TERZO MILLENNIO, IL TRISTE FENOMENO GLOBALE DEGLI “IMBECILLI” DEL WEB

                                                

GIUSEPPE LEMBOFinalmente una voce autorevole quale quella del semiologo Umberto Eco, si è fatta autorevolmente sentire per evidenziare la gravità estrema di un problema di grande e dannosa attualità.

Si tratta degli “imbecilli” del web, una vera e propria affollata categoria umana e sociale che, giorno e notte usa abusandone il web, trasformando così il mondo virtuale in un palcoscenico di una sempre più insipida umanità; costoro, non avendo altro da fare, scorrazzano con l’arrogante certezza che si può utilizzare il diritto di parola in tutte le salse ed in tutte le direzioni; tanto, da trasformare il “sacro” diritto dell’informazione, in un vero e proprio uso-abusato di parole vuote con assordanti falsi protagonisti, ossia gli “imbecilli” del web che fanno male a tutto ed a tutti, compresi tutti quelli che, pretendono di dire al mondo di esserci anche loro, per così uscire dal nulla, con le loro “imbecille” parole, diventando essi stessi, per se stessi e per gli altri, il nulla assordante.

Bene ha fatto Umberto Eco, dall’alto del suo sapere linguistico, a dire finalmente la sua su di un fenomeno che nel nostro Paese, partito in silenzio e nell’indifferenza dei più, sta diventando un grave problema di comunicazione; sta diventando il problema di quell’era sociale dove tutti, ma proprio tutti, vogliono sentirsi comunque, protagonisti anche se trattasi del solo protagonismo di un assordante apparire, finalizzato unicamente a raccontare al mondo della loro esistenza, anche se nella dimensione crescente di un’esistenza da “imbecilli” della parola, usata ed abusata per comunicare agli altri il solo niente.

Umberto Eco, a giusta ragione si è soffermato, lamentandosi sul fenomeno del comunicare italiano; un fenomeno sempre più negativo, fatto invasivamente soprattutto dagli imbecilli della parola.

Non è certamente nelle sue intenzioni e tantomeno nelle sue prerogative di importante uomo della cultura italiana, togliere il diritto di parola ai tanti imbecilli italiani che scrivono sul web solo per esprimere il loro pensiero da imbecilli; un pensiero con l’uso-abusato di parole vuote di tutto.

Resta di questo fenomeno, gravemente diffuso in Italia a macchia d’olio, la sola garanzia costituzionale del diritto alla parola previsto per tutti, nessuno escluso; quindi, compresi gli imbecilli che, in nome della Costituzione, possono esprimersi liberamente, usando sul web idiotamente, le loro parole senza senso. Cui prodest? A chi giova?

Siamo ad un sempre più grave problema umana e sociale; riguarda l’italiano e la società italiana in cui ciascuno di noi vive.

Un problema che richiede la dovuta attenzione è quello che riguarda lo strumento linguistico, con un uso-abusato della parola da parte degli imbecilli; tanto, per comunicare al mondo, la loro “imbecillità” espressa con le parole del loro dire assolutamente senza senso e sempre più vuote di contenuti e di significato.

Un dire di imbecillità che non giova a nessuno e che affolla con il solo nanismo mediatico dell’apparire invadente, gli scenari del web che potrebbero avere un diverso uso, con un comunicare autentico per l’uomo ed il suo mondo dell’essere, oggi fortemente contaminato da un falso ed inconcludente comunicare, ben espresso dal solo nulla del comunicare dai tanti che Umberto Eco, a giusta ragione, chiama gli “imbecilli” del web.

Eco, tra l’altro, puntualizza che gli imbecilli in quanto tali, parlando a vanvera fanno molti guai; i loro guai crescono di intensità se riferiti al voto, un diritto del cittadino, senza se e senza ma che viene purtroppo e sempre più irresponsabilmente esercitato o non esercitato, senza valutarne opportunamente, l’importanza ed il peso.

Il problema non sono le imbecillità contenute nelle parole di chi da “imbecille” si esprime; il problema, dalle sempre più gravi e crescenti proporzioni, è la Rete che rende anche lo scemo del villaggio, portatore di verità, anche se trattasi di verità sole apparenti; trattasi,  infatti, di false ed idiote verità; di verità non verità che non giovano a nessuno, ma proprio a nessuno,  se non a chi le esprime con un goliardico protagonismo da “imbecille”, usando-abusandone le parole, senza darne a ciascuna, il giusto significato.

La Rete permette allo scemo del villaggio di esprimersi ripetendo parole abusate, monopolizzando la scena e dando per certo tutto quello che viene detto e riportato, senza preoccuparsi minimamente dell’uso-abusato delle cose dette.

