PIANETA TERRA E ALIMENTAZIONE, RIFLESSIONI SOCIOLOGICHE

 

EMANUELA FERRIGNOIn questi ultimi anni, l’attenzione che la sociologia mostra nei confronti di tutto ciò che è legato all’alimentazione è andata sempre più aumentando.

Per gran parte degli scienziati sociali, l’alimentazione ha rappresentato a lungo argomento di poco conto. Adesso, invece, studi e ricerche sugli alimenti, sulla relazione fra cibo e identità e la conservazione di quest’ultimo sono sempre più presenti nei mass-media. Si analizzano gli effetti dell’alimentazione come un fenomeno più sfaccettato e complesso, un vero e proprio prodotto sociale nelle conversazioni tenute in ogni ambito sociale. Il tutto per ribadire quanto forte sia il legame tra l’essere umano e tutto quello che di culturale e vitale il cibo rappresenta. Nel corso dei secoli, il cibo è stato per l’uomo molto più che un semplice mezzo di mantenimento ed è indiscusso che esso sia stato spesso argomento di studio e di curiosità sociologica. Ad esempio lo studioso Durkheim con la sua opera ”Le forme elementari della vita religiosa”, pubblicato nel 1894, rivela i principi sacri dell’animale nell’ambito sacrificale con la funzione del pasto votivo. Indubbiamente lui è conscio dell’importanza che il cibo riveste nel rito e definisce la comunione alimentare come uno dei momenti essenziali del sacrificio. Attraverso l’incorporazione dell’animale totem, gli uomini che partecipano al rito entrano in comunione con lo spirito sacro che vi risiede e questo li accomuna. Un altro saggio, scritto da Simmel, “ Sociologia della socievolezza “ e pubblicato nel 1910, sottopone a test i comportamenti da tenere a tavola delle diverse classi sociali. Da quest’analisi, si traduce il piacere individuale in un evento sociale.

In aggiunta, Maurice Halbwachs (1), durante una sua attività documenta la scelta dei cibi in considerazione alla classe operaia.  Egli afferma che, all’inizio del secolo, per i lavoratori i prezzi per le pietanze erano delle vere e proprie incombenze da affrontare. Gli stessi cibi utilizzati tutti i giorni dalle classi popolari e da quelle borghesi, assumevano una disagevole distinzione, che durerà fino agli anni del boom economico. L’incontro tra le scienze sociali e l’alimentazione avviene alla fine dell’Ottocento soprattutto grazie all’opera dell’antropologia culturale. Per la prima volta, si associa al cibo una dimensione culturale, simbolica e sociale, degna di studio empirico. Si osserva che nell’Ottocento, per descrivere il pasto si prende spunto da diverse fonti scritte, dalla quale si evidenzia che esso è legato alla sfera domestica e al lavoro femminile. Quest’ambito di appartenenza relegava il tema a uno status inferiore rispetto, all’economia e alla politica, da sempre considerate di dominio maschile e nella sfera pubblica.

Pertanto, la cucina è certamente pensata tra i luoghi più creativi in cui sono continuamente prodotte, riprodotte e modificate le identità sociali. Nel Novecento, le abitudini alimentari presenti nel territorio trasmettono credenze e valori simbolici, che vengono narrate attraverso fonti orali, fiabe e novelle tradizionali. Invece, gli anni del secondo dopoguerra hanno modificato radicalmente le attività e la vita degli italiani. Sono anni in cui si unificano i gusti alimentari e le abitudini, dando origine a un senso nuovo di appartenenza alla nazione. Ricordiamo lo sviluppo dei dolci tipici come il panettone, che sono fatti assurgere a simbolo nazionale. E’ comunque, dagli anni sessanta in poi che iniziano gli studi su questo settore. La materia evidenzia una loro autonomia disciplinare. S’intraprende un concetto moderno di una sociologia dell’alimentazione, soprattutto nel mondo anglosassone, in cui sono pubblicati i primi manuali su tale disciplina. La sociologia degli alimenti acquista autonomia in un processo di rivalutazione della quotidianità rispetto all’evento e si arricchisce con una prospettiva di sviluppo armonizzato ai contenuti. Dagli anni Settanta, il cibo e le pratiche alimentari conquistano uno spazio coeso, sia nelle nuove antropologie sia nella sociologia della vita quotidiana .Negli anni Ottanta e Novanta, irrompere sulla scena mondiale il fenomeno della globalizzazione. Essa porta il sorgere di una rinnovata curiosità per le abitudini alimentari e gli stili di vita di altri popoli. In questo lungo percorso si possono individuare tre impostazioni nello studio sociale del cibo.

