L’uomo ha bisogno di regole per diversi motivi fondamentali. Le regole forniscono una struttura e un ordine alla società, garantendo che le persone possano vivere in armonia e cooperazione reciproca.
Ecco alcuni punti chiave che spiegano perché l’uomo ha bisogno di regole:
1. Organizzazione sociale: le regole stabiliscono le basi per l’organizzazione sociale. Definiscono i ruoli e le responsabilità dei membri della comunità, creando una struttura che permette alle persone di interagire e cooperare in modo efficace. Senza regole, potrebbe essere difficile mantenere l’ordine e la stabilità sociale.
2. Protezione dei diritti: le regole sono fondamentali per proteggere i diritti e le libertà dei singoli individui. Attraverso le leggi e i regolamenti, le persone sono tutelate da discriminazioni, abusi e violazioni dei propri diritti fondamentali. Le regole stabiliscono un sistema di giustizia che punisce coloro che infrangono le norme e protegge le vittime.
3. Sicurezza e stabilità: le regole contribuiscono a creare un ambiente sicuro e stabile. Regolamenti sul traffico, norme di sicurezza sul lavoro, leggi sulla protezione dell’ambiente e molti altri aspetti della vita quotidiana sono fondamentali per garantire la sicurezza delle persone e la stabilità della società nel suo complesso.
4. Promozione della giustizia: le regole sono il fondamento di un sistema giudiziario equo. Forniscono le linee guida per risolvere controversie e conflitti in modo giusto ed equo. Le regole stabiliscono le procedure legali e le norme di comportamento che tutti devono seguire, garantendo che le decisioni siano prese in base ai principi di giustizia e imparzialità.
5. Coesione sociale: le regole promuovono la coesione sociale e la convivenza pacifica. Consentono alle persone di vivere insieme in una comunità, rispettando gli interessi e i diritti degli altri. Le regole aiutano a prevenire e risolvere i conflitti, creando un ambiente in cui le differenze e i disaccordi possono essere affrontati in modo pacifico e costruttivo.
In conclusione, le regole sono fondamentali per la convivenza umana. Forniscono una struttura che permette alle persone di vivere in modo ordinato, sicuro e giusto. Senza regole, la società potrebbe cadere nel caos e nell’anarchia. Pertanto, l’uomo ha bisogno di regole per garantire un’organizzazione sociale efficace, proteggere i diritti individuali, mantenere la sicurezza e promuovere la coesione sociale.
Prof. Michele Miccoli, avvocato Cassazionista e presidente Associazione Sociologi Italiani
La famiglia è considerata il nucleo fondamentale della società. È all’interno della famiglia che gli individui sperimentano i primi legami affettivi, apprendono i valori e le norme sociali, acquisiscono abilità di comunicazione e sviluppano una base emotiva solida. La famiglia fornisce un ambiente sicuro e protetto in cui gli individui possono crescere, esplorare e sviluppare la propria identità. È anche all’interno della famiglia che si sviluppano le relazioni interpersonali, l’empatia e la capacità di risolvere i conflitti. La famiglia è un luogo in cui gli individui ricevono supporto emotivo, sostegno finanziario e assistenza pratica. Inoltre, la famiglia è responsabile della trasmissione di valori culturali, tradizioni e credenze da una generazione all’altra. In sintesi, la famiglia è il fondamento su cui si costruiscono le relazioni umane e si sviluppa la società nel suo complesso.
Il modello patriarcale di famiglia e le sue caratteristiche.
Un modello patriarcale di famiglia si caratterizza per alcune caratteristiche specifiche:
Autorità del padre: nel modello patriarcale, il padre è la figura centrale e ha l’autorità e il potere decisionale all’interno della famiglia. Le sue opinioni e decisioni sono considerate come le più importanti e definitive.
Divisione di ruoli di genere: nel modello patriarcale, ci sono ruoli di genere rigidamente definiti in cui al padre sono assegnati i ruoli di guida, sostentamento economico e protezione della famiglia, mentre alle donne sono assegnati principalmente i ruoli di cura dei figli, gestione della casa e supporto emotivo.
Gerarchia familiare: nel modello patriarcale, la famiglia è organizzata in una struttura gerarchica in cui il padre è in cima alla scala, seguito dalla madre e poi dai figli. Questo crea una dinamica in cui il padre prende le decisioni finali e gli altri membri della famiglia devono obbedire.
Controllo e dominio: nel modello patriarcale, il padre esercita un controllo e un dominio sugli altri membri della famiglia. Ciò può manifestarsi attraverso l’imposizione delle proprie opinioni, la limitazione dell’autonomia e delle libertà delle donne e l’uso di violenza o coercizione per mantenere il potere.
