LA MAGIA TRA PASSATO E PRESENTE: UNO SGUARDO ANTROPOLOGICO E SOCIALE

di Enrica Froio

La magia è un argomento che scaturisce da sempre curiosità e interesse per la ricerca etnografica e non solo. Sociologi e antropologi da sempre condividono i loro lavori, studi ed esperienza di ricerca su campo, per produrre quanti più dati possibili, per dare spiegazioni scientifiche di determinati comportamenti e sviluppi sociali e per svelare la verità del mondo dell’occulto.

<<== dott/ssa Enrica Froio

L’analisi di quest’argomento, è frutto di una curiosità da sempre presente in me, curiosità sul perché è nata la magia, il suo sviluppo storico e sociale, il collegamento con la religione e la scienza e come questi sono sviluppati su linee parallele e ancora oggi in epoca moderna le credenze magiche sono presenti nella società. Lo studio è stato svolto grazie a una ricerca bibliografica specifica dei più grandi antropologi e studiosi di magia quali: Frazer, Malinowski, Evans-Pritchard e De Martino. Frazer che con le sue opere “Il ramo d’oro” e “Magie e tradizione degli alberi” ha permesso di descrivere il collegamento tra la magia e il mondo della natura e i primi sviluppi magici tra i primitivi.

Malinowski, che con la sua opera “Magia scienza e religione” ha messo a confronto la differenza tra le credenze magiche e quelle religiose e ciò che per i selvaggi è la definizione di scienza. Scienza intesa non con il significato che oggi diamo al termine che è accompagnato da metodi e ricerche scientifiche ma intesa come una conoscenza che i primitivi hanno sviluppato sulla natura grazie all’adattamento nei confronti di questa per vivere e sopravvivere. Evans-Pritchard e De Martino, hanno riportato alla luce le dinamiche di vita della tribù degli Azande, per quanto riguarda l’opera di Pritchard, il quale spiega le funzioni e i metodi di uso della magia per le operazioni più importanti della vita quotidiana di questi indigeni, quali soprattutto caccia, pesca e  riti funebri.

De martino, invece, ha raccolto dati e testimonianze di come la magia arriva ancora oggi a essere un carattere distintivo di alcune regioni in Italia soprattutto nel Sud, in maniera particolare Napoli. Napoli che ancora oggi è visitata da molti turisti i quali collegano la città a riti, soprattutto scaramantici per andare contro la negatività della vita quotidiana. Lo studio della nascita della magia e il suo sviluppo vuole spiegare come questa è intrinseca nello sviluppo della società moderna, dagli uomini primitivi a oggi, attraverso cambiamenti che hanno portato all’adattamento dei gruppi sociali e soprattutto nelle tribù dei primitivi, alla divisione di poteri all’interno e all’acquisizione di status specifici per alcuni individui.

Le domande da porsi sono:  “Come si è sviluppata la magia?” e ancora “Questa esiste ancora oggi?”. Per rispondere a queste domande bisogna arrivare alla sintesi del pensiero degli antropologi descritti in precedenza. Frazer descrive la magia come un metodo evolutivo della società che inizia con la religione e termina con lo sviluppo della scienza. La magia è descritta come un modo dell’uomo di manipolare la realtà attraverso dei rapporti causa-effetto che per il loro ordine di svolgimento, ripetuto e sempre uguale ricorda un po’ il metodo scientifico. Tutto ciò però è basato su conoscenze e speranze di riuscita, irrazionali. Malinowski grazie alla sua ricerca su campo nelle isole Trobriand ha un’idea della magia differente da Frazer.

Egli non si concentra sui metodi utilizzati per operare con la magia, ma sulle finalità che questa porta. La magia sono atti, messi in pratica per affrontare le difficoltà della vita, gli imprevisti e gli ostacoli. La sua testuale descrizione della magia è: “Mette l’uomo in grado di compiere con fiducia i suoi compiti importanti, di mantenere il suo equilibrio (…). La sua funzione è di ritualizzare l’ottimismo umano”. La magia aiuta la vita dell’individuo. Evans-Pritchard con la sua ricerca su campo presso gli Azande tra il 1926 e il 1930 approfondisce il pensiero magico delle tribù. Per Pritchard la magia è la base di credenze, ogni negatività può essere ricondotta alla magia, anzi ancora più nello specifico alla stregoneria e a tale accaduto bisogna far fronte con altrettante pratiche magiche.

La magia non individua cosa è vero o falso, bensì un insieme di concetti logici legati tra di loro che devono essere ovviamente considerati in base alla società che li ha prodotti. Per ultimo, ma non meno importante occorre ricordare il pensiero di De Martino, il quale con le sue ricerche etnografiche negli anni ’50 nel Sud d’Italia elabora il suo pensiero. Per De Martino tutta la magia è legata alla perdita della presenza, cioè alla capacità e produttività culturale e decisionale che è assolutamente necessaria per ogni individuo. La magia protegge da questo rischio perché permette a livello culturale e socialmente accettato di risolvere delle situazioni critiche che non possono essere affrontate in senso materiale e dove la presenza individuale si trova in crisi. Attraverso la magia questo problema è risolto grazie ai rituali che però iniziano a viaggiare parallelamente alla religione.

De Martino afferma che magia e religione hanno la stessa funzione e l’unica differenza sta nella maggiore morale della religione, inoltre la magia opera per un singolo caso circoscritto mentre la religione riesce a operare grazie ai rituali su larga scala rispetto ai problemi degli individui. In conclusione, il concetto di magia è differente a seconda dell’ambiente culturale e può assumere significati diversi che non possono essere ricollegati tutti a un’unica funzione o definizione. Bisogna anche tener conto che i contesti culturali e sociali mutano nel tempo e questo porta a cambiamenti sia sul pensiero sia negli atti pratici della magia. Nell’epoca moderna anche il progresso tecnologico è una contaminazione per tutto ciò che è ritenuto magico, misterioso o occulto ma che nonostante tutto, lo sviluppo sociale e culturale in ogni parte del mondo, non è del tutto scomparso.

Dott.ssa Enrica Froio – Sociologa ASI


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