PER UN NUOVO MODELLO SULL’ALIMENTAZIONE, IL FUTURO DALL’EXPO DI MILANO
L’Italia, nei prossimi cinque mesi, ha il grande onore e onere di ospitare l’importantissimo evento internazionale dell‘Expo 2015 di Milano dal tema ‘Nutrire il pianeta, Energia per la vita’.
Un piacere immenso per noi italiani e ancora di più per i turisti stranieri che sono sempre stati attratti dal rapporto socio-culturale che il cibo ha rappresentato e rappresenta nella cultura italiana.
L’expo, però, non è solo degustazione, ricette tradizionali, vino, pasta o pizza, è anche il luogo in cui il tema scelto ci mette di fronte a riflessioni essenziali sulle contraddizioni che la società del consumo ha generato nel mondo globalizzato, come la malnutrizione, l’obesità, il depauperamento delle risorse, l’accesso alle risorse, lo spreco, l’inquinamento, la biodiversità colturale e culturale ecc. E’ un invito perciò a ragionare su tematiche di capitale importanza per un futuro diverso per il nostro pianeta e del rapporto con esso.
Questo evento, infatti, oltre ad essere una vetrina universale con lo scopo di mettere ogni produttore in connessione con più consumatori possibili è anche lo scambio di pratiche, know-how, relazioni sociali e dibattiti tra gli individui per reinterpretare il rapporto con la produzione del cibo, l’alimentazione e le risorse del pianeta e condividendone un programma dove le parole chiave sono: sostenibilità, solidarietà, sicurezza, sovranità, accessibilità, equità, innovazione.
Innegabilmente la parte commerciale dell’expo è una grande opportunità per le imprese, ma il dibattitto culturale che si sta creando attorno ad esso è la base essenziale per articolare un nuovo modello attraverso il quale la nostra generazione e quelle future siano più consapevoli che il cibo non è solo una soddisfazione di un bisogno fisiologico ma un rapporto sociale e di condivisione di pratiche tollerabili e innovative tra i popoli e il mondo in cui viviamo.
Mettere al centro del dibattito come il modello produttivo della monocoltura e della produzione di massa selvaggia debbano cambiare irrimediabilmente è un passo di civiltà che doveva partire per forza dall’expo di Milano, dal mediterraneo, dall’Italia e dall’Europa . l’Italia, infatti, insieme ad altri paesi del bacino mediterraneo europei e africani, sono riusciti a far inserire la dieta mediterranea come patrimonio immateriale dell’umanità. Un chiaro segno che il nostro modello è, e potrà essere, il faro per una società dei consumi più giusta e rispettosa dei principi fondamentali della natura in contrapposizione al modello che oggi è spinto solo dalle logiche del mercato e che impoverisce ogni giorno la terra e impedisce a milioni di persone l’accesso alle risorse.
Al summit per la Terra 2002 di Rio Vandana Shiva, attivista e ambientalista indiana, scriveva:
“Se siamo seri, quando diciamo di voler mettere fine alla povertà, allora dobbiamo mettere fine ai sistemi che creano la povertà derubando i poveri dei loro beni comuni, dei loro stili di vita e dei loro guadagni. Prima di poter far diventare la povertà storia, dobbiamo considerare correttamente la storia della povertà. Il punto non è quanto le nazioni ricche possono dare, il punto è quanto meno possono prendere.”
Anche all’expo ci sono numerosi movimenti che sostengono il pensiero di Shiva e l’attivismo alimentare e ambientale ma, tra questi non posso fare a meno di citare SLOW FOOD , che nasce in Italia nel 1986. È un’associazione che ha sempre cercato di contrastare il modello dei FAST FOOD, come per esempio McDonald, contribuendo a divulgare una cultura del cibo sano per la difesa della biodiversità e dei diritti dei popoli alla sovranità alimentare, battendosi contro l’omologazione dei sapori, l’agricoltura massiva, le manipolazioni genetiche (i c.d. OGM) e lo smantellamento delle culture rurali e delle loro pratiche secolari di coltivazione che servivano per la loro sussistenza.
Di certo già c’era la consapevolezza che nel modo di produzione che governa le nostre scelte e i nostri consumi non era più sostenibile, ma oggi cambiare modello non può essere più rimandato e dobbiamo auspicare che da Milano possa iniziare, a maggior ragione, questo processo di metamorfosi vitale per il bene, la prosperità, la pace per un futuro più corretto a livello globale.
Nicodemo Bumbaca- Sociologo ANS