750 ANNI DALLA NASCITA DI DANTE ALIGHIERI, RIFLESSIONI SUL SIGNIFICATO DELLA SUA COMMEDIA. DA INSEGNAMENTO ALL’UMANITÀ DEL SUO TEMPO A LECTIO MAGISTRALIS PER LE GENERAZIONI SUCCESSIVE

DANIELA BENEDETTA SCARLATA  FOTOLa Divina Commedia   si realizza tutta su esperienze  del poeta e dei suoi personaggi. Oggi per noi i problemi dell’epoca di  Dante  sono lontani ed in molti casi superati, ma l’umanità dantesca può essere termine di paragone e scuola di vita.

In  essa  c’è la visione delle miserie umane in preda a forti sentimenti e forti passioni. I temi del libero arbitrio,  della condizione della donna,  della giustizia , dei limiti della ragione  umana,  della dignità,  sono  argomenti  i cui insegnamenti sono tutt’ora validi.

Quello di Dante è un viaggio per liberarsi della drammaticità del reale, un  messaggio che indica  agli uomini la via della salvezza.  Egli  dimostra,  attraverso la rappresentazione delle pene che attendono gli uomini  dopo la morte,  che il peccato porta all’eterna sofferenza   quindi  li esorta   ad agire  illuminati da un’idea superiore che  escluda ogni  apprezzamento strumentale ed egoistico.

I dannati per i quali  il poeta nutre  più disprezzo, sono gli ignavi,  individui   indegni di pietà ,  proprio perché  non ebbero in vita nessun ideale . L’ignavia è sempre stata ed è tutt’ora  uno degli atteggiamenti più dannosi e disprezzabili sia sul piano morale individuale,  sia su quello della responsabilità sociale.  Essa  indebolisce la struttura  unitaria verso cui è spinto socialmente  l’uomo  e   genera  invece  disimpegno ,  assenteismo,  qualunquismo , avidità,  cura per i propri interessi,  proprio come  ci  appare  oggi la società, ma principalmente la  nostra classe politica  inefficiente e corrotta, come evidenziano le recenti cronache, capace solo di creare  nei cittadini  sfiducia nello Stato e nelle sue strutture.

Nei   versi “ e ‘l modo ancor m’offende” dedicati  a Francesca da Rimini nel V canto dell’Inferno,  Dante  affronta il fenomeno delle violenze di genere: merce di scambio (in alleanze matrimoniali), stupro e  femminicidio.  Egli  ci invita  a  riflettere sull’universalità e sulla contemporaneità  del problema   e  sulla necessità  di una battaglia culturale. Inoltre ci dimostra  quanto  avesse allargato  i confini della sua mente;  infatti    il suo  atteggiamento  verso la  donna  è diverso  dalla moda del  suo tempo ;  egli ne esalta l’intelligenza e la dignità  e  la immagina  già,  non più relegata al solo ruolo di moglie e madre  ma  proiettata nel campo del sapere ,  e se ne  intravede  tutta la sua gratitudine  nei versi “ o donna in cui la mia speranza vige”.

Nel    canto   di Ulisse  “ fatti non foste a viver come bruti/ ma per seguir virtute e conoscenza”,  Dante, esalta l’uomo proteso  verso il progresso:  seguire le virtù  per ampliare ed approfondire  le proprie conoscenze  è un modo  per perfezionare la propria personalità  e migliorare gli altri. Ma  la  società che viviamo  tende purtroppo a soffocare ogni aspirazione  umana.  Non  è ai limiti che ci vengono dall’alto che noi dobbiamo ribellarci, ma a quelle catene che noi stessi ci siamo costruite sotto la dura maschera dell’egoismo, dell’asocialità, dell’ incomunicabilità, dell’orgoglio ingiustificato di qualcosa che non si possiede.

Bisogna   quindi dimenticare le parti, gli interessi, gli odi, le rivalità, non rimuovere le divisioni di un  mondo già così diviso ma mirare  al suo bene ultimo.

Daniela  Benedetta  Scarlato  – sociologa ANS

 

 


Lascia un commento

Anti - Spam *

Cerca

Archivio