Bullismo femminile: ragazze che aggrediscono ragazze

MALLAMACI 5 (1)Quando pensiamo al bullismo, ci immaginiamo sia qualcosa che riguarda la violenza fisica e i maschi.Esiste però anche un bullismo femminile in cui ragazze aggrediscono ragazze senza ricorrere ai pugni, ma ad esempio prendendole sistematicamente in giro e isolandole dagli altri. È un modo spesso molto sottile e invisibile a chi guarda dall’esterno, ma devastante per la vittima: le bulle non usano i pugni ma mezzi molto più sottili.Pare, infatti, che le ragazze ci mettano una certa punta di “stile” nei loro affari: anche nelle persecuzioni.Tanti cari saluti alle spintonate, alle percosse, ai due o tre ceffoni, ai pugni, sono qualcosa di troppo rude, è out.  Il popolo femminile pratica un bullismo tutto particolare, forse molto più tagliente, incisivo nella vita della vittima. E’ vero, anche nei ragazzi vengono usate frasi intimidatorie, minacce, prese in giro di varia natura, quindi non utilizzano solo la filosofia “dello schiaffo e del pugno”, ma sembra che le ragazzine tendano a preferire il versante invisibile delle varie sevizie, che fa leva sulla parte più strettamente psicologica della vittima.Per questo motivo, appunto, è detto bullismo psicologico. Esso riesce ad arrivare là dove la mera violenza non arriva, a raggiungere degli obiettivi che per le ragazze sono più importanti, rispetto a quanto lo sarebbero per un “lui”.Questa, in sostanza, la grande variante che differenzia le femmine dai maschi negli atti di bullismo: non si tocca la vittima con un dito (la maggior parte delle volte, perché non sono totalmente da escludere episodi di violenza tra ragazze), non le si torce un capello, ma le si distrugge l’immagine esteriore e interiore. I casi di bullismo femminile si incrementano col passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Tipicamente femminili sono atti come la calunnia con malelingue piuttosto pesanti, le frasi e le “canzonette” in rima che hanno per oggetto la vittima, e, ovviamente, l’esclusione totale dal gruppo della classe,  un certo ostracismo. Le prese in giro, sia sul fisico, che sul carattere e sul modo di vestire della malcapitata, possono essere esercitate sia per puro divertimento, sia per rinforzare l’immagine di sé innanzi al resto del gruppo o della classe, nonché per “togliersi di mezzo” una persona percepita dalla bulla (o dalle bulle) come rivale in qualche campo, ma spesso, questi atteggiamenti riflettono la volontà di evitare l’intrusione e l’inserimento di nuovi elementi in un gruppo già ben definito di amicizie.Funziona sempre la “pozione“ contro la vittima: in qualche modo le aguzzine riescono comunque a penetrare nella sua corazza. Quest’ultima la maggior parte delle volte è precaria e sottile, in quanto i protagonisti di questo teatro di bulli e perseguitati sono solo degli adolescenti, o ancora peggio dei bambini,  col carattere ancora in formazione, in cerca di conferme e sicurezze, in cerca di affermazione di sé, di un posto importante nel gruppo e nella società.

