“La povertà è un peccato sociale”

DAVIDE FRANCESCHIELLO“Quando dò da mangiare a un povero, tutti mi chiamano santo. Ma quando chiedo perché i poveri non hanno cibo, allora tutti mi chiamano comunista…”Dom Helder Pessoa Camara (1909-1999). Questa frase ritorna di attualità oggi che il vescovo delle favelas, così veniva soprannominato Dom Helder Pessoa, vede riseminato il suo campo dal vescovo dei cartoneros fattosi Papa, Jorge Mario Bergoglio. Ambedue latino americani, ambedue vicini a Cristo per mezzo dei poveri. Con Papa Francesco il riscatto della gente povera, sulle orme lasciate da Dom Helder, sembra raggiungibile, sembra possibile ridare loro, ridare a tutti, una condizione sociale umana e dignitosa. Oggi che il lavoro è fonte di schiavitù e non di liberazione sociale, che la violenza nei confronti delle donne e degli indifesi è pane quotidiano, che la crisi non è solo economica, ma soprattutto politica e culturale, che la povertà si affaccia nuovamente e terribilmente alle nostre porte, chiedersi del perché si è tornati a tali ingiustizie sociali e soprattutto perché non si pone rimedio a tutto ciò forse non sarà considerato più socialismo utopico. Rivendicare la democrazia ed indicare al popolo quali sono i loro veri nemici: eliminare la povertà, la mancanza di opportunità e le ingiustizie potrà non essere pericoloso, come accaduto a Don Pino Puglisi, vittima della mafia. Difendere gli emarginati, stare sempre dalla parte degli ultimi, quelli su cui è troppo facile avere la meglio, non sarà più discriminante. Don Andrea Gallo veniva detto il “comunista” perché osava parlare di linguaggio drogato in riferimento al ragazzo definito “inadatto agli studi” sol perché figlio di povera gente, o perché criticava chi faceva diventare un bombardamento di popolazioni inermi una  “azione a difesa della libertà”. Tanti esempi di come vivere tra gli oppressi e per gli ultimi, avere la forza di camminare al loro fianco giorno per giorno non può che essere un dono del Signore. “La povertà è un peccato sociale” dicevano Gustavo Gutierrez, Hèlder Camara e Leonardo Boff, Frei Betto e Oscar Romero, quest’ultimo assassinato dalla giunta militare di destra salvadoregna per la sua vicinanza ai bisogni del popolo. Un’accusa molto pesante che potrebbe schiacciare chiunque e da cui, ovviamente, tutti sfuggono. L’uomo avrebbe tutti i mezzi per sconfiggere la fame e la miseria, l’ingiustizia sociale e la sopraffazione del forte sul debole, ma l’uomo è altrettanto cinico, crudele e senza pietà per potersi privare del gusto di soggiogare l’afflitto. I teologi della liberazione dicevano che per raggiungere la pace sociale, economica, scolastica e sanitaria: “Bisogna lavorare sempre con strumenti che i nostri nemici ideologici non possono usare e che sono la verità, la trasparenza, il senso della giustizia, del diritto, la stima del popolo e dei suoi valori. I nostri nemici ideologici hanno sempre bisogno di occultare la verità, distorcere i fatti, demoralizzare il popolo”. Se tutti parlassero ed agissero con il cuore dei bambini, se tutti operassero attraverso le sofferenze dei malati non ci sarebbe bisogno di occultare la verità. L’uomo sarebbe più solidale: quanto il bimbo che cerca l’altro bimbo per giocare a palla, e motore dell’attività umana in contrapposizione alla mentalità capitalista della speculazione e della logica del profitto, vero male degli ultimi due secoli. Cosa direbbe oggi Paolo VI quando già cinquanta anni fa diceva: “I ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri”. Le parole di accusa non sono state colte ed è sempre più alta la concentrazione del potere economico in poche mani, al cospetto di altri svariati miliardi di persone che patiscono la fame. Stiglitz, Nobel per l’economia ha detto: “il mercato e il potere finanziario creano armi di distruzione di massa” e banche e banchieri sono i discepoli della spietata dottrina del liberismo che affligge la nostra società. Così tempestosi Monti e arcigni Draghi hanno voluto recuperare la credibilità dell’Italia rovistando nei cassonetti dell’immondizia invece di togliere l’acqua dalle piscine. “Se non si fosse stati duri l’Italia ora sarebbe nel baratro”, ma mai nessuno ha detto all’ex primo ministro che non era sbagliato il criterio della durezza, ma il recapito.

Davide Franceschiello   sociologo


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