. Gli impatti mortali sulle autostrade italiane hanno subito un incremento pari al 25%, mentre sulle strade extraurbane l’aumento è pari allo 0,3%. Solo sulle strade urbane i casi appaiono diminuiti del 3%.

I decessi salgono di 1,3 punti rispetto al 2018 ma diminuiscono i feriti (-2,9%) e il numero di chi riporta lesioni permanenti (-1,3%). I sinistri avvenuti a livello nazionale nei primi sei mesi del 2019 sono stati 82.048: 453 al giorno, 19 ogni ora, per un totale di 1.505 morti prematuramente. Numeri apocalittici che devono portare a riflessioni e soluzioni da praticare a stretto giro, perché questa situazione ci allontana dagli obiettivi europei sulla riduzione del 50% delle vittime della strada entro il 2020.

Per fermare questo genocidio sarebbero necessarie normative più restrittive, sanzioni amministrative più pesanti per chi non rispetta il codice della strada, e per chi dimentica troppo di frequente che basta un attimo, e si passa dall’essere in salute al diventare disabili a vita o, nella peggiore delle ipotesi, un ricordo nel cuore di chi ci ha amato.

  • Vicepresidente nazionale dell’Associazione Sociologi Italiani

Il tunnel: frammenti di sociologia visuale

a cura di Davide Costa e Anna Rutundo

Di fronte a noi si estende uno scenario e uno spazio surreale composto da vuoto e perdita, un ambiente desolato e totalmente distrutto. L’animo umano è inagibile, si ritrova ad affrontare una situazione inedita. L’uomo si scontra con un mondo ormai fondato sulle macerie, sulla rassegnazione e sulla staticità fisica e psicologica. Si sente impotente di fronte questo grande male che avvolge l’intera popolazione. Nell’aria serpeggia la perdita della fiducia, della solidarietà e dell’umanità.

<<=== Dott. Davide Costa

La pandemia che ormai da un anno devasta ogni società spinge a riconsiderare tutto ciò che si dava per scontato: i visi e le identità vengono coperti, le relazioni sempre più distanti e prive di ogni contatto fisico; nonostante si senta parlare di colori, tutto diventa sempre più bianco e nero, senza sfumature: i weekend, gli incontri, ogni singolo atto diventa polarizzato.

E’ così che positivo e negativo si invertono nella loro matrice semantica: la caccia al positivo e la speranza del negativo… L’esatto contrario di quanto fino a poco meno di un anno fa era “la normalità”.

E’ a partire da tutte queste considerazioni che nasce questo breve stralcio, realizzato a quattro mani, fra sistemi di comunicazioni visuali e sociologia, tra arte e interpretazione, in cui tutto si fonde, per garantire sempre e comunque una visione pluralista, rifuggendo, per ovvi motivi, da qualsiasi visione assoluta e generalizzante.

Si tratta, dunque, di una breve analisi sul “tunnel” della pandemia attraverso delle fotografie; un tunnel, che per certi versi è a cielo chiuso e per altri, come si vedrà, sarà a cielo aperto; si tratta di uno spazio reale e virtuale in cui il caos, fra un dpcm e l’altro, regna sovrano.

Inoltre è un orgoglio per noi presentarlo, dal momento che è la primissima riflessione di sociologia visuale sulla pandemia.

Buona lettura!

Cliccando è possibile scaricare il file in pdf

Davide Costa : dottore in sociologia e segretario regionale dell’Associazione Sociologi Italiani

Anna Rutundo: dottoressa in linguaggio dello spettacolo del cinema e dei media.


Transgender: un cortocircuito tra un genere e il suo opposto

di Emilia Urso Anfuso

Transgender: con questo termine si indicano quelle persone che sentono di avere un’identità diversa rispetto a quella sviluppata da madre natura. Uomini che percepiscono di essere donne, e viceversa. Non si tratta di omosessualità quanto di un cortocircuito nella percezione di sé.

dott./ssa Emilia Urso Anfuso == >>

Per anni si è usato genericamente il termine transessuale, ma col tempo iniziò a essere usato in senso dispregiativo, così da far preferire un nuovo modo di indicare questo tipo di condizione. Esiste un altro aspetto particolare, ed è quello legato al numero di minori che, con sempre maggior frequenza, vivono male questa situazione al punto da giungere a chiedere ai familiari di supportarli nel delicato processo di trasformazione, che può avvenire iniziando ad assumere cure ormonali prescritte da medici specialisti.