La prima  lo rappresenta come mezzo di  comunicazione e di legame. Se da una parte il cibo è condotto alla maniera di riproduzione della propria identità corporea, dall’altro viene individuato come potenziale fattore di rischio per la salute del proprio corpo. Entrambi i temi sono di estrema attualità e sicuramente frutto delle trasformazioni che la modernità ha apportato alle nostre vite. Un ruolo di primaria importanza nei fattori di rischio sono associati alle tecniche dell’industria alimentare. Essi derivano dai processi di produzione, preparazione, raffinazione, conservazione e trasformazione, come spiega il sociologo francese Claude Fischer(2). A occupare le menti non sono più la paura delle privazioni, né l’ossessione del rifornimento, ma il rischio dall’abbondanza. Così, paradossalmente accanto a chi muore per scarsità di cibo e soffre di deficit proteico, calorico e vitaminico, c’è chi è assillato dal problema opposto, che assimila più del necessario e poi deve sottoporsi a diete snervanti e costose.

Questi meccanismi istintivi, tuttora attivi, stanno producendo una generazione di bambini, adolescente e adulti in sovrappeso, se non obesi. Il cosiddetto “genotipo risparmiatore”(3) si è andato selezionando nel corso dell’evoluzione umana. La cui caratteristica principale consisteva nel salvaguardare la sopravvivenza degli individui e della specie. Invece, nel mondo moderno ciò sta assumendo una connotazione sfavorevole per la comparsa facilitata del sovrappeso. Tuttavia, sorge un interrogativo:

“ Che fare, in un simile scenario? “. Diviene, dunque, necessario far riferimento a categorie non più biologiche ma culturali. Innanzitutto prendere atto che i comportamenti, anche sul piano dell’apporto alimentare, non possono essere guidati dalle sole risposte riguardanti l’istinto (come per esempio fame o sazietà). Anzi, devono basarsi sulla precisa conoscenza delle relazioni tra comportamenti, effetti biologi e salute.  Inoltre, tenendo conto che i nuovi modi, di approcciarsi al cibo possono causare ansia e nevrosi, è necessario eliminare i fattori che possono portare al sovrappeso. Nei casi più gravi, l’obesità può derivare dalla genetica, oppure da motivazione psicologica, quali procurare piacere, sedare uno stato d’animo o colmare i vuoti.

Tra le classificazioni dei fattori scatenanti, si pone  l’accento su:

  • Anoressia nervosa, che si presenta quando una persona digiuna per lunghi periodi di tempo rifiutando di mangiare ed è terrorizzata all’idea di perdere il controllo del cibo e di acquistare peso.
  • Bulimia nervosa, che si presenta quando sono presenti abbuffate incontrollate, ovvero assunzioni di abnormi quantità di cibo in un breve lasso di tempo. Seguite da grossi sensi di colpa e vergogna. I comportamenti compensatori per impedire l’assunzione di peso sono: vomito autoindotto, uso di lassativi o diuretici, eccessivi esercizi fisici e digiuni.
  • Bing-eating, ovvero alimentazione incontrollata. La persona che soffre di questo disturbo non è in grado di controllarsi, assume grandi quantità di cibo in un breve intervallo di tempo.Nessun comportamento compensatorio viene intrapreso. Il peso può aumentare fino ad arrivare oltre la norma. Infatti, il bing-eating è spesso presente fra gli obesi.

