All’allarme povertà, secondo il rapporto Svimez “una persona su tre a rischio al Sud, una su dieci al Nord”

logo ans calabriaSecondo il rapporto Svimez sull’economia nel Mezzogiorno “sette anni di recessione sono stati inevitabilmente segnati, oltre che dalla crisi occupazionale  di giovani e donne, da crescenti fenomeni di esclusione sociale e dal raggiungimento di livelli allarmanti di povertà”. L’anticipazione  sui principali andamenti economici, presentata oggi a Roma, tra gli altri dati, tratta anche quello relativo alla povertà che evidenzia  che alSud Italia una persona su tre è a rischio povertà, mentre al Nord  questo rischio lo corre un cittadino su dieci.

“I nuovi dati sulla povertà assoluta – si legge in una parte del rapporto –  recentemente diffusi dall’ISTAT mostrano per il 2014 una sostanziale stabilità dell’incidenza di povertà nel Centro-Nord e una moderata riduzione nel Mezzogiorno. Tuttavia, il cronico divario tra le due macroaree permane, e si è ulteriormente aggravato durante la crisi: a partire dal 2011, la percentuale di famiglie in povertà assoluta è cresciuta nel Mezzogiorno di 2,2 punti percentuali, il doppio rispetto all’1,1 del Centro-Nord.   A livello nazionale, si tratta di circa 390 mila famiglie in più rispetto al dato del 2011, che corrisponde ad un incremento del 36% (+ 37,8% nel Mezzogiorno e + 34,4% nel Centro-Nord). In termini percentuali, l’incidenza di povertà è cresciuta nel Mezzogiorno dal 6,4% all’8,6%, un livello  doppio di quello del Centro-Nord”.

Il rapporto Svimez evidenzia poi,  che “lo stato di povertà assoluta, basato sull’indagine ISTAT sui consumi, considera il numero di famiglie che hanno una spesa per consumi inferiore al costo di un paniere di beni e servizi essenziali. Un’altro indicatore è il rischio di povertà, basato su una nozione di povertà relativa, che prende cioè come riferimento lo standard di vita prevalente nel Paese. Secondo tale indicatore, gli individui esposti al rischio di povertà sono quelli che vivono in famiglie con un reddito equivalente al di sotto del 60% del reddito familiare mediano nazionale.

Sulla base dei redditi rilevati nel 2013, in Italia è a rischio di povertà il 18,1% delle persone”. E che la differenza fra aree territoriali è notevole: “nel Centro-Nord risulta esposto al rischio di povertà un individuo su dieci, nel Mezzogiorno uno su tre. La regione italiana in cui è più alto il rischio di povertà è la Sicilia (41,8%), seguita dalla Campania (37,7%). Anche in Abruzzo e Sardegna, le due regioni meridionali che presentano i livelli di rischio più bassi, l’incidenza è decisamente superiore rispetto al Centro-Nord”.

L’analisi così prosegue: “Nel caso italiano, emerge in tutta la sua evidenza lo stretto nesso tra dualismo territoriale e disuguaglianze di reddito.  La distribuzione dei redditi familiari è infatti assai diversa nelle due macroaree.  Ordinando le famiglie dalla più povera alla più ricca, e dividendo gli individui in cinque gruppi di uguale numerosità, emerge che in tutte le regioni del Mezzogiorno è meno frequente l’appartenenza alla parte benestante ricca della distribuzione.  Nel Centro-Nord una persona su due (50,4%) è collocata nei due quinti più ricchi, nel Mezzogiorno ciò avviene solo per una persona su cinque (20,5%). Nel Sud, invece, è più frequente una collocazione nella parte più povera della distribuzione delle famiglie: il 61,7% degli individui si  colloca nei due quinti più poveri, con punte del 65,9% in Campania, del 69,8% in Molise, e addirittura del 72% in Sicilia. Per contro, nel Centro-Nord, appartengono ai due quinti di reddito familiare più poveri, appena il 28,5% degli individui”.

“L’aumento dell’occupazione è certamente il modo più opportuno, ma non l’unico, per compensare una disuguaglianza causata principalmente dalla distribuzione dei redditi primari. Nello stesso tempo una maggiore equità può contribuire positivamente alla crescita, e può essere perseguita attraverso una riorganizzazione del welfare. L’Italia, insieme alla Grecia, è l’unico paese dell’Unione europea a non avere uno strumento specifico e universale di contrasto della povertà”.

a.l./


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