Una fugace riflessione a “mente aperta”

di Davide Costa

In alcuni casi è necessario andare oltre il solito impianto teorico-metodologico, specialmente se parliamo degli studiosi della sociologia. Come lettori privilegiati dei fenomeni sociali, in situazioni particolari, abbiamo la necessità di “scendere in campo” con i diversi strumenti a disposizione, il primo fra tutti, la parola!

<<==dott. Davide Costa *

Viviamo un periodo drammatico, che va ben al di là della sfera sanitaria! Si tratta di una situazione di assoluta insicurezza socioeconomica, in cui le fasce più deboli sono ancora più fragili. Tra una mascherina e un’altra, ci si chiede se si tornerà alla “normalità” pre-covid o se dovremo prepararci ad una nuova socialità. Sembrerebbe che quella di oggi sia una nuova società, destinata a riportare in auge il vecchio polarismo “tra ricchi e poveri”: si apre maggiormente la forbice, la disuguaglianza e soprattutto la differenziazione di accessi…

 Si di accessi: mentre il più abbiente ha la possibilità di farsi strada in questa nuova rete fatta di smart working, reti private, ecc.; i meno abbienti non hanno queste possibilità, facciamo un esempio: sono ancora molte le famiglie e le località prive di connessione ad internet; ora se sempre di più la vita sta diventando “online”, come faranno ad accedere e a fruire di molti servizi? E ancora, il livello di istruzione sta subendo un vertiginoso calo, scelta, forse, voluta, perché meno si conosce e più è semplice manipolare un’intera nazione; la vera forza non sta nei muscoli, ma nelle capacità intellettive, nella cultura, l’unica vera via maestra per la libertà!

E’ diventato tutto così dannatamente nebuloso, una società in cui ci battiamo a commentare un spot poco rappresentativo o ad urlare contro il capro espiatorio di turno, ma non per le questioni che realmente richiederebbero azioni simboliche, si intende non violente, ma di sana e concreta ribellione contro un sistema oramai, non solo sordo, ma anche cieco e muto! Eravamo in molti a sperare in un cambiamento significativo delle strutture sociali, ormai palesemente obsolete, eppure l’unico cambiamento tangibile è il silenzio! Un mutismo totale! Forse perché cambiare significa mutare, e non tutti sono disposti a sostituire gli agi sui quali si sono adagiati… Comodità e cambiamento non vanno molto d’accordo!

Mi chiedo con quali esiti, alla fine di questa ondata di insicurezza, avremo a che fare! Una cosa è certa, la già scarsa meritocrazia italiana, sarà sempre più declassata, per lasciare spazio al sempre mai tramontato vecchio sistema! l vero problema di questa situazione attuale è la totale incapacità proiettiva dell’uomo verso il suo orizzonte pregnante: il futuro! Quale futuro ci aspetta, dal momento che non abbiamo la possibilità di pianificare l’immediato! Come sarà l’avvenire se, questi normalmente si edifica su basi solide e stabili, ed ora abbiamo soltanto dei vacillanti vasi di coccio prossimi a frantumarsi? Probabilmente questo articolo suonerà come un delirio sconnesso permeato da un eccesso di negatività… E’ probabile… O forse è una è piccola finestra su una delle tante facce che la realtà propone… Realtà… Realismo….

Realismo e negativismo spesso vengono confusi, perché non ci piace una realtà meno disillusa e più pragmatica; sin dalla nascita siamo abituati alle favole e al lieto fine, e nonostante chiunque viva sula propria pelle il frantumarsi del bel finale, non rinunciamo mai a bollare il reale con il negativo! Forse perché così ci si deresponsabilizza, si attribuisce la colpa ad una visione troppo “cupa”, perché si discosta troppo dalla voce candida e soave della fatina di turno.

Ma  oggi non ci sono fatine, non ci sono castelli da conquistare e vecchi maghi da scacciare, c’è solo la nuda e sempre costante lotta dell’uomo contro se stesso. Anziché cooperare e collaborare, la via conflittuale è la più facile, la più seduttiva perché è più semplice da adottare: il barcone da affondare, la devianza da incolpare, l’omosessualità, ecc.; si tratta di strumenti congeniali al sistema per fare in modo che le società possano scaricarsi su di essi piuttosto che verso i reali autori dei mali di cui soffriamo! D’altra parte la società ha bisogno di essere confortata, di essere cullata da interventi rapidi, differenziali e differenziati, ecco perché parlavamo di un aumento della forbice tra ricchi e poveri; è così che essa preferisce la serenità dettata da schemi rapidi e immediati piuttosto che la riflessione accurata e profonda.

Concludo con questa, che vuole essere una brevissima riflessione a “mente aperta” e non a “cuore aperta”, perché è la mente la casa dell’agire, del pensare razionale e sociale; è la mente che dovremmo utilizzare come bussola delle azioni individuali e collettive per provare a realizzare un vero e proprio cambiamento,  e non, come viene da sempre sostenuto, il cuore che si occupa di irrorare tra le tante strutture anch’essa!

  • Sociologo e Segretario Regionale Calabria dell’Associazione Sociologi Italiani

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