Presidente della Repubblica, perché il “drive in” e non il voto online?
di Antonio Latella
Nell’epoca delle tifoserie che si contrappongono sui social, spesso con modalità da leoni da tastiera, scegliamo di restare fuori dal coro con una riflessione sul “drive in” elettorale per il Quirinale che, certamente, scontenterà i pasdaran dell’una e dell’altra fazione. Ma è questo il prezzo da pagare per un pensiero autonomo. A volte le scelte della politica sembrano talmente illogiche da apparire fuori dal tempo e frutto di valutazioni risalenti a ben prima dell’attuale società della comunicazione globale, che ha abbattuto le barriere dello spazio e del tempo.
La società-mondo è andata oltre il “Villaggio globale” profetizzato da MacLuhan al punto che una semplice applicazione ci consente di acquisire il dono dell’ubiquità. Basta un clic del mouse del nostro computer o sfiorare il display di un qualsiasi dispositivo portatile per farci partecipare ad avvenimenti che si svolgono in ambienti lontani dalla nostra presenza fisica. Dunque, anche all’Assemblea dei grandi elettori che da lunedì saranno impegnati nell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
C’è da chiedersi, al di là dei complotti adombrati da chi potrebbe ipotizzare attentati alla democrazia, per quale motivo non si sia pensato a creare una piattaforma sicura di voto online, invece di costringere dei soggetti tecnicamente malati a uscire da casa, percorrere in alcuni casi centinaia di chilometri, violare le vigenti regole sull’isolamento e recarsi a votare. Peraltro, in un luogo diverso dall’interno della solenne aula di Montecitorio nella quale, tradizionalmente, vengono collocati i cosiddetti “catafalchi” dove sfilano i delegati per esprimere la loro preferenza.
E ancora, l’uomo della strada si chiede perché, ancora una volta, si sia deciso di rinviare il problema fino a quando non è diventato più procrastinabile. Possibile che, dopo due anni di pandemia, ci si sia ricordati degli eventuali grandi elettori positivi al Covid-19 soltanto una settimana prima del grande evento?
Sono questi gli interrogativi che sommessamente proponiamo, senza – come detto – aderire alla posizione dei teorici dell’attentato alla democrazia, né a quella, espressa con indubbio sprezzo del ridicolo, di chi ha parlato di privilegio a favore dei positivi al Covid tra i 1009 elettori del capo dello Stato.
Al giorno d’oggi, soprattutto nel periodo più duro della pandemia, anche i più alti consessi planetari si sono riuniti in modalità online assumendo decisioni gravide di conseguenze per gli 8 miliardi di cittadini del mondo. Possibile che non sia stato ancora messo a punto uno strumento sicuro, in grado di garantire l’espressione a distanza di una volontà democratica e di assicurare il rispetto del principio della segretezza del voto che caratterizza l’elezione del presidente della Repubblica?
Un’altra domanda è d’obbligo: c’è una differenza partecipare all’elezione del successore di Sergio Mattarella dal “drive in” allestito a ridosso del parcheggio di Montecitorio o attraverso la modalità online? Secondo noi nessuna: perché entrambe fuori dalla sacralità dell’aula dove si sono sempre svolte le elezioni per la più Alta carica dello Stato.
C’è da riflettere, insomma, su una piccola o grande occasione sprecata. E mentre si tessono le lodi dell’Italia per la sua pianificazione del PNRR, c’è da sperare che qualcuno si accorga che il mondo è cambiato e che anche gli affascinanti rituali della politica possono adeguarsi all’ epoca in cui viviamo.