Adolescenza a metà, al tempo del Covid
di Massimiliano Gianotti
Strappati dalla scuola e confinati in casa con perdita delle loro routine quotidiane.
Mosse d’emergenza, in tempo di pandemia, che possono arrivare anche ad un deterioramento educativo e
formativo nei confronti dei nostri giovani. E così si inasprisce il clima in tante famiglie, tra tensioni emotive
ed inquietudini con il rischio che i ragazzi possano vivere un’adolescenza solo a metà.
<<==dott. Massimiliano Gianotti
L’impatto del Covid-19 sta infettando la salute psicofisica dei nostri adolescenti minando rapporti familiari e sociali. La vita, tra quarantena forzata ed isolamento a fasce, è sempre più difficile da digerire, soprattutto per gli spiriti liberi e per quegli ormoni in escandescenza. I ragazzi si stanno scontrando con una forzata riorganizzazione della quotidianità vincolata dai limiti imposti al presente e dalle incertezze riguardo al futuro. Adolescenza deriva dal verbo adolescĕre, ossia “crescere”, quindi significa cambiamento e mutazione in un contesto dell’età evolutiva che altro non è che quel passaggio dallo stato infantile a quello dell’adulto. Ed oggi, restrizioni e virus stanno infettando proprio questa fase esistenziale e cruciale per lo sviluppo della loro identità portando a galla un mix di incertezze ed instabilità.
Il tutto miscelato dentro un frullato impazzito dove i già incandescenti stati d’animo si amalgamano a nuove tensioni emotive ed atteggiamenti contraddittori. Per questo aumentano le tensioni in tante famiglie. Proprio perché quei naturali cambiamenti, di questa difficile età, vengono amplificati dall’isolamento forzato e dal taglio delle routine quotidiane. Anche i giovani assorbono stress e paure connesse alla realtà del virus. In più si trovano, forse per la prima volta, ad toccare con mano quelle difficoltà economiche familiari e quegli stati d’animo negativi che si respirano in casa. Ma se, oggi, abbiamo figli che fanno fatica ad auto controllarsi, parte della colpa è anche di noi genitori che, con i nostri pseudo-modelli educativi moderni, abbiamo sottratto loro sogni e sfide.
In pratica, i sogni glieli abbiamo trasformati in prodotti di consumo e del “tutto e subito”. Da piccoli, ogni loro desiderio si concretizzava con l’acquisto di un giocattolo e così oggi abbiamo soffocato quel fascino della sorpresa e della fantasia. Ed ecco che i nostri ragazzi non hanno più un concetto di sogno come prospettiva, come vision o come traccia di un percorso da perseguire, ma è diventato un voglio e pretendo da soddisfare con l’acquisto. Quasi, sugli scaffali, potessimo trovare confezioni di sentimenti, impulsi, emozioni e desideri. Poi, li abbiamo fatti crescere andando a smussare loro l’asprezza degli angoli. In questo modo non gli abbiamo lasciato la possibilità di mettersi alla prova, di battere contro quegli stessi spigoli.
Abbiamo sempre messo della protezione alle difficoltà che si presentavano sui loro percorso di vita. Ma erano tutte difficoltà rapportate ai loro modelli di crescita e sviluppo. Nulla di più. Ostacoli necessari per imparare a gestire i conflitti, soprattutto interiori, e determinanti per quei processi di relazione con il mondo.
Noi, invece, gli abbiamo ovattato la realtà con la continua disponibilità a realizzare ogni desiderio e a difenderli, ossessionati dal fatto che il figliolo o la figliola non fossero in grado di schivare, da soli, i tranelli della vita o le presunte trappole che affollerebbero le nostre realtà sociali, di giorno e di notte. E così li spiamo, li controlliamo, li tracciano, li soffochiamo di consigli, ma non li sgridiamo mai, abbiamo perso il valore del castigo, perché è più comodo puntare il dito contro l’insegnante e contro le istituzioni. E tutto questo, in emergenza Covid, sta esasperando proprio quelle fragilità rendendo gli adolescenti ancora più vulnerabili ed arrabbiati. E così, social e chat diventano rifugio, condivisione per evadere, per esorcizzare la paura ed allontanare i pensieri.
Per tanti di loro l’assenza di una routine quotidiana si è trasformata in maggiore sedentarietà, spostamento dei ritmi sonno-veglia ed alimentazione disordinata. E così restano sempre più nervosi e poco tollerabili. Per questo sono sempre più spesso contro mamma e papà. Ma mai come oggi, i genitori possono riscattarsi ritornando ad essere un perno importante sul quale far ruotare la nuova quotidianità. Nella drammaticità del periodo, infatti, devono essere in grado di riscoprirsi quale punto di riferimento educativo visto che, parte di questa emergenza Covid, si gioca proprio tra le mura domestiche. Potrebbe essere l’occasione di riscoprire i nostri figli rivalutandoli nel loro ruolo di giovani-adulti.
Usiamo il dialogo come mezzo di condivisione. Sproniamoli a strutturare e programmare le loro giornate. La scuola è chiusa e la didattica a distanza crea disorientamento, ecco chiediamo loro come procede questa esperienza, cosa ne pensano e come la stanno affrontando. Domandiamo loro come stanno veramente. Ai giovani fa piacere raccontarsi anche perché stanno vivendo una dimensione di studio in solitudine. Oppure invitiamoli nel box di casa a fare qualche lavoretto insieme o insegniamo loro come cucinare, senza paura che possano rompere un vasetto o sporcare la cucina. Lasciamoli ri-scoprire. Non dimentichiamo che la combinazione tra libertà di espressione, ascolto e condivisione sono assolutamente presupposti fondamentali per una sana relazione genitori-figli.
Gli adolescenti vanno coinvolti anche quando bisogna parlare di argomenti poco piacevoli, aggiorniamoli sulle difficoltà che sta attraversando la famiglia con i suoi vissuti di paura e le difficoltà economiche. Aiutiamoli a rivalutare ed apprezzare ciò che prima era sempre considerato scontato. Vedrete che con il dialogo, l’ascolto e la condivisione potremmo riscoprire un lato dei nostri figli che ci lascerà a bocca aperta perché, alla fine, il ruolo dei genitori non è quello di essere iper-protettivi, vivendo noi la loro vita, ma di trasmettere radici di responsabilità e consapevolezza unite alle ali dell’indipendenza. Perché, in verità, la loro vita giace nelle loro stesse mani.
Massimiliano Gianotti – Dott. in Sociologia, dott. in Psicologia