Al Mezzogiorno servono responsabilità, coraggio e una politica unita

ANTONIO SCALZOChi vive quotidianamente il Sud, chi fa politica in questa terra, chi opera in regioni di frontiera come la Calabria non e’ rimasto assolutamente sorpreso dalle anticipazioni del rapporto Svimez che fotografano una situazione nota a tutti da anni. Il Mezzogiorno e’ fermo al palo e quasi non fa piu’ notizia. Probabilmente avrebbe maggiore appeal giornalistico se il mondo politico, di cui tutti noi facciamo parte, invece di attribuire ad altri le cause di questa situazione, facesse un’utile e costruttiva quanto inedita autocritica.
Il Sud sta finendo per staccarsi dal resto del Paese, per trasformarsi in un’appendice destinata al “sottosviluppo permanente” indicato dallo Svimez. Oggi, com’è naturale che avvenga in politica, le attenzioni vengono rivolte a chi ha la responsabilita’ di guidare l’Italia, a cui sono richiesti provvedimenti speciali per il Mezzogiorno, certamente indispensabili per far fronte a una questione meridionale rimasta drammaticamente irrisolta fin dall’Unità d’Italia. Lo stesso presidente Renzi, dallo scorso anno, avviando un ciclo di visite periodiche nelle regioni meridionali, compresa la Calabria, ha colto la gravità della condizione del Sud. Oggi, rispetto a qualche mese fa, anche lo scenario politico-istituzionale e’ mutato e ci consegna un’Italia meridionale interamente governata dal centrosinistra. Segno questo del convinto sostegno ma anche delle aspettative che i cittadini ripongono nel progetto politico che vede protagonista il Partito Democratico. Al tempo stesso, una tale visione d’assieme attribuisce alla classe dirigente meridionale una responsabilita’ in piu’, quella di ben governare per avviare a soluzione gli atavici problemi che affliggono il Mezzogiorno. In Calabria siamo convinti che la nuova fase politica avviata con il presidente Oliverio possa rispondere alle attese dei cittadini. Ma siamo altresì certi della necessita’ di un lavoro sinergico con il governo Renzi. Solo la piena condivisione di obiettivi e strumenti tra il livello regionale e quello nazionale puo’ infatti aprire la strada alla svolta che i calabresi e i meridionali attendono da troppo tempo. In questo senso, se e’ auspicabile un organo di raccordo politico-istituzionale sul versante della coesione territoriale, e’ addirittura vitale un forte intervento dell’Italia a livello europeo affinche’ i vincoli del patto di stabilita’ vengano allentati. Anche nell’esperienza che stiamo conducendo al Comitato delle Regioni di Bruxelles intendiamo fornire un contributo volto ad attenuare un rigorismo che, se portato al parossismo, si tradurrebbe in una penalizzazione delle regioni dell’ex Obiettivo Convergenza. Affrancare dai limiti stringenti del patto di stabilita’ gli oltre 22 miliardi di euro che l’Europa mette a disposizione del Sud per occupazione e industria significherebbe agevolare in maniera decisa il processo di sviluppo economico e sociale delle nostre Regioni. Per raggiungere questo obiettivo, pero’, occorre che l’Italia si presenti politicamente coesa, nel solco tracciato dal governo. In Calabria abbiamo di fronte a noi la grande partita dei nuovi strumenti della programmazione cofinanziata per infrastrutture, politiche sociali e politiche agricole ma non possiamo fare a meno della spinta dei programmi nazionali che sono vitali per ridurre il gap con il resto del Paese. Se a tutto questo aggiungiamo le opportunita’ dei finanziamenti diretti e’ evidente che da qui a qualche anno un enorme flusso di denaro potra’ muoversi verso la Calabria senza interventi a pioggia ma con misure mirate ed efficaci. Occorre lavorare in questa direzione per intraprendere la strada del cambiamento.

Antonio Scalzo


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