Le forze centripete nei gruppi sociali

In questo articolo prenderemo in considerazione le forze centripete presenti nei gruppi sociali. Tali forze permettono ad un gruppo di continuare ad esistere nonostante il fatto che i gruppi come gli individui siano soggetti a continui cambiamenti.

<<== Prof. Giovanni Pellegrino

Le principali forze centripete sono la coesione e la conformità: la coesione è quella forza che tiene unito il gruppo nonostante le situazioni problematiche siano inevitabili nella vita dei gruppi. Mentre la conformità è quella forza che rende il più possibile uniforme la visione del mondo dei componenti del gruppo.

Ciò premesso dedicheremo la nostra attenzione alla coesione che può essere definita quella forza, quel collante, quel sentimento che tiene unito il gruppo anche nelle situazioni difficili. Palmonari defisce la coesione la risultante di quel processo sociale per cui un insieme di individui diventa un gruppo e si mantiene come tale resistendo alle forze che tendono a provocarne lo scioglimento. Tuttavia dobbiamo precisare che la coesione non è esclusivamente una forza centripeta di gruppo dal momento che è riscontrabile anche nel rapporto tra due amici. Essi certamente non costituiscono un gruppo ma una diade fermo restando che alla base della coesione vi è un’attrazione interpersonale.

A questo punto dobbiamo fare un’importante distinzione tra attrazione personale e attrazione sociale. Infatti possiamo affermare che tra due amici che costituiscono una diade esiste un’attrazione personale ma non esiste un’attrazione sociale. Possiamo affermare che tra due amici esiste attrazione personale in quanto essa è frutto del rapporto interpersonale che esiste tra due individui e delle caratteristiche psicologiche da essi possedute, anche se essi appartengono a due gruppi in conlitto tra loro. L’attrazione personale può esistere anche tra individui che fanno parte di gruppi che sono in aperto conflitto tra loro perché non è assolutamente collegata all’identità sociale dell’individuo.

Vogliamo precisare che col termine identità sociale si intende in psicologia sociale e in sociologia la concezione che un individuo ha di se stesso in quanto membro di gruppi o di catagorie sociali. In estrema sintesi possiamo che l’attrazione personale è collegata e dipende dall’identità personale dell’individuo mentre l’attrazione sociale dipende dall’identità sociale dell’individuo. In psicologia sociale e in sociologia col termine identità personale si intende la concezione che un individuo ha di se stesso come essere unico e distinto dagli altri, ivi compresi gli appartenenti al suo gruppo sociale.

Per rendere chiara al lettore la differenza esistente tra attrazione personale e attrazione sociale ipotizziamo che due grandi amici facciano parte di due partiti politici in conflitto tra loro. Ipotizziamo anche che il fatto di avere idee politiche opposte non crei nessun problema al loro rapporto. Nell’esempio da noi citato possiamo affermare che tra due persone esiste un’attrazione personale ma non esiste attrazione sociale in quanto i soggetti fanno parte di gruppi che sono in aperto conflitto tra loro.

Quindi ci può essere attrazione sociale solamente quando due individui fanno parte dello stesso gruppo sociale. Tuttavia in nome della sua identità personale un individuo può decidere di diventare amico di una persona che è membro di un gruppo che è in conflitto con il suo. Naturalmente l’individuo in questione sa bene che tale scelta potrebbe non essere approvata dai membri del suo gruppo dal momento che tale scelta entra in contrasto con la sua identità sociale. Appare evidente che se in un individuo l’identità sociale è più forte dell’identità personale egli non stringerà mai rapporti di amicizia con individui che appartengono a gruppi o categorie che hanno un rapporto conflittuale col suo gruppo o con la sua categoria. In sintesi vogliamo precisare che l’attrazione personale dipende dall’identità personale, mentre quella sociale dipende dall’identità sociale.

