Il potere dal punto di vista sociologico
In questo articolo prenderemo in considerazione il potere dal punto di vista della sociologia
di Giovanni Pellegrino
Il potere è un argomento che ha da sempre suscitato l’interesse dei sociologi. Per fare un esempio il grande sociologo Weber ha definito in questo modo il potere:” Il potere consiste nella probabilità che un soggetto agente in una data relazione sociale sia in grado di assicurare l’esecuzione della propria volontà “.
<<== Prof. Giovanni Pellegrino
Possiamo dire che esiste un lato positivo e un lato oscuro del potere ,tanto che alcuni sociologi hanno messo in evidenza la prima faccia del potere mentre altri la seconda. Potremmo paragonare il potere a Giano bifronte una delle divinità della religione romana. Per coloro che prendono in considerazione la faccia oscura del potere essa è sempre coercizione, dominio, sottomissione e manipolazione. In pratica chi detiene il potere non fa altro che salvaguardare i propri interessi e quelli del gruppo sociale al quale appartiene, danneggiando gli interessi della maggior parte degli individui.
Dietro questa visione oscura del potere troviamo il pensiero di Hobbes che sosteneva che l’ordine sociale era frutto della forza e della costrizione del domino di alcuni individui sugli altri. I sostenitori di tale concezione del potere adottano e fanno propria la frase latina :” homo omini lupus “. Alla base di questa visione della società vi è un’antropologia fortemente pessimista che parte dal presupposto che la natura umana sia corrotta e portata a compiere il male .
Mills
Il sociologo americano Mills ha un concetto molto negativo del potere:” per coloro che detengono il potere il mondo è solamente un oggetto da manipolare “. Altri invece mettono in evidenza il lato positivo del potere considerandolo una specie di servizio che i leaders rendono alla collettività. Tale servizio sarebbe finalizzato alla realizzazione degli interessi della collettività. I sociologi che accettano tale concezione del potere fanno riferimento al pensiero di Rousseau che riteneva che l’uomo fosse naturalmente buono .
Rousseau
Rousseau pensava che l’ordine sociale fosse il risultato di un accordo generale sui valori, di un “ consensus omnium “ in grado di superare tutte le differenze di opinioni e gli interessi contrastanti. Alla base del pensiero di Rousseau vi è una antropologia fortemente ottimista che ritiene che la natura umana non sia corrotta e sia portata a compiere il bene.
A nostro avviso esiste sia il lato oscuro del potere che quello positivo. Tuttavia, dal momento che pensiamo che la natura umana sia incline a dominare e a sottomettere gli altri riteniamo che il lato oscuro del potere prevalga su quello positivo. In altri termini siamo convinti che nella grande maggioranza dei casi gli esseri umani cercano il potere non per realizzare gli interessi della collettività ma per altri motivi. Per fare un esempio molti ricercano il potere sia per ottenere vantaggi personali sia per provare l’ esaltante sensazione derivante dal possesso del potere. La microsociologia si interessa molto del modo in cui i singoli individui riescono a ottenere il potere nella sfera privata e nelle relazioni interpersonali.
In generale possiamo dire che nella sfera privata alcuni individui esercitano un potere nei confronti di altri perché esistono relazioni interpersonali asimmetriche. Col termine di relazione interpersonale asimmetrica intendiamo un rapporto interpersonale nel quale uno degli attori diventa dipendente dall’altro attore. Tale dipendenza nasce dal fatto che l’attore più forte possiede delle risorse che sono assolutamente necessarie all’altro attore che pur di ricevere tali risorse accetta di permettere all’altro di assumere un ruolo dominante nella relazione interpersonale in questione.
In sociologia con la parola “ risorse “ intendiamo ricchezza, status sociale, personalità carismatica bellezza e qualsiasi altra cosa che possa permettere a un individuo di esercitare il potere in una relazione interpersonale asimmetrica. Dobbiamo dire che nel caso del potere vale quello che i sociologi definiscono “gioco a somma zero “ovvero se in una determinata situazione sociale un attore acquista una certa quantità di potere necessariamente un altro attore perderà la stessa quantità di potere nella stessa situazione sociale.
Dahrendorf
Molto interessante è la teoria di Dahrendorf che divide la società in due classi coloro che detengono il potere e coloro che non hanno il potere. Secondo il sociologo tedesco in tutte le associazioni esistono due classi :coloro che danno ordini e coloro che li ricevono. Dal momento che è più piacevole avere potere che non averne quelli che detengono il potere nelle varie associazioni cercano di mantenere lo “ status quo”. Al contrario quelli che non hanno il potere cercano di determinare mutamenti sociali alfine di conquistare il potere. Di conseguenza per Dahrendorf tutti i conflitti sociali sono causati dal desiderio di potere.
Naturalmente esistono vari tipi di potere e pertanto è possibile che un individuo o un gruppo detengano un certo tipo di potere mentre si trovino in una posizione subordinata rispetto a un altro tipo di potere. Definiamo élite quel gruppo di individui che detengono un dato tipo di potere ( élite economica, politica, culturale, sociale) . Molto spesso i componenti delle varie elites cercano di collaborare tra loro per conservare il potere ma è anche possibile che entrino in conflitto tra loro. Vogliamo precisare che esistono due modi di esercitare il potere ovvero in maniera manifesta o in maniera nascosta.
Secondo i teorici della “ teoria della cospirazione “ dietro gli individui che esercitano in maniera manifesta un determinato tipo di potere esistono spesso altri individui che detengono i vari poteri in maniera tale da dirigere gli eventi dietro le quinte. Secondo i teorici della cospirazione esistono dei burattinai che esercitano il potere in maniera nascosta manipolando altri individui che rivestono il ruolo di burattini.
Anche a livello microsociologico esistono individui che esercitano il potere in maniera nascosta lasciando credere a coloro che manipolano di non condizionare il comportamento di nessuno. Tali individui possono essere paragonati alle volpi in quanto si servono dell’astuzia come risorsa per mantenere il potere. Anch’essi a livello microsociologico sono dei burattinai che controllano un certo numero di burattini. Detto ciò, riteniamo concluso il nostro discorso sul potere considerato dal punto di vista sociologico.