Movimenti popolari: ne nasce uno ogni cinque anni ma non risolvono nulla

di Emilia Urso Anfuso

Su una facciata del Palazzo della Civiltà che si trova a Roma in zona Eur, è incisa una scritta riferita agli italiani: “Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori”. Sono parole tratte dal discorso che Benito Mussolini tenne il 2 Ottobre 1935, in risposta alle Nazioni Unite che condannarono l’Italia per aver aggredito l’Abissinia.

Dott.ssa Emilia Urso Anfuso ===>>

84 anni dopo è necessario modernizzare la descrizione con un più indicato “Popolo d’indignati, incazzati e collerici verso le élite”. È un dato di fatto e spiego le ragioni.

Il seme della trasformazione è riconducibile all’inchiesta Mani pulite, quando gli italiani furono informati delle ruberie e dell’illegalità maturate in seno al mondo della politica. Diversi di essi si rivelarono errori giudiziari, ma la macchina dell’indignazione era ormai lanciata. Le monetine gettate addosso a Bettino Craxi davanti all’Hotel Raphaël di Roma certificò una convinzione collettiva: i politici sono tutti ladri. Appresa la cattiva novella, l’opinione pubblica maturò un profondo rancore contro il sistema e a prescindere.

Movimenti popolari comparirono sulla scienza nazionale, come il “Popolo dei fax”, che nel 1993 quasi bloccò le comunicazioni del belpaese a causa dell’invio smodato di fax all’indirizzo di giornali e procure italiane, con lo scopo di manifestare apprezzamento al pool di Mani pulite.

Così come nacque morì, ma il sentimento negativo rimase appiccicato al DNA di molti connazionali, in prevalenza di sinistra, che ritengono di essere la parte buona del paese per volontà divina. La collera si mantenne sonnacchiosa per qualche anno, anche se in realtà covava come la brace sotto la cenere in attesa di un refolo di rabbia, che giunse puntuale nel 2002 con l’avvento dei Girotondi, un gruppo di cittadini che per contrastare il governo Berlusconi arrivarono a comporre una catena umana di circa 4.000 persone, per abbracciare il palazzo di giustizia di Milano in segno di sostegno dei magistrati.

A essi si unirono personaggi pubblici come Nanni Moretti ed esponenti di sinistra che non persero l’occasione di farsi notare in mezzo alla gente. Tutto questo durò il tempo di uno sbadiglio, e nel Gennaio del 2003, a un anno dalla creazione, l’estinzione avvenne per cause naturali. D’Alema aveva visto giusto quando dichiarò “I Girotondi sono come il vento”.

Cinque anni dopo, puntuale come la scadenza di una cambiale, Beppe Grillo – forte delle migliaia di seguaci collezionati grazie al suo blog personale e alla conoscenza di Gianroberto Casaleggio – arringa la folla dal palco del primo Vaffa Day. I motivi delle proteste non cambiano, all’origine dei guai degli italiani c’è una sola malattia e si chiama illegalità. Contemporaneamente il Popolo viola si genera attraverso un tam-tam su Facebook allo scopo di cacciare Berlusconi, una vera fissazione. Scomparsi nel nulla in breve tempo.

In pochi anni i grillini sono riusciti a salire al governo, pur non avendo aperto il parlamento come una scatoletta di tonno, e assimilando molto delle devianze che propagandavano di voler sconfiggere.

Storia finita? Quando mai…il 2011 è il momento dei Forconi, un gruppo di agricoltori e allevatori meridionali che risalgono lo stivale per dar battaglia al governo Monti e alle misure economiche e fiscali lacrime e sangue. E’ stato un fuoco di paglia, a tratti a tinte fosche, finito nel dimenticatoio.

Ora è tempo di sardine, e se Di Maio e i suoi vi erano apparsi impreparati, la dimostrazione che al peggio non c’è fine è protagonista nelle piazze d’Italia. Rivelatisi alla pubblica opinione il 4 Dicembre 2019 grazie a una manifestazione organizzata a Bologna, quest’ennesima sollevazione di popolo nasce ancora una volta per abbattere un leader di partito, ma stavolta tocca a Matteo Salvini parare i colpi di un odio nato per nulla e che porta a niente. Verificheremo la durata di questo ennesimo sollevamento popolare.

In ognuna di queste organizzazioni nate dal basso, albergano alcuni elementi fissi. Il primo è il nemico, rappresentato da esponente politico. Il secondo è la mancanza di contenuti, se non quelli generici che parlano di democrazia e libertà. Il terzo è forse il più importante: queste organizzazioni non fanno del bene alla popolazione perché non generano proposte concrete. La gente si convince d’aver fatto la rivoluzione e non si accorge di aver perso un’occasione per chiedere il dovuto alla classe dirigente. Un po’ come accade con certi sindacati, che da anni portano i lavoratori in piazza non per risolvere i problemi quanto per farli sfogare e tutti a casa. Un metodo gattopardesco: sembra che tutto cambi ma resta esattamente com’è.


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