ASSISTENZA AI DEFUNTI ED ASSISTENZA AL LUTTO

Testimonianze dal fronte antivirus

Sabato notte

nucleo COVID.

Siamo all’ultima spiaggia, non credevo si potesse arrivare a tanto

Gli anestesisti da sempre si sentono le lunghe mani di Dio con potere di vita o di morte: mai come ora il loro compito è ingrato. Passano e scrivono: DNR, DNR, DNR ossia da non rianimare.

Non abbiamo più posti in terapia intensiva. Non abbiamo più nemmeno caschi o ventilatori, ne stiamo ventilando 30, il massimo che il sistema può reggere come pressione nel circuito.

Nel pomeriggio i malati arrivano a frotte: fino a 18 ricoveri in 2 ore. I posti in medicina sono passati da 29 a 126 in meno di 2 settimane. Questa notte sono sola su 56 letti i più gravi. Ci sono almeno 11 pazienti DNR.

Mi chiamano per un ricovero, poi un altro ricovero, poi un paziente che non respira. Quando torno dopo l’intervento al paziente che non respira l’infermiera mi dice che devo constatare un decesso.

Va bene, arrivo, mi porta le carte. Le carte???? Un attimo voglio vederlo.

Intanto la bed-manager infermiera un po’ arrogante, che come gli anestesisti è la lunga mano di Dio in terra, annuncia che manderà su subito in reparto i 2 pazienti per il ricovero.

Sono sola.

Vado a vedere il morto: ha 70 anni è molto magro emaciato, e la famiglia? È stata avvisata? Era un NDR, dovevano aspettarselo mi sento rispondere. Ma sarà vero? Chi è può essere pronto alla morte di un congiunto? Mettere un papà o una mamma in un sacco nero, senza cura, senza un saluto, capisco il contagio.

Da quanto non si sentivano? Si sono almeno salutati?

Ma dottoressa abbiamo anche una donna che è morta già da oltre mezz’ora anche lei NDR, l’abbiamo già chiusa. Ci sono le carte della donna prima. No dai aspettate. Non così.Chiedo di vederla. Mi devono ritenere completamente pazza: il virus??? Il contagio???

Insisto.

Ha 73 anni, è obesa, orribile, il volto è marezzato come se avesse le ipostasi sulle guance, sul collo, e sanguina dal naso e dalla bocca forse una coagulazione intravascolare disseminata.

I ricoveri possono aspettare. Chiedo alla bed-manager di darmi almeno 15 minuti. Inizio con la cartella della mamma, cerco i numeri di telefono. Chiamo, con il mio telefono che poi dovrò disinfettare con la candeggina immagino. Ci sono tanti numeri di telefono la mamma ha 5 figlie, è vedova da 10 anni. Le figlie sono sposate, la prima urla disperata, mi insulta, poi si calma. Chiamo la seconda. Sono tutte in case diverse: tutte quarantenate. Chiedo che facciano un gruppo di WhatsApp tra loro e che mi aggiungano così se lo desiderano posso fargliela vedere per l’ultima volta. Mi attaccano la comunicazione

Faccio la cosa giusta? Mi guardano storta sembra che stia perdendo tempo. Me ne frego. Che Dio mi assista.

Mi fanno una video-chiamata dopo 7-8 minuti, tempo per me importante, che uso per preparare la salma: una federa bianca pulita, un lenzuolo pulito, asciugo i rivoli di sangue che però faticano a fermarsi, metto dei cerotti, ma dalla bocca non si riesce.

Adagio il mio telefono sul petto della mamma in modo che possa riprenderla di lato, il lato meno marezzato, senza rivolo. All’inizio urlano e insultano ancora. Cerco di dire che è morta nel sonno. La morte del giusto. Che non ha sofferto e non si è accorta. Che è una donna fortunata ad avere tante figlie che le vogliono bene.

Chiedo se vogliono pregare: diciamo un Eterno Riposo per Lucrezia così si chiama la mamma. Poi un Padre Nostro: si placano. Anche un’infermiera molto timida e stupita si ferma con noi sulla porta e prega.Invito a recitare anche un Ave o Maria affidando alla mamma di Gesù questa mamma. E poi benedico la salma.

La salma di Lucrezia è sola nella stanza, sono tutte stanze a tre letti ma la camera mortuaria allestita molto più in alto o è troppo piena e dobbiamo tenerla qui fino a lunedì mattina, è sabato notte, così metteremo i morti tutti in questa stessa camera.

Arriva un’altra telefonata, la figlia minore si chiama  Gianna è del 95, non è riuscita a connettersi con le sorelle, convive a Novara con il fidanzato, ha ripreso a studiare da 2 anni. Vorrebbe anche lei vedere la mamma e fare anche lei la preghiera.

Posso non accontentarla?

Stesso copione di prima questa volta un’infermiera un po’ coraggiosa si ferma con me nella stanza. Prometto a Gianna di risentirci in seguito, se vorrà. Ho anche io una figlia della sua età, potrei essere io sua madre. Mi racconta di avere perso il padre all’età di 18 anni per un cancro. Cerco di dire cose vagamente intelligenti, che la mamma la veglierà dal cielo, che è fiera di lei. Che sarà una ricercatrice favolosa e troverà un farmaco per sconfiggere la malattia terribile che ha portato via la sua mamma.

Prima di annunciare alla famiglia il secondo morto però devo almeno fare un ricovero altrimenti la bed-manager mi fa rapporto, il pronto soccorso sta scoppiando.

Anzi li vedo entrambi: non mi sembra che siano critici, dai speriamo di non fare errori e di impostare terapia corrette.

Mi occupo del paziente di 68 anni deceduto, Vincenzo.

Vincenzo non era sposato, ha un fratello minore Michele, che ha invece una sua famiglia, Vincenzo viveva con la madre e con il padre anziano. Erano di fatto già stati avvertiti nel pomeriggio delle pessime condizioni ma non si aspettavano che la morte arrivasse così presto.

Propongo il gruppo di WhatsApp: non sono in grado. La madre è provata dalla recente morte del marito, meno di una settimana fa., sempre per COVID. Sono distanti e quarantenati.

Ok propongo una videochiamata per il fratello prima però sistemiamo la salma, cuscino pulito e lenzuolo pulito, le infermiere partecipano.

Il fratello Michele in videochiamata chiede di fare una preghiera per Antonio e poi mi prega di ripetere tutto alla madre per telefono: va bene. Inquadriamo anche il crocifisso che è presente nelle camere: benedico la salma di Vincenzo. Portiamo poi Vincenzo con Lucrezia nella stessa camera.

La mattina dopo mi faccio mandare dal Cappellano preghiera del papa per i COVID e l’indulgenza plenaria per i defunti, ed i parenti dei defunti. In realtà vale anche per il personale sanitario, meno male penso, se mi contagio stanotte ne avrò bisogno anche io!!

Richiamo le due famiglie e gli mando via WhatsApp la preghiera: entrambe ringraziano. Non è molto mi rendo conto. Anzi probabilmente non ho alcuna preparazione per fare questo ma mi sono resa conto di essere la cosa più vicina ad un’assistenza spirituale o una ministra del culto.

SociologiaOnWeb


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