Cyberbullismo tavolo relatoriLa bulla, seguita dal gruppo, riesce a capire quindi il punto debole della vittima, ed è su questo che infierirà maggiormente. Pare che la prevaricatrice riesca, come sostiene la mamma disperata di una perseguitata, “a premere i tasti giusti psicologicamente, è insidiosa, e tutto ciò non è visibile alle insegnanti”. Ed è proprio questa mancanza di visibilità, Cyberbullismo Mallamacidi palesamento, che ha “ingannato” anche Olweus (primo teorizzatore del bullismo); nei primi studi sui casi di bullismo, le ragazze appaiono raramente, in casi di aperta e visibile violenza fisica, infatti il genere femminile è stato da lui visto maggiormente come il soggetto passivo degli atti di bullismo, perpetrati quindi significativamente dai ragazzi.La bulla ricorre alla violenza psicologica e prende di mira ciò che per una ragazza è di importanza cruciale in questa fase della vita: le relazioni con le sue coetanee, vuole appunto fare in modo che la sua vittima rimanga da sola, senza nessuna amica cui rivolgersi per cercare conforto, scambiare consigli, condividere paure ed esperienze, confrontarsi.Il bullismo femminile è soprattutto una aggressione relazionale che si ripete sempre, senza tregua, con l’intenzione consapevole di far soffrire chi ne è vittima ma accade che chi guarda da fuori non è detto che colga immediatamente la differenza tra un gruppo di ragazze guidate da una bulla e un gruppo di ragazze in cui non c’è nessuna bulla.In entrambi i casi infatti quello che le ragazze fanno è chiacchierare, probabilmente condividere sogni, speranze e preoccupazioni.Nel gruppo della bulla però avviene un gioco spietato alle spalle di una coetanea: di lei si dicono malignità, le si attribuiscono soprannomi offensivi, la si prende in giro, si pianifica uno spam di mail che la denigrino o un’altra tattica per escluderla da ogni contatto umano, infatti il pettegolezzo è un’attività particolarmente eccitante, utile a far sì che i legami d’amicizia della vittima si rompano.Quando l’aggressione è faccia a faccia, la bulla, spalleggiata dalle sue gregarie, si diverte a prendere in giro la vittima per come si veste o per come parla, la offende, la minaccia, giorno dopo giorno e soprattutto il corpo della vittima è criticato senza pietà; così facendo, la bulla rende ancora più problematico alla vittima ciò che per ogni adolescente, maschio o femmina, è già difficile, cioè sentirsi bene nel proprio corpo e raramente le bulle usano i pugni poiché si tratta anche di un’aggressione relazionale con lo scopo preciso di creare attorno alla vittima l’isolamento e la perdita di ogni contatto umano.Per distruggere la vita delle loro coetanee, le ragazze usano il pettegolezzo, la critica e l’isolamento sociale, prendendo di mira ciò che per una ragazza è di primaria importanza in questa fase della vita: le relazioni con le sue coetanee.Subire la violenza psicologica racchiusa nel bullismo femminile ha conseguenze atroci.Il corpo è il primo bersaglio delle ragazze: in età adolescenziale il rapporto con la propria identità fisica è già di per sé molto complicato e richiede un gran lavoro psicologico affrontare il percorso dell’accettazione. Dunque il bullismo femminile, al pari di quello maschile, consente alle bulle di:   accrescere il proprio prestigio tra le  essere più popolari e avere maggiore potere sulle altre salvaguardare o migliorare la propria posizione sociale (status). E questi sono tutti fattori che si legano a dinamiche di dominanza all’interno di un gruppo.

Bullismo femminile e tecnologia

 Il bullismo, femminile o maschile, che avviene online è stato chiamato da Bill Belsey cyber-bullismo. Le vittime del cyber-bullismo percepiscono la sensazione di essere sole al mondo, che tutti, non solo la bulla, ce l’hanno con loro e che tutto ciò è meritato: insomma ritengono che se le cose stanno così è colpa loro. A lungo andare, le vittime perdono autostima, soffrono d’ansia e di problemi somatici o sono depresse, sviluppano un’avversione per la scuola e si inventano mille motivi per non andarci ed evitare così la vittimizzazione. Nei casi più gravi di cyber-bullismo femminile le cose vanno in modo ancora più drammatico, infatti se questo meccanismo è estremizzato e protratto nel tempo, può portare anche al suicidio delle giovani vite.D’altra parte la fragilità narcisistica degli adolescenti crea le premesse per esporli al dolore dell’insuccesso, della mortificazione e dell’umiliazione dello scherno dei coetanei tale fragilità li porta a decodificare come “oltraggio” e “insulto” qualunque rifiuto essi percepiscano.Il fenomeno del cyber-bullismo, dunque, genera un gigantesco evento sociale che si coagula in sentimenti di vergogna, umiliazione e mortificazione ed è proprio in questa percezione involutiva che prende corpo la voglia di scomparire per non soffrire e non provare più dolore.Infatti le cause del cyber-bullismo femminile sono di natura sociale, già il bullismo si può considerare un modo per emergere nel gruppo delle proprie pari e controllarlo in assenza di altre strategie per raggiungere questo scopo, con l’aiuto dell’aspetto cibernetico il fenomeno si amplifica a dismisura lasciando spazi esigui alla vittima che, soffocata maggiormente dall’aspetto “nascosto” del fenomeno, raramente riesce a risollevare le proprie sorti. A ciò si aggiunge il fatto che le varie tattiche di distruzione dell’altra persona consentono alle bulle di  mettere alla prova le loro abilità e affermare l’autonomia dal mondo adulto, anche in questo caso in assenza di altri modi mediante cui affermare se stessi e risolvere i conflitti interpersonali. Secondo la maggior parte degli adolescenti, il pericolo più grande che li riguarda proviene dalla tecnologia: ciò che fa loro più paura è infatti il cyber-bullismo, una forma di bullismo che utilizza smartphone e internet per aggredire e umiliare chi ne è vittima. Nei dati della ricerca “I ragazzi e il cyber-bullismo” di Save the Children, il cyber-bullismo, agli adolescenti, fa più paura di quanto non ne facciano le droghe, l’essere molestati da un adulto o il contrarre l’AIDS. Sempre secondo gli adolescenti intervistati, il luogo virtuale in cui il cyber-bullo ama agire è il più delle volte un social network, su cui pubblica foto denigratorie o crea gruppi contro la sua vittima e con il cyber-bullismo la stessa viene aggredita anche rendendo pubblici i suoi messaggi privati e le sue mail, spedendole sms o mail di minaccia o offensive. Le motivazioni di questi attacchi sono da ricercarsi nella dimensione educativa, affettiva e sociale che la cyber-bulla vive, la quale è comunque ed indiscutibilmente una “mente” tecnologica ma si rivela assolutamente impreparata a livello emotivo.La sua vittima sarà scelta per l’aspetto fisico, la timidezza, l’orientamento sessuale o per il fatto che è straniera. Indifferentemente, i ragazzi e le ragazze intervistati dicono sia sufficiente essere in un qualsiasi modo “diversi” per attirare l’attenzione del cyber-bullo ed anche l’essere molto carine o la disabilità possono funzionare da molla apparente per scatenarlo.