Per comprendere meglio di cosa si tratta può essere utile conoscere la vicenda di Daniel, un bimbo scozzese che nel 2013, quando aveva appena 3 anni, fu scoperto dalla sua mamma in bagno mentre si apprestava a evirarsi. La genitrice gli chiese cosa stesse tentando di fare, e lui rispose: “Taglio via il pisellino, così potrò diventare una ragazza”. Il gesto fu evitato grazie alla capacità materna, e il bambino, che già in precedenza aveva dimostrato maggiore interesse verso tutto ciò che attira le femminucce piuttosto che i maschietti, fu condotto dai genitori presso uno specialista in disforie di genere. Indirizzati presso una clinica specializzata – la Tavistock and Portman NHS Foundation Trust – e dopo aver ben analizzato il caso, fu deciso di procedere: Daniel sarebbe diventato Danni.

Portare l’organismo di un minore a modificare la tipologia sessuale, non è cosa da poco. Sono necessarie cure che riescono a ritardare la pubertà, e farmaci a base di ormoni che occorrono per permettere un giorno l’intervento chirurgico necessario alla modifica finale, da effettuare non prima del compimento dei 18 anni. Kerry McFayden, la madre di Daniel, scelse di rendere pubblica la loro storia aprendo una pagina su Facebook, con lo scopo di aiutare altre famiglie a uscire dall’impasse e dal pericolo che, crescendo, i loro figli affetti da questo disordine possano diventare vittime di bullismo. Un tema importante e da affrontare con cognizione di causa, perché la superficialità può solo portare altri problemi, come quello che sto per descrivere.

Lo scorso anno, alcuni quotidiani inglesi hanno intercettato un report sviluppato da una lobby internazionale che promuove lo sviluppo di un’umanità composta di esseri umani senza alcuna distinzione sessuale. Il titolo è: “Only Adult? Good practice in legal gender recognition for youth” e che tradotto significa “Solo gli adulti? Le buone pratiche per il riconoscimento del genere per I più giovani”, ed è stato realizzato in collaborazione con IGLYO, un’organizzazione internazionale che riunisce lesbiche, gay e transessuali, la Fondazione Thomson Reuters, tra le più rinomate al mondo nel settore dell’informazione, e la Dentons, una potente struttura legale che opera a livello mondiale.

All’interno del documento, si sostiene la necessità di far perdere all’umanità intera ogni cognizione del genere sessuale, al fine di creare una società composta di “un nuovo uomo”. Mettendo da parte questo report, che può essere interpretato in maniera prismatica, è bene soffermarsi su un punto: ritrovarsi imprigionati in un corpo che non si riconosce come il proprio, è una condizione che può arrecare danni psicologici non di poco conto. In ogni caso non dimentichiamo che anche i transgender, alla fine, desiderano solo una cosa: poter vivere determinando nettamente la propria identità. Meglio lasciare che siano la natura e l’istinto a governarci, e non certi gruppi di potere.


Il credo di ognuno di noi

di Michele Miccoli

Il nucleo essenziale del mio insegnamento è: nessun credo, nessun dogma, nessuna fede, nessuna religione, niente che sia preso in prestito. Puoi fare affidamento solo su ciò che hai sperimentato di persona; devi dubitare di tutto il resto. Proprio come le altre religioni trovano il loro fondamento nella fede, il mio è nel dubbio.

<<== Prof. Avv. Michele Miccoli

Il mio principio fondamentale è lo stesso su cui si basa la scienza: dubita, finché non trovi qualcosa nella tua esperienza di cui è impossibile dubitare. La scienza si muove verso l’esterno, io mi muovo verso l’interiorità. Questo movimento verso l’interno è ciò che chiamo meditazione. Per poterti muovere all’interno devi compiere tre semplici passi, e il quarto accade da solo. – Il primo passo è osservare tutte le tue attività; quello è il tuo corpo e quelle sono le sue azioni: camminare, tagliare legna, attingere acqua dalla fonte. Rimani un testimone. Non agire da robot.

In secondo luogo, quando diventi capace di osservare il tuo corpo, di essere un testimone delle sue azioni, puoi fare il secondo passo: osservare le attività della tua mente: pensieri, sogni, fantasie. Rimani un testimone, come se ti trovassi sul ciglio di una strada e, su questa strada, stesse passando una processione di pensieri. Tu non ne sei parte. Sei solo uno specchio che riflette, senza giudicare, perché uno specchio non ha giudizi. Col 100% di capacità di osservazione, ci sarà il nulla totale; questo è lo stato di non-mente, questa è la porta verso il terzo e ultimo passo.

Adesso osserva le emozioni più sottili, gli stati d’animo. I pensieri non sono così sottili. Gli stati d’animo, un’ombra di tristezza, una certa gioia.

Il primo passo riguarda il corpo, il secondo la mente, il terzo il cuore. E quando puoi osservare anche il terzo, il quarto accade da solo. All’improvviso un salto quantico, e ti ritrovi proprio al centro del tuo essere, dove non c’è nulla di cui essere consapevoli. La consapevolezza è consapevole di se stessa, la coscienza è cosciente di se stessa. Questo è il momento dell’estasi suprema, del samadhi, dell’illuminazione, o comunque vuoi chiamarlo; in ogni caso questo è il momento supremo, al di sopra del quale non c’è nulla. Non c’è modo di andare oltre, perché dovunque tu vada al di là di esso, sarai comunque un testimone. Se inizi a osservare l’osservatore, non sei andato più in alto; sei sempre un testimone. Quindi l’osservazione è la fine del viaggio, sei arrivato a casa.

