L’accettazione del sistema sociale da parte dei gruppi

Uno dei problemi che più hanno attirato l’interesse dei sociologi e degli psicologi sociali è la necessità di spiegare le ragioni che spingono quasi tutti i gruppi sociali ad accettare l’ordine sociale esistente. Solamente i gruppi criminali o sovversivi non accettano l’ordine sociale ivi compresi quei gruppi marginali privi di potere e privilegiati in quanto dotati di un basso livello di considerazione sociale.  

<<== Prof. Giovanni Pellegrino                              

Per quanto riguarda l’accettazione del sistema sociale da parte dei gruppi deprivilegiati molto interessanti sono gli studi di Jost. La domanda dalla quale il lavoro di Jost parte è più o meno questa: come può accadere che i gruppi senza privilegi considerano naturale ed accettabile il sistema sociale dove sono inseriti occupando una posizione di completa subordinazione? Jost sostiene che tale fatto è spiegabile se si tiene conto dell’importante ruolo rivestito dalla falsa coscienza nella giustificazione dell’ordine sociale. Jost definisce col termine di falsa coscienza tutte quelle false credenze che sono presenti nella visione del mondo dei componenti dei gruppi privi di privilegi. Tale falsa coscienza fa in modo che essi accettino come naturale il loro stato di subordinazione e di sottomissione nei confronti dei gruppi dominanti.

Per dirla in altro modo a causa delle credenze false i gruppi sottoprivilegiati pur essendo danneggiati dalla situazione sociale nella quale si trovano a vivere considerano tale situazione come qualcosa di innaturale e perciò immodificabile e non un prodotto sociale. Appare evidente che per modificare tale situazione sociale che li vede svantaggiati i gruppi sociali dovrebbero considerare l’ordine sociale una costruzione dell’uomo che per definizione può sempre essere modificata e non un fatto naturale che non può essere messo in discussione.  Il punto debole della teoria di Jost secondo Palmonari consiste nel fatto che egli non spiega come si producono quei fenomeni di falsa coscienza che inducono chi è privo di potere aconsiderare normale e non modificabile tale dato di fatto.  

A nostro avviso non è possibile neppure tentare di spiegare la genesi dei fenomeni di falsa coscienza chiamando in causa gli stereotipi non neutrali che sono alla base della nascita dei pregiudizi. Infatti tutti i sociologi sanno che la funzione principale degli stereotipi non neutrali è quella di difendere la visione del mondo del gruppo nonché i suoi comportamenti nei confronti degli altri gruppi.Inoltre gli stereotipi non neutrali hanno anche la funzione di giustificare i privilegi di cui gode il gruppo nel caso della falsa coscienza. I gruppi sotto privilegiati non elaborano stereotipi finalizzati a difendere i propri interessi ma elaborano una specie di contro stereotipi. Essi sono finalizzati a danneggiare interessi di tali gruppi dal momento che considerano il loro stato di sottomissione un fatto naturale e non un’ingiustizia sociale. Per quanto riguarda i gruppi privilegiati e dominanti è normale che essi giustifichino ed accettino l’ordine sociale vigente per il semplice motivo che esso attribuisce loro dei poteri sugli altri gruppi.

Naturalmente i gruppi dominanti devono spiegare le motivazioni per le quali il sistema sociale attribuisce loro determinati poteri e privilegi. In sostanza i gruppi dominanti devono dimostrare che i loro privilegi non derivano da degli abusi di potere ma legittimamente possono vantare determinati privilegi. Ma in che modo le differenze di potere possono venire giustificate in maniera convincente? In genere la differenza di potere può essere giustificata e legittimata in vari modi. In primo luogo essa può essere considerata un fatto normale se i gruppi dominanti riescono a convincere gli altri attori sociali di avere delle competenze non in possesso dei gruppi deprivilegiati. In altri termini chi detiene il potere deve convincere i soggetti dominati del fatto che esercitano il potere nell’interesse dell’intero sistema sociale.