Cyberbullismo trioDunque, in linea generale, nella percezione che ne hanno gli adolescenti, le conseguenze che derivano dall’essere vittima di cyber-bullismo sono drammatiche poiché questo fenomeno compromette il rendimento scolastico, spinge a isolarsi dagli altri, porta alla depressione o ad atti di autolesionismo e, sempre secondo loro, chi subisce il cyber-bullismo si rifiuta di andare a scuola o fare sport, non vuole più uscire da casa né vedere gli amici, si chiude in se stesso e non si confida più con nessuno.Nelle mani delle bulle, anche Twitter e Facebook diventano armi micidiali, d’altra parte dal momento che le ragazze prediligono l’aspetto invisibile degli atteggiamenti bullisti, le piattaforme ”social” sono il loro mezzo preferito: consente loro di esprimere la propria aggressività verso la vittima in modo più sottile e nascosto, facendo leva proprio sull’aspetto psicologico che potenzia le sevizie, distruggendo sia l’aspetto esteriore che quello interiore della vittima. In generale, il fatto di comunicare online, senza guardare l’altro negli occhi, scatena un effetto di disinibizione che può spingere a dire cose che, nell’interazione faccia a faccia, non ci saremmo mai sognati di dire. Per la bulla i social media sono delle vere e proprie bombe con cui devastare l’autostima della vittima, ad esempio aprendo su Facebook un gruppo che la denigra. Le cyber-bulle hanno un’età compresa fra i 10 ed i 16 anni, un’immagine di brave studentesse, una competenza informatica superiore alla media ed una spiccata incapacità a valutare la gravità delle azioni compiute on-line, infatti utilizzano internet per realizzare ciò che non riescono ad interpretare nella vita reale e ciò che non hanno il coraggio di fare nel cortile della scuola.Si conoscono tra i banchi di scuola o nella palestra del pomeriggio e tramite il click del mouse, si sostituiscono alle compagne di classe più timide sui social network e, a nome di altre, diffondono immagini ed informazioni riservate tramite MMS sui telefonini, raccontano particolari personali o dichiarano disponibilità sessuali a nome delle compagne: questi i comportamenti devianti più ricorrenti.Non è una questione di scarsa intelligenza, quanto piuttosto di una radicata impreparazione emotiva, seguita spesso da una forma di immaturità generata dalla mancanza di punti di riferimento educativi consolidati.Ormai i ceffoni, gli sputi, le spintonate, i piccoli furti e le derisioni sono cosa antica, sistemi triti e ritriti utilizzati anche dagli aguzzini principianti.Alla base degli atti di cyber-bullismo c’è una novità “tecnica” quindi: la trasmissione elettronica delle minacce.Queste ultime sono perpetrate in svariate forme: sms; e-mail che integrano il contenuto e l’azione degli sms troppo sbrigativi; frasi intimidatorie via chat e via programmi di messaggeria istantanea (oggi usati anche dai più piccoli teen-ager).