Il mio insegnamento è tutto qui. È assolutamente scientifico.

Non ha bisogno di fede, ciò che serve è sperimentare. Non chiedo a nessuno di aver fede in me. Chiedo solo di provare e sperimentare. So che accadrà anche a te perché è accaduto a me, e io sono un essere umano normale proprio come te. Non sostengo di essere un profeta o un salvatore o un’incarnazione di Dio. Non vanto alcuna capacità speciale. Sono proprio uguale a te. L’unica differenza è che tu stai ancora dormendo, e io sono sveglio. È solo una questione di tempo, prima o poi anche tu ti sveglierai. Quindi non c’è alcun bisogno di fare di me un oggetto di venerazione, non c’è bisogno di adorarmi. Se mi ami veramente, questo è sufficiente perché tu possa partecipare all’esperimento. Ti darò una garanzia: accade veramente. Ti posso dare un incoraggiamento, ma non sarò il tuo salvatore. Non mi prenderò la responsabilità, ma farò del mio meglio per scuoterti e far sì che ti svegli”.


Riflessioni sull’impossibilità di superare la linea del gregge

di Emilia Urso Anfuso

Una volta sì, era un’altro vivere… C’erano ancora molti limiti da valicare. Tante barriere da abbattere. Sensi unici da percorrere controcorrente. Idee radicate da sradicare. E se avevi la voglia, e le palle, potevi sentirti “unico”…

dott.ssa Emilia Urso Anfuso ==>>

Non “Solo”. “Unico”, cioè diverso. Sovversivo. Avant-garde. Controcorrente… Più semplicemente: CONTRO. Bastava poco per uscire dal mucchio. Per elevarsi. Per distaccarsi dalla massa. E provare quel piacere fisico. E mentale. Di essere “qualcuno”.

A volte, bastava solo farsi una canna. E poi guardare il mondo dall’alto del proprio coraggio di andare contro le regole. Si poteva scegliere di vivere in una Comune a non fare niente, eppure riuscire a sentirsi costruttivi. Chi sceglieva di vivere libero dal Sistema precostituito, aveva una certa dose di coraggio, un’enorme senso narcisistico e riceveva in cambio, l’assoluta certezza di entrare nel “mito”, di chi ha vissuto dall’interno, l’era post sistemica e pre caotica.

Schifato dai conservatori. Adorato dai simpatizzanti. Accettato dai propri simili. In pratica, ogni componente della nuova generazione dei liberal-pensanti, otteneva tutto ciò che ogni essere umano, nel proprio intimo, sogna tutt’ora di vivere almeno per un giorno. Chi all’epoca, si è lasciato inebriare dal fascino del diritto alla liberazione rivoluzionaria dell’individuo, si trova oggi a dover fare i conti con una realtà così mostruosa da apparire perversa. Guardiamoci: abbiamo tutto.

Mille possibilità in tutti i campi. L’ultima trovata tecnologica sfugge al nostro interesse ormai saturo di innovazioni. Ogni moda è già stata concepita. Non c’è droga che possa farci sballare tanto da crearne scalpore. Nessuna follia potrà mai più innalzarci al rispetto dell’attenzione sociale… Possiamo essere ciò che vogliamo: nessuno si opporrà. Possiamo fare ciò che vogliamo: nessuno si stupirà. Ogni idea è già stata pensata. Ogni regola infranta. Ogni follia vissuta.

Si può solo aggiungere qualche piccola modifica al “già fatto”. Al “già pensato”. Siamo più liberi adesso? Si è liberi quando ci si può opporre ad una regola comune. Ad un dogma precostituito. Ma da cosa vogliamo sentirci liberi oggi, se tutto ci è consentito? Abbiamo perso la possibilità di uscire dalla massa. Ci è stata tolta la possibilità di credere di avere una possibilità…diversa.

Il “Sistema”, il caro vecchio Sistema, è stato più veloce e scaltro del lontano, ormai remoto, movimento di liberazione umana. Il Sistema appunto, è riuscito a non farci fuggire. A non farci alzare la testa al di sopra della massa comune. Ci ha permesso tutto. Tanto da non darci alcuna regola da infrangere. Divieti da desiderare vivere… Che sò, qualche libertà da vivere di nascosto, per il gusto magari di essere scoperti. No, il Sistema non si è fatto modificare. Ci ha dato l’illusione di poter scavalcare “Il muro”. E intanto, come un padre accondiscendente, studiava il modo per riportare il gregge all’ovile…


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