Territori resilienti, coscienza e conoscenza del presente
di Domenico Stragapede
La crisi non è solo uno stato psicologico, un disincanto del carattere eccezionale dell’uomo, ma una manifestazione cronica del disagio della struttura sociale, disintegrazione della sfera adattiva dei processi di previsione e programmazione strategica delle policy, in grado di poter combinare le diversi livelli territoriali (sociale, economico, istituzionale, naturale).
La realizzazione di una governance, caratterizzata da uno strumento che permette la definizione efficace del benessere nella forma sostanziale di equità e sostenibilità attraverso la ricerca di nuove dinamiche sociali e istituzionali, è la base per calcolare l’impatto delle risorse a propria disposizione.
Il principio dinamico dell’interpretazione del carattere sostenibile e innovativo risiede nell’ adattamento che privilegia la Rigenerazione sostenibile dei territori, mobilità e coesione territoriale, transizione energetica, qualità della vita, economia circolare sono le cinque macroaree in cui si sviluppano le sue linee programmatiche. La comunità con al centro la persona, promuove stili di vita sani, definizione delle tempistiche di vita, progettazione di condizioni di vita eque, alla definizione di azioni che mettono in moto lo sviluppo del Capitale sociale attraverso formazione continua, principio creativo della società del futuro.
La volontà e la consapevolezza della coscienza dei territori, caratterizzata dal voler avviare un cambio di rotta alle imminenti o future problematiche, si concretizza nella emergente società del rischio o crisi globale dell’ecosistema mondo, in cui la pervasività umana è motivo di sfruttamento intensivo delle risorse presenti.
Il giudizio sociale si esprime attraverso il ripensamento dei luoghi enfatizzando la dimensione dell’habitat comunitario. La difficoltà, lo stallo nel realizzare e portare a termine gli obbiettivi dei vari bilanci/agende è segno della mancanza di interconnessione nella rete inter/intra comunitaria dove non viene esalta la possibilità, necessità di adeguamento sociale delle strutture di esercizio delle policy top down e bottom up.
La forma resiliente di comunità si esprime armonicamente riflettendo il collante che definisce e bilancia la partecipazione, per mezzo dell’attività delle istituzioni/società civile le quali attraverso la combinazione, condivisione e cooperazione creano un circolo virtuoso (middle circle).
Gli elementi che meglio definisco il circolo virtuoso di accrescimento e bilanciamento del carattere resiliente della comunità è da collegarsi al sistema dello sviluppo economico(innovazione sostenibile), di capitale sociale, informazione/comunicazione e alla competenza di comunità, elementi che enfatizzati rafforzano i legami dei sistemi macro, meso e micro ambientali, riferiti alla connessione materiale/immateriale della” struttura della struttura” dei legami deboli e forti in ambito sociale.
In conclusione la realizzazione della comunità resiliente prescrive la messa in atto di un flusso circolare tra sistema politico e forze civiche, una dimensione intermedia fra i sistemi top down e botton up, in cui si realizzi il circolo virtuoso (middle circle), lo sviluppo economico, l’informazione/comunicazione, la competenza di comunità e per ultimo, ma non meno importante il capitale sociale che genera fiducia e, quindi, legittimazione che a sua volta alimenta il sistema dell’habitat che produce, in ultima analisi, nuovi spazi sociali di ragione e azione etica, morale e funzionale adattiva dando luogo alla prassi della sostenibilità ambientale.
Il presente in cui viviamo, con l’avvento della crisi pandemica prima, e della guerra dell’Ucraina dopo, rappresenta un fattore di coscienza e conoscenza potenziale della “Transizione”, non solo del sistema ambiente, ma dei suoi sottosistemi, in cui la società si combina ( “tradizione”/”natura”, “scienza/tecnologia”) affermando la migliore soluzione, per mitigare, adeguare ed equilibrare l’idea di resilienza all’interno dell’idealità di società sostenibile.
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