Purtroppo alla Rete non interessa la qualità delle notizie; alla rete interessa unicamente la quantità delle notizie; la Rete, per i suoi fini, non sempre saggi, è assolutamente indifferente al falso protagonismo degli imbecilli del web; non è minimamente sfiorata dal dubbio relativamente al problema importante fra quelle che sono le cose dette da persone, spesso disinformate ed a qualsiasi titolo e le persone in sé colte che ben sanno quel che dicono e perché lo dicono.

Il semiologo Eco saggiamente richiama alla nostra attenzione tutte le tante negative subordinate che fanno da cornice al mondo degli imbecilli del web; lo fa, perché non sono cose trascurabili; non sono cose da niente e/o di poco conto.

Sono, purtroppo e sempre più, espressioni forti di grande negatività che fanno parte del futuro umano e comunicativo con schiere sempre più, numerose di nanetti e di imbecilli che inquineranno le coscienze umane in modo crescente; tanto, con un mondo di parole che gli attuali “portatori di sacre verità”, renderanno sempre più solo parole trasmesse dagli “imbecilli” del web, una strada mediatica ad alto rischio, proprio perché gravemente ammalata di crescente imbecillità.

Gli “imbecilli” del web sono un reale grave pericolo, così come con preoccupazione, detto da Umberto Eco, perché in Rete; perché fanno Rete ed in Rete sono permanentemente connessi.

Tutto questo sta diventando l’espressione crescente di una nuova condizione umana; una condizione fatta di sofferta solitudine e di … imbecillità.

Il sacro diritto ad un uso-abusato della parola agli imbecilli, rappresentati sempre più spesso dagli scemi del villaggio, preoccupa il semiologo Umberto Eco e non solo; trattasi di una preoccupazione assolutamente fondata per un uso deviato sin dall’inizio dell’era social che fa della Rete, il suo punto di forza, al fine di cambiare il mondo dell’uomo sempre più solo con se stesso; sempre più dipendente dal web; sempre più attento alle sole “false verità” mediatiche, considerate il nuovo vangelo della vita ormai fatta dal niente e per la quale non servono più i saperi e le conoscenze; ma i “mi piace”, i “condivido” e/o i messaggi di un falso comunicare; non servono le idee; non serve il dialogo; non serve la cultura, il linguaggio e la ricchezza del pensiero umano.

Basta il web! Basta la Rete! Bastano, come dice allarmato Umberto Eco, gli imbecilli che trasmettono senza sosta le loro imbecillità-vangelo al mondo; ad un mondo di silenziosi riceventi pronti ad accoglierle, al fine di allargarle, diffondendole all’infinito, magari usando le sole parole magiche di un “mi piace” e/o di “un condivido”.

E così avanza indisturbato il falso protagonismo nella cerchia di quell’imbecillità umana che si sa da dove parte, ma proprio non si sa dove va a finire e quali gravi danni possa comportare per l’insieme umano fatto di protagonisti veri; di protagonisti di saperi, di conoscenza e di un saggio fare, appellandosi all’insieme delle idee condivise, una risorsa di cui la saggia società dei giusti non può assolutamente fare a meno, se non vuole mettere in discussione, cancellandole, le radici dell’umanità, con alla base saperi, conoscenza e le tante importanti testimonianze di vita.

Molte le inopportune levate di scudo contro Umberto Eco, accusato, tra l’altro, di vestire i soli panni apocalittici; di una negatività umana senza appello, escludendo ogni possibile forma di integrazione e di possibile vicinanza anche con il mondo della imbecillità della Rete.

Se, da parte di Umberto Eco ma non solo, non c’è, così come non ci deve e non ci può assolutamente essere alcuna possibilità di integrazione con un mondo pericolosamente carico di negatività umane, è perché questo mondo è per niente o poco giovevole a cambiare le sorti del mondo, rendendolo opportunamente saggiamente vivibile.

La Rete con i suoi contenuti, protagonisti gli imbecilli, non ha assolutamente questi obiettivi, per cui è un bene tenersene lontani, non lasciandosi minimamente coinvolgere e quindi contaminare dalle vuote ed inutili parole di chi intreccia un insieme di parole vuote, con il solo obiettivo di darsi un protagonismo di facciata che non serve a niente ed a nessuno, se non al solo fanatismo del proprio assordante apparire.

Umberto Eco, ma non solo lui, ben consapevole del pericolo internet con gli imbecilli che fanno Rete, preoccupato delle sempre più gravi conseguenze, lancia opportunamente il suo grido di allarme.

Gli imbecilli, le legioni di imbecilli che prima, incontrandosi al bar parlavano, sorseggiando un bicchiere di vino, senza alcun grado di pericolosità per gli altri, oggi sono negativamente pericolosi.