Riteniamo di aver spiegato al lettore i quattro concetti di fondamentale importanza nella psicologia sociale e nella sociologia quali l’identità personale, l’identità sociale, l’attrazione personale e l’attrazione sociale. Vogliamo altresì precisare che solo l’attrazione sociale è un fenomeno di gruppo dal momento che produce la coesione di gruppo. Invece l’attrazione personale non è un fenomeno di gruppo in quanto non determina la coesione di gruppo ma semplicemente coesione all’interno di una diade (di amici, di colleghi, di fidanzati o coppia di marito e moglie). Dobbiamo anche mettere in evidenza che l’attrazione sociale è un’attrazione depersonalizzata, dal momento che i sui oggetti sono intercambiabili tra di loro poiché essi suscitano sentimenti positivi dal momento che appartengono allo stesso gruppo dell’individuo e non per le loro caratteristiche personali. In alcuni casi può anche accadere che si trovi attrazione sociale per un individuo, in quanto membro del proprio gruppo ma non si trovi attrazione.

Vogliamo mettere in evidenza che la forza dell’attrazione sociale è determinata da una grande quantità di fattori quali le relazioni intergruppi e le relazioni intragruppo. Per fare un esempio nel caso che sia in corso un conflitto intergruppo l’attrazione sociale che un individuo prova nei confronti dei membri del proprio gruppo tende ad aumentare, determinando di conseguenza un aumento della coesione di gruppo. Bisogna evidenziare che la coesione di gruppo riveste molta importanza nella vita del gruppo dal momento che solamente quei gruppi che presentano una forte coesione interna riescono ad ottenere importanti vittorie e risultati gratificanti. Riguardo al legame esistente tra coesione interna e risultati positivi ottenuti dai gruppi, Palmonari afferma che le squadre costituiscono un ambito privilegiato per studiare tale rapporto.

Le ricerche svolte da molti sociologi hanno dimostrato che esiste una relazione positiva tra coesione e prestazioni sportive. Nell’ambito sportivo risulta determinante non solo la coesione esistente ma anche la coesione presente tra gli atleti e l’allenatore. Anche nelle squadre di calcio la coesione è la condizione indispensabile per vincere le partite. Non dimentichiamo che nelle squadre di calcio accade spesso che le divisioni e i conflitti esistenti tra i giocatori oppure tra i giocatori e l’allenatore determinano una serie di sconfitte anche se la squadra è formata da ottimi calciatori. A volte la scelta del presidente di una squadra di calcio di esonerare l’allenatore permette alla squadra di ottenere una serie di vittorie. Tali vittorie sono determinate dal fatto che il nuovo allenatore riesce ad aumentare il grado di coesione esistente tra i giocatori nonché il grado di coesione esistente tra allenatori e giocatori. Comunque se è vero che la coesione aumenta le possibilità di vittoria di una squadra di calcio è altrettanto vero che le vittorie delle partite aumentano la coesione tra i giocatori e tra i giocatori e l’allenatore.

Al contrario una lunga serie di sconfitte finisce per determinare una forte diminuzione della coesione tra i componenti della squadra dal momento che quando si verificano delle sconfitte si formano dei sottogruppi tra i giocatori che si attribuiscono a vicenda le colpe delle sconfitte. Inoltre le sconfitte inducono molti giocatori a non aver più fiducia nelle scelte dell’allenatore, ragion per cui nascono conflitti tra allenatore e una parte dei giocatori. I sociologi dello sport hanno compiuto interessantissimi studi su come i cosiddetti fattori ambientali possono influire sulle prestazioni sportive dei calciatori ed anche di altre tipologie di atleti Tuttavia in questa sede non possiamo affrontare dettagliatamente tali problematiche complesse per ragioni di spazio.

A questo punto del nostro articolo riteniamo opportuno prendere in considerazione la seconda forza centripeta ovvero la conformità. Lucia Zani definisce la conformità come l’adesione ad un’opinione o ad un comportamento che predominano in un gruppo anche quando questi sono in contrasto con il modo di pensare di alcuni membri del gruppo. Nella vita sociale capita abbastanza spesso che alcuni membri di un gruppo aderiscano in nome della conformità a scelte effettuate dal loro gruppo di appartenenza, anche se sono convinti che tali scelte sono sbagliate o comunque sono in contrasto con il loro principio morale.