Mancanza di parità e uguaglianza di genere: nel modello patriarcale, le donne sono spesso considerate come inferiori agli uomini e la loro voce e il loro potere decisionale sono ridotti. Ciò può portare a disuguaglianze nella distribuzione delle risorse, nelle opportunità di istruzione e lavoro e nella partecipazione alla vita pubblica.
È importante sottolineare che il modello patriarcale di famiglia può variare in intensità e in pratica in diverse culture e contesti, ma queste sono alcune delle caratteristiche generalmente associate ad esso.
Prof. Michele Miccoli, Presidente Associazione Sociologi Italiani (ASI)
La qualità delle relazioni ai tempi nostri può essere influenzata da diversi fattori. Da un lato, le tecnologie moderne ci permettono di connetterci con le persone in tutto il mondo in modo più rapido e facile. Possiamo mantenere contatti costanti attraverso le piattaforme di social media, le email e le videochiamate. Tuttavia, questa facilità di comunicazione può anche portare ad una maggiore superficialità nelle relazioni.
Le relazioni virtuali possono mancare del contatto fisico e dell’intimità che si possono sperimentare invece nelle interazioni faccia a faccia. Inoltre, l’uso eccessivo dei dispositivi tecnologici può distogliere l’attenzione dalle persone che ci circondano, creando una sorta di distanza emotiva.
D’altra parte, ci sono anche aspetti positivi. Le tecnologie ci permettono di rimanere in contatto con le persone che altrimenti sarebbero difficili da raggiungere, come amici o familiari lontani. Inoltre, possono aiutare a mantenere relazioni a distanza, fornendo strumenti per comunicare e condividere esperienze.
La qualità delle relazioni dipende, quindi, dalla nostra capacità di bilanciare l’uso delle tecnologie, con l’attenzione e l’impegno verso le persone che ci circondano. È importante dedicare tempo e spazio per le interazioni faccia a faccia, creare momenti di connessione autentica e sviluppare la capacità di ascolto empatico. In questo modo, possiamo coltivare relazioni significative e durature ai tempi nostri.
Prof. Michele Miccoli, Presidente ASI (Associazione Sociologi Italiani)
Questo titolo che sembra in netta controtendenza con il topic del momento, l’intellingenza artificiale, l’ho ripreso da un libro scritto da Luciano Floridi dal titolo “etica dell’intelligenza artificiale, sviluppi, opportunità, sfide”. La sua visione in merito è molto semplice, è un’equazione: “ o è intelligente o è artificiale” se è intelligente allora è umano, perché l’intelligenza è una prerogativa umana ! Ma questo pensiero di Floridi arriva da lontano, fa una certa impressione riportare gli studi fatti nel 1955 sull’intelligenza artificiale da McCarthy, Minsky, Rochester e Shannon nella loro “Proposta per il progetto estivo di ricerca sull’intelligenza artificiale di Dartmouth”, il documento fondante e il successivo evento che hanno gettato le basi dei primi studi sull’IA nel 1955. Una citazione di questo lavoro del 1955 mi ha colpito: “Per il presente scopo il problema dell’intelligenza artificiale è quello di far sì che una macchina agisca con modalità che sarebbero definite intelligenti se un essere umano si comportasse allo stesso modo.” Così come un’altra citazione che riguarda l’intelligenza artificiale mi ha attratto: “L’intelligenza artificiale (IA) è l’intelligenza mostrata dalle macchine, in contrasto con l’intelligenza naturale mostrata dagli esseri umani. (Wikipedia, “Artificial Intelligence”, 17 gennaio 2020)” Ma tornando alla discussione sull’intelligenza artificiale, di questi giorni la notizia che anche la Comunità Europea sta cercando di introdurre “regole” per così dire calmierare l’AI in settori delicati della nostra vita, dapprima si era pensato di chiedere ai fornitori di AI, esempio CHAT GPT, di autoregolamentarsi, successivamente si sta cercando di varare delle norme di controllo. Onestamente vista la velocità di diffusione dell’AI qualsiasi norma che verrà varata sarà gia vetusta. Ma torniamo all’AI, ad oggi la possiamo trattare come uno “strumento” così come nella storia lo sono stati quelli che hanno cambiato la vita accelerando verso il futuro, l’aratro, la scrittura, la macchina da scrivere ed ogni altro strumento che ci ha aiutato nell’evoluzione. Il digitale e l’AI sono strumenti che possono aiutarci nello svolgimento di una vita che sta cambiando velocemente rispetto al passato, questo “turbo tecnologico” è all’inizio e nessuno ancora sa ipotizzare cosa ci aspetti. Oggi l’AI si sta nutrendo di tutte le informazioni che riesce a raccogliere ogni secondo che passa, dico questo perché essendo una macchina, non dorme, non mangia, non ha pause, non ha vacanze, quindi la sua velocità di apprendimento rispetto ad un essere umano è velocissima. Alcuni errori che venivano commessi mesi fa, soprattutto quando attraverso uno script gli si chiedeva di creare una foto, ho un esempio molto carino da riportare ( ringrazio l’amico Mattia Schirru ) è stato chiesto nel prompt: “disegna un salmone nel fiume”.
