Le aporie della modernità e il mito della scienza secondo Pareto

di Giovanni Pellegrino e Mariangela Mangieri                                                                                                                                     

In questo articolo prenderemo in considerazione due importanti elementi della sociologia di Pareto, le aporie, ossia le contraddizioni della società moderna e il mito della scienza.

Per quanto riguarda le aporie della modernità dobbiamo dire che Pareto era consapevole che a partire dalla fine dell’800 due antitetiche correnti intellettuali si fronteggiavano. Da una parte si situava quella corrente che credeva nel continuo progresso materiale e sociale ed aveva una fiducia cieca nel potere della ragione, nella scienza e nella tecnologia. Dall’altra parte esisteva una seconda corrente di pensiero che riteneva che i successi scientifici e tecnologici non trovassero equivalente riscontro nel progresso umano, morale e sociale.    

<<== Vilfredo Pareto                       

Cominciava così la crisi della modernità e dell’accezione ”forte” della razionalità sulla quale si era fondata la cultura dell’illuminismo e del positivismo.  Secondo tale corrente la ragione aveva già dato storicamente prova di non essere in grado di controllare la forza dei sentimenti e delle emozioni.  Pareto in un certo senso partecipava ad entrambe le correnti di pensiero riservando un cauto ottimismo al solo cammino della conoscenza scientifica a cui affidava il compito di analizzare empiricamente il “logico” e il “non logico” presenti nella realtà. D’altra parte una continua alternananza tra accettazione e rifiuto di comprendere costituisce uno dei tratti salienti dell’orizzonte culturale del tempo di Pareto.                    

 Per fare un esempio Bergson riteneva la ragione e la scienza inadeguate per spiegare la dimensione della realtà che include la vita e l’uomo.   Weber a sua volta ha spostato l’accento dalla razionalità intesa come principio universale, al concetto di razionalizzazione in quanto dimensione storica caratteristica di un’epoca. Come gli altri membri della sua generazione intellettuale Pareto è sensibile al conflitto classico tra passione e ragione.      Pareto risolve tale antinomia assegnando ad ognuna delle due dimensioni un diverso livello di realtà. A suo dire la ragione trova completa e soddisfacente applicazione nel campo delle teorie logico-sperimentali mentre le passioni sovraintendono ai rimanenti piani dell’esistenza. Nella vita quotidua il rapporto tra i due poli non presuppone assolutamente il dominio o la prevalenza della ragione ma prevede piuttosto il suo confluire nella dimensione del non logico.                                                          

 Pareto studiando le dottrine a lui contemporanee era convinto che anche le teorie ritenute scientificamente fondate come quelle di Spencer, Comte e Marx fossero in realtà ispirate da determinati sentimenti. Per Pareto questi autori sia pure per le loro differenze si trovavano accomunati dalla credenza che gli uomini ormai liberati dalle antiche superstizioni avrebbero basato le loro relazioni su dettato della Ragione. Contro la presunzione di tale ottimismo si muoveva l’analisi di Pareto.  La sua critica alla modernità è anche l’esame di quelle ideologie che cercano di contrabbandare come frutto di elaborazioni scientifiche un insieme di filosofia della storia, di escatologie e di utopie. L’enfasi di Pareto sul metodo scientifico meglio si chiarisce se valutata sullo sfondo della posizione critica che Pareto assume rispetto ai vari tentativi di presentare come dati dell’esperienza quelle che sono solo idee dettate dai desideri.

Il tentativo di utilizzare nelle scienze sociali, i metodi utilizzati con successo nelle scienze naturali è correlato al desiderio di contrastare gli attegggiamenti  dogmatici e privi di fondamento. Pareto mette in evidenza che la teologia e la metafisica si basano sull’assoluto mentre la scienza conosce solo il relativo e l’approssimato. Il cuore di molte teorie che si autoproclamavano scientifiche era rappresentato a dire di Pareto dal valore scientifico attribuito ad un sentimento, ad un impulso irrazionale. Per fare un esempio Pareto citava il darwinismo sociale nonché il materialismo storico. Pareto presenta un’accezione “forte” del metodo “ logico-sperimentale” dal momento che lo utilizza in una sorta di “rasoio di Occam” per squarciare la ragnatela delle derivazioni.                          

