APPUNTI SU TURISMO,CULTURA E OCCUPAZIONE
Turismo, cultura occupazione è stato il tema trattato nel corso di un convegno organizzato dall’Associazione Nazionale Sociologi e svoltosi a Roma presso l’aula “Wolf” della facoltà di Scienze politiche, Sociologia, Comunicazione dell’Università La Sapienza di Roma. A salutare i convegnisti Pietro Zocconali, giornalista, sociologo e presidente nazionale dell’ANS. Riportiamo alcuni spunti che hanno seguito le relazioni e il dibattito.
Il turismo riguarda chi viaggia per svago, per cultura; dal francese: “tour”, giro, viaggio.
C’è stato un tempo in cui il turismo era il viaggiare per formarsi: qualcuno forse ricorderà i “Grand Tour”, i lunghi viaggi che la crema della gioventù europea conduceva in Francia, in Grecia, in Italia, al fine di erudirsi, di studiare l’arte, la storia, spostandosi in carrozza fra chiese, biblioteche, pinacoteche, e permettendosi un’immersione totale in una bellezza che significava civiltà; viaggi dai quali scaturivano libri capolavoro tipo: “Viaggio in Italia”, di Goethe, o “ Italia (impressioni di viaggio)”, di Heine.
I viaggi, in definitiva, fino a poco tempo fa eranoesclusivo appannaggiodei ricchi e dei nobili, o al massimo di avventurieri che, magari, finivano male o in ogni caso difficilmente riuscivano a tornare nel paese d’origine.
Riguardo i viaggi
Io lo racconto da anni, e si percepisce anche dal mio ultimo libro “Nel presente, tra presente e presente”, che ho viaggiato in tutto il mondo: conosco oramai quasi tutte le nazioni europee, l’America del Nord e la Latina, l’Africa e l’ Estremo Oriente. Gli unici continenti che non ho ancora visitati sono l’Oceania e l’Antartide. Certo che il Mondo d’oggi sembra molto più piccolo: non dimentichiamo che fino a non molte decine di anni fa una gran parte delle persone, nell’arco della loro vita, non si allontana mai dal loro luogo di residenza. Forse il servizio militare era l’unica occasione per i maschi di conoscere altre realtà. “Ho fatto il militare a Cuneo”, diceva il grande Totò in un famoso film, come per dimostrare di essere un uomo di mondo.
Da allora quanto è cambiato il modo di viaggiare: scambi culturali internazionali che coinvolgono i nostri ragazzi, aerei low cost e vacanze last minute che, con quattro soldi e in poche ore, ti portano dall’altra parte del pianeta.
Ma attenzione, uno dei pericoli che può correre un turista è sempre quello di ridere e beffarsi delle tradizioni dei popoli visitati; il filosofo francese illuminista, Montesquieu, ad esempio, nelle sue “Lettere persiane”, presenta una pungente satira dei costumi francesi, analizzati dal punto di vista di due giovani colti e ricchi viaggiatori persiani. La chiave di tutto, invece, deve essere il rispetto degli usi e costumi altrui.
In quali inconvenienti può incorrere un viaggiatore: c’è una piccola frase che viene pronunciata spesso da chi è in vacanza: “I’m a tourist”; sembra un “passepartout” per poter fare ciò che si vuole, tanto: “io sono un turista”; ma non è così. Quando si va in giro per il mondo, bisogna essere preparati e avere studiato, almeno per sommi capi, usi e costumi del luogo da visitare e soprattutto certi tabù per noi inconcepibili e che, non rispettandoli, potrebbero farci trovare in situazioni imbarazzanti.
Per chiudere in bellezza il mio discorso di apertura sul convegno che ha per tema il turismo mi piace citare cosa scrisse nel 1766 il letterato inglese Samuel Johnson: “A man who has not been in Italy is always conscious of an inferiority” (Un uomo che non è mai stato in Italia è sempre cosciente di una sua mancanza).
Ci piacerebbe che ancora oggi il pensiero del Dr Johnson abbia la sua validità.Ed ora, buon convegno a tutti.