Internet garantisce lo scemo del villaggio a portatore di verità; tanto, facendo Rete ed affidando le proprie parole sceme ad un assordante confronto tra gli imbecilli del web che rendono sempre più fragili le condizioni umane e dei saperi.

Le conseguenze di tutto questo, nel breve, medio e lungo periodo sono gravi per tutti; danneggiano nel profondo l’insieme uomo che, “re nudo” non sa più filtrare le informazioni, quelle vere, il frutto di saperi e di conoscenza, lasciandosi fortemente contaminare dalle vuote parole dello scemo del villaggio che internet inopportunamente promuove a narratore di verità.

Ma di quale verità si tratta? Per quale narrazione usa-abusando la parola? C’è a questo punto da chiedersi quali saranno le conseguenze di tutto questo sconquasso?

Siamo e sempre più, purtroppo, di fronte ad un vero e proprio disastro umano; un disastro da tempo annunciato ed assolutamente indifferente ai più della Terra.

Il mondo, in tutte le sue parti, ha urgentemente bisogno di un grande bagno di umiltà; tanto, a partire dalla propria umanità di dentro individualmente intesa, in quanto, primo ed insostituibile presupposto dell’umanità d’insieme.

Bisogna che il mondo, a partire da ciascuno di noi, rientri in se stesso e rifletta attentamente sulla vita; sui percorsi umanamente possibili da dare al futuro individuale e di insieme.

Il grido di allarme del semiologo Umberto Eco è quanto mai utile ed opportuno.

Non possiamo permetterci ulteriori danni degenerativi al proprio essere; l’apparire e soprattutto l’invadente apparire degli imbecilli della Rete non giova all’uomo del nostro tempo; non giova soprattutto al futuro che, così facendo, diventa sempre più, futuro negato.

Occorre che ciascuno sappia positivamente riconsiderare se stesso ed altrettanto positivamente, sappia costruirsi la Rete per un protagonismo di condivisione dei valori umani, dell’etica, del bello e dei saperi; tutti insieme sono le risorse umane che possono salvare il mondo da un disastro purtroppo da tempo annunciato, con l’impegno negativo di farsi male individualmente e come insieme umano e sociale.

La Rete è uno strumento di utile e positiva umanità di insieme; fare Rete è importante.

È importante per costruire positivamente ponti umani che uniscano il mondo, purtroppo sempre più diviso; ponti umani che aiutino il dialogo ed il confronto, cancellando quel male oscuro che si chiama solitudine ed indifferenza per l’altro, con un fare disumano che fa tanto male al futuro dell’uomo, per il quale il primo valore è quello dell’umanità condivisa; dell’umanità che ha le sue radici nell’essere e che non trova assolutamente giovamento in quella Rete affollata da “imbecilli” e “scemi del villaggio” che vogliono semplicemente apparire e comunicare al mondo che ne resta indifferente, il “ci sono anch’io”; un anch’io purtroppo, poco o per niente utile al mondo d’insieme, perché è l’espressione del solo apparire, in un mondo dove conta un egoistico avere sempre più indifferente all’essere.

Concludo, ribadendo che è importante riflettere con intelligenza sul pensiero del semiologo Umberto Eco; riflessioni sicuramente dure che hanno in sé le loro verità, un punto di forza per cambiare il proprio comportamento, rendendolo il più saggiamente utile alla società che non può vivere di solo apparire ed ancor meno di solo avere, manifestando, in modo assordante, indifferenza all’essere ed ai valori dell’essere.

Le tecnologie digitali, il web, la Rete, come ci va ricordando Umberto Eco, sono strumenti di modernizzazione e di innovazione, utili all’uomo del nostro tempo; sono funzionali al cambiamento e servono ad emancipare l’uomo, liberandolo dalle povertà e forse anche dai tanti diritti negati.

Tanto, può funzionalmente accadere, sempre che abbiano alla base un uso umanamente corretto; un uso di civiltà, di cultura e di progresso umano che, facendo Rete, accresca oltre allo stare insieme, anche il dialogo ed il confronto per un mondo nuovo; per un nuovo cammino dell’umanità per l’uomo della terra che è, prima di tutto, soprattutto essere e non certamente falsa espressione di quel falso apparire che domina le scene del mondo con attori protagonisti i tanti imbecilli della rete che l’affollano con un mondo del solo apparire che proprio non giova per quei cambiamenti di cui tanto necessita il futuro del mondo in questo inizio del Terzo Millennio, dove l’uomo deve saper essere positivamente utile all’altro, costruendo insieme, come ci ha ricordato il Papa Francesco, “ponti e non muri”, da percorrere camminando insieme verso la civiltà per l’uomo.

Giuseppe Lembo  – giornalista, scrittore, sociologo ANS


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