ANTROPOLOGIA DELLA SALUTE E DELLA MALATTIA

di Francesca Santostefano

“La salute ci consente di godere la vita, la malattia di comprenderne meglio il significato.”Emanuela Breda

<<==dott.ssa Francesca Santostefano

CENNI STORICI

L’Antropologia (termine derivante dal greco “ἄνθρωπος” uomo e “λόγος” discorso) è una scienza di recente sviluppo la quale si prefigge di studiare l’essere umano nella sua integrità e finitezza sotto differenti prospettive (sociali, culturali, morfologici, sociologici, filosofico-religiosi) avvalendosi come disciplina umanistica nel decorso del tempo. Nonostante sia una disciplina nata piuttosto di recente, le sue radici affondano perfino dall’antico Egitto ove gli  Egizi solevano distinguere le differenze tra i popoli, raffigurando i nemici catturati con un colore della pelle diverso, come ad esempio i Libici dalla pelle chiara, ma bisognerà attendere gli studi dello storico e geografo greco Erodoto di Alicarnasso, per poter leggere una descrizione dei caratteri di varie popolazioni antiche (Etiopi, Greci, Egizi, Sciti), nella quale l’autore distinse tra i caratteri fisici e quelli etnografici. Uno dei primi precursori dell’antropologia, nell’antichità fu Aristotele, che si preoccupò di classificare il mondo zoologico, comprendente l’uomo animale ragionevole.

La nuova scienza antropologica (basata sull’analisi delle strutture sociali dei popoli arcaici) ebbe un inizio promettente con Lewis Henry Morgan (1818-1881) ed Edward Burnett Tylor (1832-1917), i quali, nei loro studi sugli amerindi e su altre popolazioni primitive, rivelarono la comune struttura sociale di tribù di diversi paesi: una struttura caratterizzata da un sistema complesso di rapporti, spesso matrilineari e dalla mancanza di proprietà privata e di un apparato repressivo (prigioni, polizia, ecc. L.H. Morgan, Ancient society, Londra, 1877; E.B. Tylor, Anahuac, Londra, 1861). Questo fu per loro lo stato primitivo della nostra civiltà, corrispondente all’antica organizzazione sociale della Grecia antica e di Roma antica (Fonte Wikipedia).

DEFINIZIONI E CAMPO DI STUDIO

 L’antropologia dunque non è una disciplina tesa unicamente ad occuparsi dell’uomo al centro di un sistema sociale ove assume diverse connotazioni, essa è caratterizzata da differenti sfaccettature, una di queste ha condotto l’antropologia ad occuparsi della salute connessa al corpo dell’uomo inteso socialmente e culturalmente (prettamente un pensiero filo sociologico) e della malattia ad esso correlata. La salute sociale è un diritto inalienabile, secondo quanto sancito dall’art 32 della nostra Costituzione Italiana, una tutela dal valore inestimabile. Di cosa si occupa l’antropologia della salute?Innanzitutto il termine salute deriva dal latino “salus” che significa salvezza e contiene altri diversi significati ossia salute intesa come condizione psicofisica dell’organismo e salute intesa come benessere. La malattia è una condizione abnorme ed insolita che può colpire un organismo vivente e vegetale, caratterizzata da disturbi funzionali o comportamenti inconsueti volti a compromettere l’integrità e la sopravvivenza dell’individuo stesso, condizione che può essere transitoria o reversibile (Dizionario Treccani).

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la definizione ufficiale di salute da essa formulata è: “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non soltanto l’assenza di malattia” (1948) dunque intesa dall’OMS come risorsa nella vita quotidiana e non come obiettivo da perseguire in modo astratto. Essa è anche denominata antropologia medica ed è “lo studio del versante socioculturale dei processi di salute e malattia intesi come fenomeni integrati, biologici e storico-sociali”. Si occupa delle concezioni del corpo, le risposte che ne derivano sul piano dei comportamenti individuali e collettivi e “le strutture istituzionali in cui tali risposte si esprimono (Siam, 1996). Secondo V. Lanternari l’antropologia medica, così come altre discipline (l’Etnomedicina, la Storia della medicina popolare, l’Etnopsichiatria, la Psichiatria transculturale, ecc.), nascono dalla crisi della scienza e della pratica medica nelle società occidentali e dall’emergere di un diffuso malessere sociale nei confronti di una medicina sempre più distaccata dal paziente (Lanternari, 1994).

“L’antropologia medica ha evidenziato come ogni individuo in ogni contesto sociale percepisca, interpreti ed affronti la malattia e la salute con modalità strettamente connesse al vissuto personale e all’ambiente socio-culturale di cui è parte” . (Volpini, 2005).  Gli studi di antropologia medica riguardano essenzialmente due ambiti: L’interpretazione e i significati connessi all’evento malattia; i sistemi medici quali risposta organizzata che i vari gruppi sociali elaborano nei confronti della malattia. Essa utilizza i metodi dell’antropologia e delle scienze sociali per affrontare le questioni della salute e della malattia, della guarigione e dei sistemi di cura. Si usa il termine Etnomedicina, il cui significato, però, è ben distinto, adattandosi a designare una pratica disciplinare che si occupa, su un terreno più marcatamente etnologico, di studiare e annotare, anche al di fuori delle grandi tradizioni scritte, i diversi sistemi di approccio locale al problema della malattia, della cura e della guarigione, soprattutto con riferimento ai grandi sistemi elaborati dalle tradizioni culturali della medicina cinese e di quella indiana L’etnomedicina è arrivata ad occupare, durante gli anni ottanta, buona parte del campo di ricerca dell’antropologia medica. L’idea del corpo muta nel tempo,  un concetto piuttosto relativistico , proprio l’antropologo Marcel Mauss nel suo saggio “Tecniche e Corpo” (1934-36) scrisse che il modo in cui i corpi e le malattie sono vissuti varia culturalmente a seconda dei contesti umani ed il corpo è il primo strumento di cui dispone un essere umano.

Le origini dell’antropologia medica risalgono al 1937 quando Evans Pitchard effettua una ricerca nel Sudan in Africa riguardo alla cura di molte malattie, studiando nei minimi particolari le tribù e le tecniche di guarigione perseguite , nello specificò condusse i suoi studi verso la tribù Azande i quali si avvalevano della magia effettuata dagli stregoni per curare numerose malattie o anche le erbe curative davano risultati molto efficaci a riguardo.. Da un punto di vista filosofico Friedrich Nietzsche scrisse “Essere uomo è la vera malattia” da “Così parlò Zarathustra” (1882-1885) egli avendo vissuto una vita molto travagliata ai confini della malattia mentale, in quel periodo in cui nacque la psicoanalisi e i vari studi condotti da Freud, intende la malattia come parte integrante dell’individuo il quale senza di essa non sarebbe uomo inteso nella sua totalità. Oggigiorno sono molte le affermazioni ed i luoghi comuni diffusi nel nostro sentire comune come l’esclamazione “scoppi di salute!” oppure “sei così pallido!” implica conseguentemente uno status fisico, ma anche la tecnologia ha prevaricato sullo status di benessere dei cittadini: si parla di Cybercondria ossia cercare i sintomi cui si soffre sul motore di ricerca google, tuttavia i sintomi cercati non corrispondono sempre a ciò che pensiamo di avere. Quasi il 40% della popolazione opta per cercare la sintomatologia su google anziché recarsi dal medico curante, incrementando ansia, paura, incertezza ed un’esacerbata ipocondria.

Dott.ssa Francesca Santostefano – Sociologa, specializzanda in SAOC (Scienze delle amministrazioni e delle organizzazioni complesse, Counselor Sociolostico ASI.


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