Ovviamente cercando nel web la parola “salmone” milioni di persone cercano come cucinare o prepare il salmone e quindi l’AI ha riprodotto l’immagine del salmone che ha trovato. Sicuramente mentre state leggendo questo articolo l’AI avrà già imparato a riprodurre il salmone nella maniera corretta, ma questo esempio è significativo del fatto che sia una macchina, seppur allenata, a costruire immagini diversamente dal nostro cervello. La macchina potrà svolgere lo stesso compito dell’uomo, ma in maniera diversa, pensate ad una cosa semplice come lavare i piatti, la lavastoviglie li lava perfettamente, ma in maniera totalmente diversa da ognuno di noi, il risultato è lo stesso ma la modalità è profondamente diversa.
Probabilmente questo mio articolo tra qualche tempo sarà superato, il rischio che l’AI diventi senziente non è così lontana…….
Dott. Maurizio Pesenti, laureato in sociologia, coach professionista, esperto nel settore immobiliare e nella formazione
Il bullismo è un fenomeno diffuso che colpisce molte persone in tutto il mondo, con gravi conseguenze per le vittime. È un problema complesso e insidioso che richiede un impegno collettivo per essere affrontato e risolto. In questo articolo, esploreremo il bullismo, le sue cause e gli effetti devastanti che può avere sugli individui, ma soprattutto, cercheremo di fornire strumenti e suggerimenti per combatterlo.
Definizione e forme di bullismo
Il bullismo può essere definito come un comportamento aggressivo e ripetuto, intenzionale o meno, che coinvolge uno squilibrio di potere tra l’aggressore e la vittima. Esistono diverse forme di bullismo, tra cui il bullismo fisico, verbale, sociale e online. Ognuna di queste forme può causare danni psicologici e emotivi duraturi alle vittime.
Cause del bullismo
Le cause del bullismo sono molteplici e complesse. Spesso, il bullismo è il risultato di un mix di fattori, tra cui problemi familiari, scarsa autostima, mancanza di empatia e influenze negative dell’ambiente sociale. È importante sottolineare che il bullismo non è mai giustificabile, ma comprendere le sue cause può aiutarci a prevenirlo e contrastarlo.
Effetti del bullismo
Le conseguenze del bullismo possono essere devastanti per le vittime. A livello psicologico, possono sviluppare ansia, depressione e bassa autostima. Il loro rendimento scolastico può essere compromesso e i rapporti interpersonali possono essere danneggiati. In alcuni casi estremi, le vittime possono sviluppare pensieri suicidi o tentare il suicidio stesso. È cruciale sensibilizzare l’opinione pubblica su queste conseguenze per combattere il bullismo in modo efficace.
Strategie per combattere il bullismo
Combattere il bullismo richiede un impegno collettivo da parte di genitori, insegnanti, istituzioni e comunità. Ecco alcune strategie che possono essere adottate:
1. Educazione: Promuovere l’educazione sul bullismo nelle scuole e negli ambienti familiari, incoraggiando l’empatia, il rispetto e la tolleranza.
2. Sensibilizzazione: Organizzare campagne di sensibilizzazione per combattere i pregiudizi e promuovere l’inclusione sociale.
3. Intervento tempestivo: Prendere sul serio le segnalazioni di bullismo e intervenire prontamente, fornendo supporto alle vittime e mettendo in atto misure disciplinari appropriate per gli aggressori.
4. Coinvolgimento dei genitori: Coinvolgere attivamente i genitori nella prevenzione e nel contrasto del bullismo, fornendo loro risorse e orientamento per affrontare questo problema.
5. Promuovere un ambiente sicuro: Creare un ambiente scolastico e sociale sicuro, dove le vittime di bullismo possono sentirsi ascoltate e protette.
Il bullismo rappresenta una sfida sociale che richiede un impegno comunitario per essere affrontata con successo. Ognuno di noi può fare la differenza, educando, sensibilizzando e intervenendo contro il bullismo. Solo attraverso l’unità e la determinazione possiamo creare un futuro in cui ogni individuo possa vivere libero dalla paura e dall’oppressione del bullismo.
La responsabilità civile dei magistrati è un argomento di grande importanza nel sistema giudiziario. I magistrati, essendo figure centrali all’interno del sistema legale, sono tenuti a svolgere il loro lavoro con la massima diligenza e imparzialità. Tuttavia, possono sorgere situazioni in cui un magistrato potrebbe essere ritenuto responsabile per danni causati a terzi a causa di negligenza o comportamenti non conformi alle norme professionali.
