ADOZIONI GAY E “FIGLI DELLA CHIMICA”, LA PAROLA AI SOCIOLOGI
Anche quest’anno l’onda pride si abbatterà sulla città di Reggio Calabria. Sabato 1 agosto l’arcobaleno dei diritti gay tornerà a sventolare sotto il solleone. In attesa di rivedere Reggio vestita dei sei colori dell’orgoglio omosessuale abbiamo intervistato il sociologo Antonio Marziale, Presidente dell’Osservatorio dei Diritti dei Minori e Antonio Latella, Presidente dell’ANS (Associazione Nazionale Sociologi) Calabria.
Innanzitutto qual è la vostra posizione nei confronti dell’omosessualità?
ANTONIO MARZIALE: Di assoluto rispetto nei confronti della dignità umana, che prescinde dall’orientamento sessuale, ma mi infastidisce l’ostentazione. Chi è omosessuale viva la propria condizione con discrezione, stesso discorso vale per gli eterosessuali.
ANTONIO LATELLA: Nell’omosessuale e nell’eterosessuale c’è sempre la persona. E l’essere umano, qualunque siano le sue tendenze erotiche, merita rispetto. Schierarsi su uno dei due fronti che da sempre caratterizzano il dibattito sull’omosessualità appartiene al pregiudizio di quanti sono rimasti ingabbiati da vecchi stereotipi che hanno sempre emarginato chi eroticamente tende verso il proprio sesso. La società è cambiata e con essa è cambiata anche la famiglia, le relazioni sociali che in passato – penso al periodo nazifascista – erano impedite a chi veniva considerato “diverso”.
Adozioni alle coppie gay. Secondo Voi per quanto riguarda la paternità e la maternità il genere umano può cominciare daccapo?
A.M.: Deve ricominciare daccapo. Un bambino ha il diritto di sperimentare la maternità e la paternità. Giudico essere una forzatura il desiderio di paternità o maternità omosessuale, l’appagamento egoistico di un desiderio personale a scapito del malcapitato bambino. La natura pone dei limiti, forzarla significa non avere rispetto di nessuno se non di se stessi.
A.L.: Sarebbe davvero semplicistico trincerarsi dietro un sì o un no alle adozioni alle coppie gay. Riconosco il ruolo fondamentale che una famiglia naturale svolge nella formazione dei figli. Alla sua domanda sostengo che non di adozioni bisognerebbe parlare, ma di strumenti legislativi e di risorse che lo Stato dovrebbe mettere a disposizione per l’assistenza psico-pedagogica di un minore , in attuazione degli attuali strumenti normativi o di quelli che saranno disponibili in futuro, adottato da una coppia gay. Guardiamo il problema da un’altra prospettiva che non esclude a priori che una coppia di omosessuali possa mostrarsi, responsabile nell’educazione del minore adottato, trasmettendogli amore , educandolo ad essere un bravo futuro cittadino, aiutandolo ad inserirsi in un cointesto sociale in cui le differenze o le preferenze sessuali contano ben poco. Un figlio nasce dall’unione tra un uomo e una donna e quasi sempre è un meraviglioso regalo dell’amore. Ma siamo poi tanto sicuri che, al di là di quanto affermiamo, un minore adottato da una famiglia “normale” trovi un ambiente ideale alla sua crescita?
Si accusano le coppie gay di voler far prevalere il diritto alla genitorialità sul diritto a essere figlio. Non bisognerebbe anche cercare di capire cosa succede a quelle madri, mammiferi di cuccioli, che, sgravatesi, si tolgono di mezzo?
A.M.:Una madre si libera di un figlio se non ci sta con la testa, altrimenti non esiste in natura figura che protegga la propria prole come una madre, fino ad immolarsi. Ma è cosa ben diversa dall’omosessualità. L’omosessualità desiderosa di figli è una manifestazione di capriccio, nulla più.
A.L.: Il più grande desiderio di una coppia di coniugi è quello di avere figli. Non crede che la più grande aspirazione di una donna sia quella di diventare madre?
Cosa pensate dei cosiddetti “figli della chimica” nati da uteri in affitto o da semi scelti da un catalogo?
A.M.:Semplicemente mi verrebbe da ridere se non fosse drammatico per i bambini. Suvvia, abbiamo ridotto la vita alla stregua di una mazzetta di aglio al mercato.
A.L.: Farsi sostenere dalla scienza fa bene fino a un certo punto: quando cioè non provoca danni fisici e psicologici alla donna e al rapporto di coppia. In questo caso credo che il desiderio si possa realizzare attraverso l’adozione.
Secondo Voi c’è stato un qualche intoppo nell’evoluzione sentimentale e civile dal momento che si è arrivati a pensare che si possa essere un genitore felice sulla pelle di produttrici di placenta?
A.M.: Senta chi affitta è una disgraziata e chi chiede l’affitto un mercenario e mi fermo qui.
A.L.: Siamo di fronte a decisioni personali che riguardano sia chi propone questa soluzione e chi l’accetta e investono la coscienza della mamma naturale e di quella legale. Alla base esiste una scala di valori che, da che mondo è mondo, varia in base a parametri sociali, culturali e religiosi.
L’1 agosto è in programma il secondo Gay Pride di Reggio Calabria. Che opinione avete di queste sfilate dell’orgoglio gay?
A.M.: Ricordo Martin Luther King e le sue marce per i diritti dei negri, quelle sì avevano una dignità. Ma lei può paragonare quella storia a gente con frustini in mano, che lecca artatamente banane, che indossa mutande in lattice che coprono appena le parti intime e lancia ululati come fosse un lupetto affamato? Dignità prima di tutto e queste carnevalate non hanno dignità. Non è il metodo migliore per ottenere i propri sacrosanti diritti civili.
A.L.: Per sensibilizzare sia le istituzioni che l’opinione pubblica, nell’era dei new media, queste manifestazioni sono utilissime alla causa, a patto che non diventino un’immagine folcloristica che distorce il messaggio di rivendicazione di un diritto.
Maria Giovanna Cogliandro – giornalista, direttore settimanale “Riviera”
Pubblicato sul n. 30 del settimanale “Riviera” di domenica 26 luglio 2015 ( per gentile concessione)