Per questi disturbi vi è necessità di un approccio operativo e pratico che possa aiutare il cliente a superare la preoccupazione estrema per il cibo, per il peso e per le forme corporee. Questi tipi di malessere colpiscono in genere ragazze di età comprese tra i dieci e i trenta anni, con un’età media di diciassette anni. Sono in aumento, sia i casi in età più tardiva e con forme croniche in soggetti con un’età superiore ai quaranta anni ,sia in soggetti pediatrici. Altri fattori influiscono negativamente ad aumentare il disagio alimentare e tra questi ricordiamo quello ambientale, determinato anche dall’efficacia della pubblicità dei media. Inoltre, contribuiscono a peggiorare il fenomeno, lo stile sedentario e le scorrette abitudini alimentari .

Nella seconda riflessione occorre presentare il concetto del potere che ha il cibo sulla società. In effetti, il vitto diviene causa di cambiamenti d’epoca ed è stato arma ideologica e causa di conflitti, pur rimanendo al centro di molte speculazioni antropologiche. Il cibo ha la capacità di esercitare potere, su uomini, donne, famiglia o dalla società e questo spiegherebbe le diverse dinamiche sociali legate al cibo. Martin Harris (4) nelle sue ricerche ha rilevato come le autorizzazioni alimentari, i gusti e i disgusti e le preferenze alimentari siano il risultato di adattamenti da parte degli attori sociali per raggiunge un soddisfacente equilibrio economico, ecologico e nutrizionale .

Una terza riflessione si può fare sul cibo legato ai temi della cultura. La complessità del network mondiale ha trasformato la disciplina alimentare da periferica in centrale e di conseguenza sorge un dibattuto tema sulla rinascita della gastronomia: “E’segno dei tempi o una moda fugace? “.“E  importante recuperare le cucine della memoria o mescolare le suggestioni postmoderne con altre cucine delle nostre città? “ Queste opinioni hanno dato origine nel corso degli ultimi decenni a studi nei quali sono segnalate diverse distinzioni tra i modi di cucinare il cibo e le preferenze alimentari.

Come risultato si evidenzia che le variazioni derivano dalle tradizioni e dai condizionamenti sociali. Mary Douglas (5) ha operato, ad esempio, una vera e propria decodificazione di un pasto preparato da massaie inglesi. Le signore combinavano, preparavano e presentavano i piatti in tavola secondo precise logiche culturali. Con accordi di diversi elementi di cibi rendevano il piatto più saporito. Da questo studio, hanno pubblicato un trattato sull’argomento cibo-relazioni sociali, mettendone in evidenza la stretta relazione.Infine, si fa vedere che la preferenza del consumo del cibo racchiude scelte attinenti ai gusti, agli stili di comportamento acquisiti, o maturati dal gruppo umano cui apparteniamo. Nella tradizione dell’etnico, gli appassionati delle cucine cinesi, indiane e pakistane, soprattutto giovani e intellettuali, sono pronti a mescolare spaghetti e salsa con chili di Burrito e con la parmigiana della mamma. L’avvicinamento al pasto veloce e alle grandi catene alimentari, quali appunto il McDonald’s, è avvenuto fondamentalmente tramite la televisione e il cinema che ne ha diffusi la conoscenza e soprattutto il desiderio del cibo. Tale processo, in realtà, contribuisce ad accrescere la dialettica tra globale e locale. McDonald’s ha percepito questa resistenza locale, tanto da creare in Italia panini o prodotti con ingredienti territoriali, mettendo in comunione ogni generazione e strato sociale, diventando così un centro d’incontro per liceali, operai, piccoli industriali e manager.

In conclusione, la composizione di una popolazione multi-etnica nel nostro Paese ha contribuito al fenomeno della globalizzazione. Con la propaganda sulla conoscenza di prodotti alimentari si è arrivato ai consumi dei beni caratteristici delle località originarie. Ne consegue il diffondersi di un comportamento alimentare alternativo a quello tipico della nostra nazione, esortando una domanda sempre più diversa e orientata verso cucine extra-nazionali.