Per dirla in altro modo chi detiene il potere sostiene spesso che se il potere fosse affidato ai gruppi  subalterni l’intera società sarebbe danneggiata poiché tali gruppi non hanno le competenze per gestire il potere in maniera adeguata. In secondo luogo i gruppi dominanti possono giustificare il fatto che detengono il potere facendo riferimento alla tradizione di famiglia. Naturalmente possono utilizzare tale giustificazione quelle persone che provengono da famiglie i cui membri hanno da lungo tempo gestito il potere.  In terzo luogo i componenti dei gruppi dotati di status superiore possono legittimare il fatto che esercitano il potere sostenendo che sono dotati di un carisma così evidente da non poter in nessun modo rinunciare a gestire il potere stesso.                              

 Per dirla in altro modo tali persone sostengono di essere nati per svolgere il ruolo di leader. Riguardo il carisma vogliamo ricordare che Weber ha compiuto importanti studi e ha definito il carisma come un qualcosa che va al di là della vita ordinaria, una qualità che permette a chi lo possiede di esercitare un forte fascino sugli altri individui. Alcune volte accade che una persona o un gruppo di persone conquistano il potere con un colpo di stato ed instaurano con la violenza un regime dittatoriale. In caso di questo genere non è facile giustificare il potere acquisito con la forza.  I gruppi che hanno conquistato in questo modo il potere giustificano il loro comportamento sostenendo che era necessario acquisire il potere utilizzando metodi violenti perché bisognava salvare la nazione dalla rovina.                                              

Secondo tali individui il precedente gruppo che gestiva il potere era composto da individui incapaci o addirittura privi di amore nei confronti della nazione. Pertanto tale gruppo aveva portato la nazione sull’orlo del baratro economico, politico, morale anche se i cittadini non erano consapevoli di tale stato di fatto. Non dobbiamo dimenticare che coloro che esercitano qualsiasi tipo di potere sostengono sempre e comunque e utilizzano tale potere non per difendere i loro interessi ma per fare gli interessi del sistema sociale e delle persone che hanno affidato loro il potere. In effetti esistono due concezioni del potere: una positiva e una negativa o per meglio dire una ottimistica ed una pessimistica.                                              

La concezione ottimistica è sostenuta da alcune scuole sociologiche come ad esempio il funzionalismo americano. Tale concezione fatta propria dai detentori di tutti i tipi di potere parte dal presupposto che chi esercita il potere si propone come fine quello di fare gli interessi della collettività. Per quanto riguarda la concezione pessimistica del potere citeremo le teorie del sociologo americano Mills.  Secondo Mills il potere è sempre manipolazione e coercizione nonchè predominio di alcuni su altri. Mills sostiene che coloro che esercitano il potere non sono interessati al bene comune ma a difendere gli interessi di una ristretta elite. Pertanto secondo il sociologo americano per coloro che detengono il potere il mondo è un oggetto da manipolare. A nostro avviso nella grande maggioranza dei casi è da considerare realistica la concezione pessimistica del potere. Infatti le teorie ottimistiche di Rousseau sulla natura umana purtroppo non sono da considerare realistiche ed attendibili.

Infatti accade spesso che coloro che detengono il potere sono inclini a fare i loro interessi e gli interessi di quanti possono dare una mano a mantenere e a consolidare il potere. Pertanto spesso quelli che gestiscono il potere non danno nessun peso agli interessi legittimi della collettività ed inoltre sono persone che pur di aumentare il loro status economico si lasciano abbastanza facilmente corrompere. Esistono poi alcuni individui che esercitano il potere non tanto per accumulare denaro ma per il puro piacere di dominare gli altri. Tuttavia esiste una ristrettissima minoranza di persone che gestiscono il potere in maniera disinteressata e che pertanto non sono assolutamente corruttibili.  Purtroppo tali persone sono difficili da trovare cosicché nella maggior parte dei casi sono da considerare realistiche le affermazioni di Hobbes sul potere e sulla natura umana. Concludiamo tale articolo ricordando che molti individui subiscono l’inebriante fascino del potere che riesce a far dimenticare loro i doveri nei riguardi della collettività che ha affidato loro il compito di gestire il potere.

Prof. Giovanni Pellegrino // Prof.ssa Mariangela Mangieri


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