Diversi sono i motivi che possono indurre i membri del gruppo a conformarsi alle decisioni prese dalla maggioranza dei membri anche se tali decisioni non sono condivise dal soggetto. Il primo di tali motivi è rappresentato dalla compiacenza. In questo caso il membro del gruppo si conforma alle decisioni prese dalla maggioranza per evitare di apparire diverso dagli altri componenti del gruppo. Infatti i sociologi e gli psicologi sociali sanno bene che molte volte la diversità viene considerata all’interno dei gruppi un vero e proprio stigma, un sinonimo di stranezza. Altre volte il soggetto si conforma alle decisioni della maggioranza anche per la paura di essere oggetto di ritorsioni da parte dei membri del gruppo dotati distatus elevato.

Dobbiamo anche dire che tale paura è molto spesso basata su considerazioni realistiche in quanto in molti gruppi individui che hanno il coraggio di contestare le decisioni della maggioranza o del leader e dei suoi collaboratori subiscono ritorsioni di vario tipo. Infine nel caso della compiacenza l’individuo si conforma alle decisioni del gruppo anche per non essere giudicato male dagli altri. Accade molto spesso che giudizi negativi derivanti dal fatto che il soggetto non si è conformato alle decisioni del gruppo, non sono espressi in presenza della persona diffidente ma in sua assenza, assumendo a volte la forma di calunnie nonché di pettegolezzi. In ogni caso dobbiamo dire che non è una scelta facile quella di non conformarsi alle decisioni e ai comportamenti della maggioranza dei membri di un gruppo. Ciò espone il soggetto a notevoli rischi psicosociali non facilmente gestibili e controllabili da parte del soggetto dissidente.

Un altro motivo che induce il soggetto a conformarsi alle decisioni del gruppo è l’accettazione. In tal caso i membri del gruppo che non condividono la posizione della maggioranza o quella del leader accettano tale posizione perché la questione sulla quale il gruppo ha espresso la propria opinione è ambigua e di difficile valutazione. Di conseguenza l’individuo pur pensandola in maniera diversa dal gruppo non è sicuro di essere nel giusto proprio a causa dell’abiguità della questione. Per tale ragione l’individuo sceglie di conformarsi alla posizione del gruppo temendo di avere un’idea sbagliata intorno alla questione. Dobbiamo evidenziare che nel caso di questioni ed opinioni ambigue è normale che l’individuo abbia paura di sbagliare facendo di testa propria e cerchi di conseguenza il supporto psicologico derivante dall’adeguarsi alle opinioni della maggioranza.

Infine un terzo motivo induce gli individui a conformarsi alle decisioni dl gruppo è la convergenza. La convergenza è una motivazione alla conformità di tipo affettivo, dal momento che è un’esperienza sgradevole, nonché stressante opporsi ad una maggioranza concorde. Per dirla in altro modo il fatto di opposi alle decisioni del gruppo causa all’individuo forte spreco di energia nervosa. Tale spreco energetico soprattutto in soggetti che si trovano in uno stato di ipoergia nervosa (deficit di energia nervosa dovuta ad una serie di situazioni stressanti od ansiogene) può causare vari tipi di problemi psicologici. Proprio per evitare questi problemi psicologici che non sono dovuti alla ritorsione del gruppo ma alla struttura della personalità dell’individuo, l’individuo si autoconvince che il gruppo ha ragione e che la sua opposizione è priva di senso.

Dobbiamo dire che molto spesso tale autoconvinzione è dovuta solamente ad auto suggestioni e non è basata su motivazioni oggettive ma anche sulla necessità di evitare penosi sensi di colpa derivanti dal non essersi conformato alle decisioni del gruppo. Concludiamo il nostro articolo mettendo in evidenza che le forze centripete hanno soprattutto la funzione di preservare la realtà sociale condivisa dai membri del gruppo. Come afferma Festinger la costruzione di una realtà sociale condivisa è tipica di ogni gruppo che voglia avere una certa durata nel tempo.

Giovanni Pellegrino e Mariangela Mangieri

Bibliografia

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G. Pellegrino, Una lettura sociologica della realtà contemporanea, New Grafic Service, Salerno,2003;

G.Pellegrino, I miti della società contemporanea, NewGrafic Service, Salerno, 2005;

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P. Sneider, Psicologia medica, Milano, Feltrinelli,1988;

C. Speltini- A. Palmonari, I gruppi sociali, Il Mulino, Bologna, 1999;

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