La responsabilità civile dei magistrati si basa su principi fondamentali che mirano a garantire una corretta amministrazione della giustizia. Uno di questi principi è quello dell’immunità giudiziaria, che protegge i magistrati da azioni legali per decisioni prese nell’esercizio delle loro funzioni giudiziarie. Questo principio è fondamentale per garantire l’indipendenza e l’imparzialità dei magistrati nel prendere decisioni senza timore di rappresaglie o persecuzioni.
Tuttavia, l’immunità giudiziaria non è assoluta e può essere revocata in determinate circostanze. Ad esempio, se un magistrato agisce con dolo o negligenza grave che causa danni a terzi, potrebbe essere sottoposto a responsabilità civile. Inoltre, i magistrati possono essere ritenuti responsabili se violano i diritti costituzionali delle persone o se agiscono in modo discriminatorio.
La responsabilità civile dei magistrati può essere oggetto di controversie e dibattiti. Alcuni sostengono che una maggiore responsabilità civile potrebbe influire negativamente sull’indipendenza dei magistrati, poiché potrebbero diventare più cauti nell’esercizio delle loro funzioni per paura di essere citati in giudizio. Altri, invece, sostengono che una maggiore responsabilità civile sia necessaria per garantire un’adeguata tutela dei diritti dei cittadini.
Per affrontare questa complessa questione, è importante raggiungere un equilibrio tra la necessità di garantire l’indipendenza dei magistrati e la tutela dei diritti dei cittadini. Una soluzione potrebbe essere quella di stabilire standard chiari e trasparenti per la responsabilità civile dei magistrati, in modo da evitare abusi o azioni legali infondate.
In conclusione, la responsabilità civile dei magistrati è un argomento complesso che richiede una riflessione approfondita. È essenziale garantire un sistema giudiziario equo e imparziale, tutelando al contempo i diritti dei cittadini. Una corretta gestione della responsabilità civile dei magistrati può contribuire a raggiungere questo obiettivo.
Il fenomeno del cyberbullismo, definito come l’uso di tecnologie digitali per intimidire, molestare o offendere altre persone, ha assunto un’importanza sempre maggiore nella società contemporanea. Questo tipo di bullismo, che si sviluppa principalmente sui social media e nelle piattaforme di messaggistica, presenta caratteristiche uniche che richiedono un’analisi sociologica approfondita. In questo articolo, esploreremo la psicologia dei bulli online e cercheremo di comprendere i fattori sociali e culturali che influenzano il fenomeno del cyberbullismo.
I motivi del bullismo online.
Il cyberbullismo non può essere spiegato semplicemente come un’azione isolata di un individuo. Al contrario, è spesso il risultato di una combinazione di fattori individuali, sociali e culturali. Gli studi sociologici hanno identificato diversi motivi che portano i bulli a comportarsi in questo modo online. Alcuni bulli cercano di ottenere potere e controllo sugli altri, sfruttando l’anonimato e la distanza fisica che le piattaforme online offrono. Altri possono essere motivati dalla ricerca di attenzione o dalla volontà di appartenere a un gruppo.
La dinamica di gruppo.
Il cyberbullismo spesso coinvolge dinamiche di gruppo, dove i bulli agiscono insieme per intimidire una vittima. Questi gruppi possono fornire un senso di appartenenza e confermare l’identità sociale dei bulli. Inoltre, l’effetto di amplificazione che i social media offrono può portare a una rapida diffusione del bullismo online, con conseguenze devastanti per la vittima.
La costruzione dell’identità online.
La società digitale offre molteplici opportunità per la costruzione dell’identità online. Alcuni individui, spinti da insicurezze o problematiche personali, possono cercare di compensare questi sentimenti attraverso l’aggressività online. La capacità di creare un’identità virtuale e di nascondersi dietro uno pseudonimo può incoraggiare comportamenti aggressivi che non sarebbero espressi altrimenti nella vita reale.
L’impatto sociale e le conseguenze.
Il cyberbullismo ha conseguenze significative per le vittime, che possono subire danni emotivi, psicologici e sociali. Le vittime possono sperimentare ansia, depressione e isolamento sociale, con possibili conseguenze a lungo termine sul loro benessere. Inoltre, il bullismo online può influenzare negativamente l’intera comunità virtuale, creando un ambiente tossico e ostile.
