CARO FELTRI,

Hanno sollevato un vespaio di polemiche le ultime dichiarazioni del direttore del quotidiano “Libero”, Vittorio Feltri, che nel corso di una trasmissione televisiva ha affermato, tra l’altro, che “molti meridionali sono inferiori”. Dal mondo dell’informazione alla politica, dai sindacati alla cultura, si sono moltiplicate le prese di distanza e le dure critiche all’ennesima sortita del giornalista bergamasco. Indignazione diffusa anche sui social network: vi proponiamo qui la lettera aperta a Feltri pubblicata su Facebook dal nostro associato Giampaolo Latella.

di Giampaolo Latella

Caro Feltrinon sono arrabbiato con te. Mi susciti semmai tristezza, e un po’ di pena per come ti sei ridotto. Sclerotico vero o presunto, ti sei autoattribuito la patente di “censore” e la libertà di offendere a piacimento noi meridionali. Sei convinto di essere politicamente scorretto.

E invece guardati: sei solo rinchiuso nella gabbia che ti sei costruito da solo, una miserrima macchietta che ha fatto della lotta “ai terroni” la ragione esclusiva degli anni che le rimangono. Non ti auguro alcun male; solo vorrei che non ti invitassero in televisione. Tranquillo, non offendi noi: in realtà offendi te stesso, la tua intelligenza o ciò che ne resta, la tua dignità di uomo e la tua integrità di giornalista.

Ma sgombriamo il campo da equivoci: tu non parli da giornalista, non racconti fatti, non eserciti il diritto di cronaca. Ti arroghi la facoltà di infangare chiunque viva al di sotto del Po e di definirci “inferiori”, riuscendo a rievocare gli orrori razziali del Secolo breve, mai sopiti.

Ma tu che ne sai di chi siamo, di cosa facciamo, di come viviamo? Che ne sai della nostra storia millenaria, orgogliosa, certo anche sfortunata e scellerata, ma indiscutibilmente alta e nobile? Che ne sai della Magna Graecia, della cultura che vi è nata, dell’arte, del teatro, dei Bronzi e di Pitagora? Di Pompei e di Paestum, della Valle dei Templi e di Taormina? E che ne sai dei letterati, degli scienziati, degli intellettuali, degli eroi risorgimentali figli del Sud?

I veri parassiti sono quelli come te: quelli che accusavano noi di sperperare i soldi della Cassa per il Mezzogiorno (il che, sia chiaro, è anche vero) ma che sono ingrassati alle spalle di intere generazioni di “terroni” che hanno reso ricco e benestante il “tuo” Nord.

Ecco, ci sono cascato anche io: in uno dei momenti più difficili e duri della nostra storia patria, non vuoi fare altro che seminare odio tra noi fratelli italiani: del Sud e del Nord, ma pur sempre tutti figli della stessa Nazione.

Italia : una è indivisibile

Persone semplici che si emozionano nel guardare il Tricolore e nell’ascoltare le note dell’inno nazionale: pardon, del Canto degli Italiani, ché così si intitola la melodia di Mameli. La migliore risposta al tuo grugno e al tuo ghigno è qualcosa che non vedi: il sorriso – nascosto dalla mascherina – dei medici e degli infermieri “terroni” che, anche a Bergamo, così ferita dalla tragedia del coronavirus, lavorano per combattere la più dura delle battaglie del nostro tempo.

Informati su quanti calabresi, siciliani, lucani, pugliesi o campani lavorano all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Non la “tua” Bergamo, ma la “nostra” Bergamo, dove risiedono e lavorano migliaia di calabresi onesti e perbene.

Non ti auguro la morte, come dici tu: mi auguro che a salvarti la vita sia un calabrese. Così, forse capirai.


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