san giorgio 8E poi i blog: quella specie di diari virtuali, luoghi pubblici in cui più persone possono interagire, scrivere commenti, collaborare e “postare” nuovi argomenti. La crescita esponenziale dell’uso di internet porta il bullismo “cyber”  ad espandersi in maniera altrettanto massiccia via web. Di fatto il mondo “cyber” offre, proprio alle adolescenti, una modalità per esprimere alcune attitudini espressamente femminili: le ragazze, infatti, prediligono il risvolto “invisibile” degli atteggiamenti bullisti. Da qui diventa semplice, per loro, l’utilizzo costante delle piattaforme “social” come mezzo indiscusso per far proliferare la propria aggressività verso la vittima predestinata, mezzo che consente alle cyber-bulle di sviluppare “silenziosamente” e “nascostamente” la propria persecuzione, facendo leva sull’aspetto psicologico che potenzia le sevizie e con questa modalità le cyber-bulle avanzano indisturbate nel loro percorso di annientamento, distruggendo sia l’aspetto esteriore che quello interiore delle proprie vittime.Una caratteristica del cyber-bullismo è che esso non lascia pace a chi è preso di mira, nemmeno tra le mura domestiche: mentre le bulle della scuola non possono penetrare nella sicurezza di una dimora, la bulla elettronica trova terreno fertile anche in questa zona personale e intima della vittima, la quale ovviamente svilupperà ancora più insicurezza e fragilità, rendendo la cyber-bulla più sicura, poiché, grazie all’anonimato garantito da Internet, si sentirà sempre meno responsabile delle azioni commesse a danno altrui. E’ per questo che il web, con le sue mille maschere e nickname, offre la possibilità di diventare “bulle per un giorno”, o più a lungo, anche a coloro che di persona non avrebbero il coraggio di torcere un capello.Infatti anche loro, le cyber-bulle, possono avere una personalità piuttosto fragile, che resta spesso la base e il motivo del loro comportamento aggressivo: complici sarebbero diversi insuccessi, in campo amoroso, scolastico; oppure un disagio all’interno del nucleo familiare, e addirittura anche rinnovati atti di bullismo subiti da parte di persone più grandi. Come accorgersene? Una ragazza vittima di bullismo probabilmente non ne parlerà con nessuno, poiché si ritiene sicura del fatto che le cose potrebbero soltanto peggiorare, ma se i genitori  osservassero con attenzione alcuni cambiamenti nella vita della propria figlia, potrebbero rendersi conto dell’esistenza del problema ed adottare, per tempo, una serie di strategie affettive ed educative per aiutarla a ricostruirsi una identità autonoma che possa fugare ogni dubbio sulle proprie capacità personali. I sintomi più ricorrenti sono:   non vuole più andare a scuola e studia meno; ha spesso mal di pancia o mal di testa e li usa come scusa per non andare a scuola;  non esce più da casa;   nessuno viene a trovarla a casa;  non è invitata a uscire, alle feste etc.:    si veste in modo diverso da prima; fa fatica ad addormentarsi;  cambia abitudini alimentari:  è depressa o preoccupata. La prima cosa da fare è appunto rompere il muro del silenzio su questo argomento e, considerata la difficoltà nel parlarne, è inutile, se non controproducente, fare delle domande dirette che vadano dritte al punto, meglio fare domande più generali su cosa si fa a scuola, come sono i compagni. Diviene fondamentale che la vittima si senta sostenuta piuttosto che criticata perché debole o incapace di difendersi: c’è già lei a massacrarsi con questi rimproveri.Rimane, purtroppo, la difficoltà nel rintracciare le cyber-bulle da parte delle autorità, che nel frattempo possono solo consigliare, specialmente alle cybernaute più piccoli:  “Non date mai informazioni come il vostro nome e cognome, indirizzo, nome della scuola o numero di telefono a persone conosciute su Internet. Non mandate mai vostre foto senza il permesso dei vostri genitori. Leggete le e-mail con i genitori, controllando con loro ogni allegato. Non fissate incontri con persone conosciute via Internet senza il permesso dei genitori”.E l’ultimo e forse più prezioso consiglio è: “Dite subito ai vostri genitori o ai vostri insegnanti se leggete o vedete qualcosa su Internet che vi fa sentire a disagio o vi spaventa.”

Maria Rita Mallamaci – sociologa e criminologa, vicepresidente nazionale dell’Associazione Sociologi Italiani


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