Il fenomeno del cyberbullismo richiede una risposta collettiva e multidisciplinare. Gli sforzi per combattere il cyberbullismo dovrebbero coinvolgere non solo le istituzioni educative, ma anche le famiglie, le piattaforme online e le autorità governative. La comprensione della psicologia dei bulli online e dei fattori sociali che influenzano il fenomeno è essenziale per sviluppare strategie di prevenzione efficaci e promuovere un ambiente digitale sicuro e rispettoso per tutti.
La depressione è una malattia che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, con effetti profondi sulla salute mentale e sul benessere generale. Mentre ogni persona può sperimentare la depressione in modo diverso, è un problema reale e invalidante che richiede attenzione e supporto. In questo articolo, esploreremo alcuni modi per affrontare la depressione e trovare la luce nella tempesta.
1. Riconoscere i segni e chiedere aiuto: La prima e più importante cosa da fare è riconoscere i segni della depressione in se stessi o in qualcun altro. Sintomi come tristezza persistente, perdita di interesse per le attività quotidiane, cambiamenti nel sonno e nell’appetito, stanchezza e sentimenti di inutilità possono essere indicatori di depressione. Se sospetti di soffrire di depressione, non esitare a chiedere aiuto a un professionista della salute mentale o al tuo medico di fiducia.
2. Costruire una rete di supporto: La depressione può far sentire una persona isolata e sola. È fondamentale costruire una rete di supporto solida, composta da amici, familiari e professionisti della salute mentale. Condividere le proprie esperienze con persone fidate può alleviare il peso emotivo e contribuire a trovare una prospettiva più positiva. Un gruppo di supporto o una terapia di gruppo possono anche essere opzioni utili per condividere esperienze simili con persone che capiscono.
3. Adottare uno stile di vita sano: un’alimentazione equilibrata, l’esercizio fisico regolare e il sonno di qualità possono svolgere un ruolo significativo nel gestire la depressione. La ricerca ha dimostrato che l’attività fisica può aumentare i livelli di sostanze chimiche cerebrali come la serotonina e la dopamina, che sono importanti per il benessere emotivo. Inoltre, un’alimentazione sana può fornire al corpo i nutrienti necessari per il corretto funzionamento del cervello. Assicurarsi di dormire a sufficienza, in quanto la mancanza di sonno può influire negativamente sull’umore e sulla salute mentale.
4. Praticare tecniche di gestione dello stress: la depressione è spesso accompagnata da elevati livelli di stress. Imparare a gestire lo stress può aiutare a ridurre i sintomi depressivi. Tecniche come la meditazione, la respirazione profonda, lo yoga e la terapia cognitivo-comportamentale possono fornire strumenti efficaci per affrontare lo stress e sviluppare una mentalità più positiva.
5. Evitare l’isolamento e cercare piaceri semplici: quando si è depressi, può essere difficile partecipare alle attività quotidiane e socializzare. Tuttavia, è importante cercare il supporto degli altri e cercare piaceri semplici nella vita. Anche se può sembrare difficile, cercare di fare piccoli passi per coinvolgersi in attività che si amano o provare nuove esperienze può aiutare a migliorare l’umore e ristabilire un senso di gioia nella vita.
La depressione può sembrare una tempesta che sembra non finire mai, ma c’è speranza e supporto disponibile per affrontarla. Riconoscendo i segni della depressione, chiedendo aiuto e costruendo una rete di supporto, adottando uno stile di vita sano, praticando tecniche di gestione dello stress e cercando piaceri semplici, è possibile trovare la luce nella tempesta della depressione. Ricorda che non sei solo e che c’è aiuto disponibile per te.
L’invidia è un’emozione umana complessa e spesso negativa. Mentre è normale provare una certa invidia di tanto in tanto, quando questa emozione diventa ossessiva e tossica, può portare a conseguenze devastanti. In effetti, l’invidia può diventare così potente da distruggere relazioni, minare la fiducia e persino portare alla rovina personale. Ma perché l’invidia può essere così dannosa?
Innanzitutto, l’invidia nasce dal confronto con gli altri. Quando ci confrontiamo con gli altri e ci accorgiamo che hanno qualcosa che desideriamo o che sembrano avere una vita migliore, può scatenarsi un senso di frustrazione e insoddisfazione. Questo può portarci a provare rabbia, gelosia e risentimento nei confronti di coloro che sembrano essere più fortunati di noi. Quando l’invidia non viene gestita in modo sano, può trasformarsi in un sentimento distruttivo. Le persone invidiose possono diventare ossessionate dal successo altrui e cercare in tutti i modi di screditare o sabotare coloro che hanno ottenuto ciò che desiderano. Questo può portare a comportamenti manipolativi, diffamatori o addirittura violenti.
Ma come possiamo affrontare l’invidia in modo sano e evitare che diventi un’emozione distruttiva?