Infine, si pone un accenno sui sostenitori del macrobiotico biologico e dell’agricoltura biodinamica.

Mentre i primi assecondano i cibi geneticamente modificati e predicano il ritorno alla natura, i secondi abbracciano entusiasti la ricerca scientifica biogenetica. Essi sostengono che le piante geneticamente modificate rendono dieci volte, tanto da salvare il mondo dalla fame. L’Italia è uno dei pochi paesi dove le pratiche di consumo alimentari sono sempre state fortemente inserite all’interno del tessuto valoriale e storico delle nostre famiglie.  Il pranzo e la cena da sempre sono stati i punti di contatto e unione del nucleo familiare, tramandando antiche tradizioni e ricette che il passare del tempo non ha mai scalfito. Di fatto, il diffondersi di un nuovo modello familiare formato da coppie senza figli, non sposati o da single, ha favorito il maggior consumo di alimenti fuori di casa e di cibi precotti. La corsa al tempo, porta il diffondersi di snack bar, di pasti veloci e da consumare vicino al posto di lavoro, incidendo fortemente sulla tipica abitudine italiana di pranzare a casa. Alla luce di tutto ciò, possiamo evidenziare che nel terzo Millennio la scelta degli alimenti sarà spinta sia verso la ricerca alla globalizzazione, che nel rispetto delle tradizioni. Tale situazione potrà essere certamente determinata dal rispetto della Terra Madre e dovrà essere opportuno realizzare una vera e propria eccellenza nella pianificazione di uno sviluppo sostenibile del territorio.Infatti, la sostenibilità (6) rappresenta un elemento centrale, un valore trasversale nella risoluzione del tema fin qui affrontato.  I criteri adottati per la sostenibilità sono presenti oggi in un programma di azioni e in un percorso ambientale presentati  all’Expo 2015, esposizioni Universale che l’Italia ospita.  L’avvenimento evidenzia gli aspetti planetari, le potenzialità di comunicazione, gli artisti, musicisti e il coinvolgimento dei Paesi di Organizzazioni Internazionali, che mirano alla salvaguardia del pianeta e all’alimentazione globale. Quest’evento internazionale rende concreto il meglio delle tecniche per garantire cibo sano e sufficiente per tutti i popoli e per compensare i possibili effetti negativi nel rispetto del pianeta. Il tutto  proiettato in previsione di un futuro sostenibile del pianeta e della società. Riassumendo, si può affermare che per Nutrire il Pianeta si ha bisogno della comunicazione, del potere e della cultura .

Emanuela Ferrigno  – Sociologa ANS

[1] Halbwachs Maurice , sociologo francese ,  conosciuto  per scritti del Novecento

2 Claude S.Ficher, sociologo,prof.Università di California, scritti anni Settanta

3 Genotipo risparmiatore ,complesso di caratteri genetici che un individuo può trasmettere ai discenti

4Martin Harris , scrittore a New York , fra gli scritti “ Nell’arte e nella cultura popolare”

5 Duglas Mary ,antropologa sociale e simbolica ,figura importante  della teoria sociale contemporanea ,ha pubblicato ricerche  tra gli anni 60  fino al 2004

6 Progresso tecnologico e industriale  compatibile con la difesa ambientale e con equa distribuzione della ricchezza.

Riferimenti bibliografici:

Durkheim èmile : Le forme elementari della vita religiosa ,Ed Booklet,Milano 2005

AAVV.              : Società religiosa e impegno nella fede ,ed. 2006

Simmel Georg  : Estetica e sociologia , Armando Editori ,2006

AAVV.                :Cibo e alimentazione, Appunti 2005

AAvv .               :Il gusto riflessivo, Bonanni Editore, 2013

Platania Chiara, : Labirinti di gusti, ed .Prime, 2008.

 


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