Tuttavia Pareto offre la concezione della conoscenza scientifica che lo allontana da quel positivismo del quale egli sembrerebbe collocarsi con il costante richiamo alla realtà dei fatti acriticamente considerati che egli effettua.  Lo distaccano dal positivismo classico il suo tentativo di mantenere una certa equidistanza tra metafisica ed empirismo puro nonché la sostituzione del concetto di legge con quello di uniformità. Probabilismo, relativismo, concezione della scienza come divenire e netta sottolineatura della diversità tra i piani della conoscenza scientifica e dell’azione sociale caratterizzano la posizione di Pareto sulla scienza. Vogliamo mettere in evidenza che Pareto ha criticato duramente l’assolutizzazione della scienza non solo come unica forma di conoscenza ma anche come strumento di evoluzione individuale e sociale. Inoltre Pareto ha criticato l’idea che la scienza potesse essere considerata principio di organizzazione della vita collettiva. Dobbiamo dire che contro l’illusione di un cambiamento profondo in senso razionalistico della natura umana si muove la riflessione di Pareto.                                        

 Egli sottolinea che se mutamento c’è stato  esso è avvento solo a livello di manifestazioni apparenti dal momento che lo stesso processo di razionalizzazione scientifica si è mutato in un moto dell’anima. Tale moto ha sostituito ai pregiudizi, ai miti, alle teologie del passato nuovi  miti e nuove teologie.  Pareto non si stanca di mettere in evidenza che la scienza al posto di aumentare scetticismo e criticismo si è trasformata in scientismo cioè in ideologia abbandonando un atteggiamento cauto e riflessivo. Pareto distingue nettamente tra lo studio logico sperimentale della realtà e la “sacrosanta scienza” la quale nulla ha a che fare  con la scienza. Quest’ultima sviluppa ipotesi e analizza relazioni mantenendosi sul piano probabilistico e dell’incertezza. Mentre la sacrosanta  scienza è costituita da  un’entità metafisica che di scienza ha solamente il nome.                         

Essa rappresenta una sorta di nuova divinità che come tale impone un canone vincolante per l’interpretazione della realtà e dell’esperienza. Secondo Pareto la scienza è costituita da un insieme di nozioni che al posto di moltiplicare i dubbi e le curiosità generano potere, impongono certezze e offrono rassicurazioni. Ciò è dovuto al fatto che il bisogno primario di sicurezza e di controllo della realtà piega alle sue esigenze l’atteggiamento scientifico. Secondo Pareto tale fatto spiega l’elevato prestigio sociale di alcuni settori della conoscenza scientifica che come la medicina sembrano garantire maggiore protezione dagli eterni timori della malattia e della morte. Pareto sostiene che l’enfasi moderna sulla medicina è da considerare frutto di una cultura che non può tollerare l’idea della malattia e della morte che pone in dubbio la volontà umana di potenza. Pareto coglie con la consueta puntualità questo profondo significato esistenziale dell’adorazione moderna per la medicina.

Egli, inoltre, mette in evidenza che l’imperialismo della ragione non si ferma alla cura del corpo ma si indirizza alla tutela della morale e si pone alla guida singola e collettiva. Secondo Pareto la scienza tende ad assumere e ad assorbire le funzioni della religione e della politica. Mentre alcuni al tempo di Pareto affermavano che tutto ciò che non è scienza non può essere utile, Pareto intendeva dimostrare che tale affermazione non ha alcun fondamento scientifico. Non solo egli sosteneva che molte azioni molto importanti non erano azioni logiche ma riteneva che le scoperte scientifiche non erano sempre socialmente utili dal momento che in alcuni casi potevano essere dannose per la collettività. Inoltre Pareto mette in evidenza che la logica profonda dell’essenza della vta non può mai essere surrogata dalla riflessione scientifica cosicchè la tendenza al panscientismo deve essere considerata dannosa.                                                  

 Infatti per Pareto la Ragione paga la sua pretesa di svolgere un magistero universale subendo una totale contaminazione con quell’universo che voleva sottomettere al suo potere. Pareto evidenzia che la conoscenza scientifica può sostituirsi all’etica, alla religione e all’azione solo alienandosi da se stessa. Detto ciò possiamo ritenere concluso il nostro discorso sulle aporie della modernità e sul mito della scienza nel pensiero di Pareto.

Prof. Giovanni Pellegrino // Professoressa Mariangela Mangieri

                                                                                                                                                                                                                                        


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