Ecco alcuni suggerimenti:
1. Rifletti sulle tue emozioni: prenditi il tempo per esaminare e comprendere le tue emozioni di invidia. Cosa ti sta veramente facendo sentire invidioso? Identificare le radici profonde di questa emozione può aiutarti a affrontarla in modo più costruttivo.
2. Concentrati su te stesso: invece di concentrarti sulle conquiste altrui, focalizza la tua attenzione su te stesso e sulle tue aspirazioni. Chiediti cosa puoi fare per raggiungere i tuoi obiettivi e lavora su di essi. Concentrarsi sul proprio percorso personale può aiutare a ridurre i sentimenti di invidia verso gli altri.
3. Pratica la gratitudine: anziché concentrarti su ciò che non hai, prendi nota di ciò che hai già. Coltiva un atteggiamento di gratitudine per le tue benedizioni e ricorda che c’è sempre qualcosa da apprezzare nella propria vita. Questo ti aiuterà a ridurre l’invidia e ad aumentare la gratitudine.
4. Costruisci relazioni positive: invece di nutrire sentimenti negativi verso gli altri, cerca di costruire relazioni positive. Sostituisci la gelosia con l’ispirazione e cerca di trarre insegnamenti dalle esperienze degli altri. Trovare modelli positivi può aiutarti a crescere e migliorare te stesso.
5. Sviluppa l’autostima: spesso, l’invidia può derivare da una bassa autostima. Lavora su te stesso, incrementa la tua autostima e impara a riconoscere il tuo valore personale. Quando ti senti sicuro di te stesso, l’invidia avrà meno presa su di te. L’invidia può essere un’emozione distruttiva se non viene gestita adeguatamente. Tuttavia, imparando a riconoscerla, affrontarla e trasformarla in modo positivo, possiamo evitare che questa emozione diventi letale. Concentrarsi sul proprio percorso, coltivare la gratitudine e costruire relazioni positive sono solo alcuni degli strumenti che possiamo utilizzare per sconfiggere l’invidia e vivere una vita più sana e appagante.
Ogni giorno si apprende dai giornali una notizia che riguarda un episodio di violenza, nella maggior parte dei casi la violenza è rivolta verso le donne. Molto spesso questa violenza sfocia in tragedia. Dal mese di gennaio ad oggi sono state uccise 109 donne: ogni tre giorni viene uccisa una donna. Questo dato deve fare riflettere attentamente: cosa ha portato la società ad arrivare fino a questo punto? E come si può intervenire per combattere le diverse forme di violenza?
Dal punto di vista sociologico, la violenza è un comportamento aggressivo e volontario rivolto contro determinate persone con l’intenzione di ferire o uccidere, arrecare un danno oppure sottomettere al proprio dominio la volontà di un altro individuo. Violenza è dunque ogni forma di abuso di potere e controllo che si può manifestare come sopruso fisico, sessuale, economico, psicologico o violenza di tipo religioso. Non esiste un solo tipo di violenza. I vari tipi di violenza possono presentarsi isolatamente, oppure, come accade nella maggior parte dei casi, sono combinati insieme. La violenza più diffusa è sicuramente quella all’interno delle relazioni affettive in ogni società e cultura, ed ha le proprie radici nella millenaria disparità di diritti e sottomissione delle donne nella società patriarcale. Si assiste sempre più anche ad un incremento della violenza fra i giovani, che si scagliano contro i loro coetanei o addirittura contro un semplice passante per strada o un soggetto indifeso. Per non parlare della violenza sui luoghi di lavoro, litigi che spesso finiscono in tragedia per una competizione lavorativa o per disguidi che si sarebbero potuti risolvere semplicemente con il dialogo. È qui uno dei problemi della nostra società: il dialogo. Non si dialoga più nemmeno col vicino di casa, i ragazzi dialogano sulle chat dei loro telefonini trasportando nel virtuale tutto ciò che invece dovrebbe essere reale. L’incontro, le relazioni nella rete sfociano spesso in atti di discriminazione, bullismo e nei casi più gravi, in violenza verso gli altri.La violenza sotto qualsiasi forma ha sempre e comunque gravi ed importanti conseguenze, sia sulla salute fisica sia su quella psicologica di chi la subisce, conseguenze che si manifestano nel breve periodo ma anche e soprattutto nel lungo periodo, se non si interviene precocemente.
Si possono distinguere diversi tipi di Violenza: 1) Violenza fisica Rappresenta ogni forma di violenza contro il corpo o la proprietà. Si riferisce all’uso di qualsiasi azione destinata a far male e/o spaventare qualcuno. Le aggressioni possono essere evidenti, ma a volte si rivolgono a qualcosa cui la persone tiene, ad esempio oggetti personali, animali, mobili o cose che sono necessarie alla persona. 2) Violenza psicologica Consiste nella mancanza di rispetto verso la persona oggetto di violenza, offendendo e mortificando la sua dignità. Questo tipo di violenza può manifestarsi da sola , ma è sempre presente anche in tutte le altre forme di violenza. E’ quella che generalmente si manifesta per prima e poi favorisce lo svilupparsi delle altre forme. E’ una violenza meno visibile perchè non lascia segni esterni sul corpo, ma lascia dei segni indelebili nell’ aspetto interiore, segni a volte anche più gravi di quelli esteriori: spesso chi subisce questo tipo di violenza finisce con il percepirsi con gli occhi di chi perpetra la violenza. Si parla in questo caso di veri e propri abusi psicologici come intimidazioni, umiliazioni pubbliche o private, continue svalutazioni, ricatti, controllo delle scelte personali e delle relazioni sociali fino ad indurre la persona ad allontanarsi da amici e parenti e ad isolarsi da tutti. 3) Violenza sessuale Indica il coinvolgimento in attività sessuali senza consenso. Qualsiasi atto sessuale, o tentativo di atto sessuale, contro una persona con l’uso della forza. 4) Violenza economica Questo tipo di violenza agisce come forma di controllo sull’autonomia economica di una persona. È spesso perpetrata dall’uomo nei confronti della donna. E’ difficile da rilevare e anche le vittime spesso non ne hanno consapevolezza. Comprende diverse forme di controllo economico che consistono non solo nel sottrarre o impedire l’accesso al denaro o ad altre risorse fondamentali, ma anche nell’ostacolare il lavoro della donna, impedendole di fruire delle opportunità e costringendo la persona a trovarsi inevitabilmente in una situazione di dipendenza che la priva della possibilità di decidere autonomamente. 5) violenza religiosa Questo tipo di violenza si manifesta spesso nelle coppie miste: è una mancanza di rispetto verso la sfera religiosa o spirituale, quando non permette alla persona di esercitare le pratiche del suo credo religioso o vengono imposte le proprie. 6) Stalking Anche lo stalking rientra nei comportamenti violenti e consiste in qualsiasi atto che va a ledere la libertà e la sicurezza. L’autore di questo tipo di violenza diventa un controllore sulla vittima e su tutte le azioni della sua vita quotidiana. E’ un tipo di violenza riconosciuta da pochi anni in Italia a livello normativo. Spesso si verifica quando una donna decide di interrompere la relazione con l’uomo. A volte accade anche al contrario, cioè che è la donna a perseguitare l’uomo dopo una relazione finita. Questo tipo di comportamento spesso precede i femminicidi o tentati femminicidi/omicidi. Si può manifestare con: invio indesiderato e quotidiano di regali di ogni genere, pedinamenti, minacce telefoniche, appostamenti presso l’abitazione, il luogo di lavoro o altri luoghi frequentati abitualmente dalla vittima.
Alle radici della violenza.
È risaputo che i comportamenti aggressivi sono innati nell’essere umano ed ereditati dal mondo animale per garantire alle origini la sua sopravvivenza. Nelle prime forme di società, infatti, la violenza è stata una costante abbastanza diffusa e praticata ma era un tipo di violenza messa in atto per un fine ben preciso: la sopravvivenza dell’uomo. L’Homo abilis la manifesta quando comincia a produrre degli utensili da usare per la vita domestica, per la caccia e per gli scontri a carattere tribale. Con l’apparire dell’Homo sapiens inizia a svilupparsi una cultura che porta alla nascita di forme di pensiero e di comunicazione; in questa fase vengono inventati mezzi di cooperazione attraverso relazioni sociali, basate su regole e divieti che riguardano l’allevamento dei piccoli, la difesa collettiva, l’attività sessuale di coppia, il sorgere della prima famiglia, imponendo anche i primi divieti (“tabù”) come l’incesto e il cannibalismo e la proibizione della violenza all’interno del gruppo. Si accentua la divisione dei compiti: l’uomo si dedica alla caccia e a procurare il cibo e la donna si occupa della cura dei figli. Nell’età moderna con la nascita dello Stato fondato sulla separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, si riconosce un monopolio della forza, che prevede un utilizzo legittimo della violenza in forme e situazioni stabilite dalla legge, al fine di garantire una sorta di controllo della violenza stessa all’interno della società. In tutte le società, strutturate secondo il principio d’autorità, esistono norme morali, leggi giuridiche e regole diverse che limitano l’autonomia assoluta del cittadino, per cui ogni individuo, che vive all’interno di una comunità, deve riconoscere l’esistenza di altri individui, i quali hanno interessi e bisogni che possono coincidere o contrastare con i suoi. Pertanto esiste in questo tipo di stato, un ordine costituito di regole che consentono la convivenza comune e tendono a disciplinare ogni forma di attività umana. A partire dal Novecento c’è la terribile violenza perpetrata durante le due guerre mondiali e con il dramma dell’Olocausto. In questo periodo si è però verificato un fenomeno positivo: la diminuzione delle manifestazioni violente individuali soprattutto per quanto riguarda la violenza mortale (omicidi). Nel nostro secolo invece tutto è cambiato nuovamente: continuano a manifestarsi varie forme di violenza. La rincorsa al successo e all’affermazione dei singoli, l’apparenza, anche a costo di danneggiare altre persone, l’individualità, l’egoismo, l’egocentrismo, portano gli individui ad una serie di frustrazioni, che si scatenano poi in tensioni aggressive. Nella vita sociale e politica delle attuali società si assiste a forme di competizione che favoriscono l’aggressività fino ad arrivare a vere e proprie lotte, producendo gravi fenomeni negativi all’interno dell’istituzione familiare e nei processi di socializzazione delle nuove generazioni. Tutto questo rende difficile una libera formazione della personalità con tutte le conseguenze che ne derivano.
In questo scenario come si può fronteggiare la violenza?
In primis è necessario recuperare quei codici di comportamento che esaltino le regole di una convivenza civile. La prima istituzione su cui è necessario intervenire è sicuramente la famiglia, che rappresenta la principale agenzia educativa, dove però spesso continuano a essere presenti episodi negativi, forme di violenza fisica e psicologica che colpiscono i figli e il coniuge e che spesso si mascherano dietro aspetti di violenza invisibile. In particolare deve essere repressa ogni forma di violenza contro i minori e contro le donne che si verificano ahimè proprio nella famiglia. In secondo luogo c’è la scuola che rimane l’istituzione pubblica più diffusa sul territorio, dove è possibile impartire un’efficace educazione contro la violenza, capace di ostacolare le pulsioni esterne che provengono dalla società, e fronteggiare con gli opportuni interventi i fenomeni di delinquenza minorile e di bullismo, fenomeni sempre più diffusi, messi in atto contro alunni ma a volte anche contro il personale della scuola. Inoltre è fondamentale intervenire anche sul gruppo delle giovani generazioni, il gruppo dei pari, che ha un’enorme importanza nella formazione della personalità giovanile, perché al suo interno i giovani passano molta parte del loro tempo libero; si gioca in questo gruppo buona parte del loro futuro perché esso può essere un forte centro di aggregazione e di socializzazione positiva, ma può anche trasformarsi in luogo di origine dei comportamenti violenti spesso immotivati, messi in atto da individui che, presi singolarmente, non eseguirebbero delle pratiche violente. Il gruppo quindi che, da sano può trasformarsi in malato e pericoloso. È qui che bisogna stare attenti, fare in modo con diversi interventi che questa trasformazione del gruppo non avvenga. Essere più vigili sia da parte dei giovani stessi che fanno parte del gruppo, sia da parte delle loro famiglie e degli educatori che sono quotidianamente a contatto con loro e che devono essere in grado di comprendere i campanelli d’allarme.
C’è tanta strada da fare. Siamo un Paese immaturo da questo punto di vista. Siamo un Paese che ancora non accetta pienamente la cultura del rispetto, della parità, dei diritti delle donne, della diversità. La cronaca recente ci dice che una donna viene uccisa ogni tre giorni da un uomo che spesso è il suo compagno, o ex compagno, l’uomo che diceva di amarla . In Italia le leggi contro la violenza sulle donne ci sono: un nuovo disegno di legge è stato approvato e andrà ad implementare il Codice Rosso del 2019 e tutte le precedenti norme contro la violenza di genere. Si fanno nuove leggi ma nonostante ciò purtroppo lo scenario non cambia. Le leggi da sole non bastano, bisogna applicarle e garantire la certezza della pena, ridurre i tempi della giustizia; inoltre occorre investire sulla formazione e sulla rieducazione della società. Per educare alla non violenza è necessario lavorare fin dall’infanzia sulla creazione di relazioni positive e paritarie. Affrontare con bambini, bambine e adolescenti i temi dell’educazione al rispetto, fornendo la possibilità di sperimentare un ambiente accogliente dove nessuno giudica gli altri. Questo consentirà loro di procedere verso una destrutturazione dei ruoli e delle relazioni basate su stereotipi, per poter creare invece relazioni con se stessi e con l’altro basate su princìpi di libertà e di responsabilità: tutto questo potrà contribuire a costruire una società accogliente, inclusiva e soprattutto non violenta. Ma si deve investire anche nella formazione sui luoghi di lavoro, dove ancora sussistono differenze di genere e di trattamento fra le diverse figure professionali. C’è qualcosa che ancora non va in questa nostra società troppo violenta.