MEDIA E CRIMINE
Come i media influenzano l’opinione pubblica.
Lo spiega il sociologo Marino D’Amore nel suo libro “Media e Crimine”
Il libro di D’Amore nel titolo palesa le sue finalità, ponendo come filo conduttore logico il forte connubio tra comunicazione e criminologia. Infatti l’intento interpretativo-analitico è quello di dimostrare come la comunicazione, prima giornalistica e poi televisiva, influenzi la ricezione interpretativa di un caso di cronaca e, conseguentemente, la sua trattazione.
L’analisi, all’interno del testo, procede da un punto di vista oggettivo, ossia riferendosi ad ogni singolo caso in modo il più possibile esaustivo, ma anche diacronico, generazionale, osservando come la trattazione mediatica di questi casi è mutata nel corso del tempo e all’interno del contesto storico-culturale di appartenenza.
L’iter analitico che tale lavoro ha portato avanti si è basato sullo studio degli articoli dei quotidiani e più tardi sul potere icastico del mezzo televisivo nel trattare determinate tematiche, nel tipo di comunicazione utilizzata attraverso l’uso degli strumenti semantico-linguistici che la caratterizzano.
I casi trattati, dal Processo Fadda a Sara Scazzi, dimostrano come un titolo, un aggettivo, una proposizione, un’immagine, può mistificare il reale svolgimento di un fatto, una verità, addirittura mitigare la sanzione sociale nei confronti dell’autore di un reato che assurge al ruolo di personaggio pubblico non per merito ma per nomina di audience dai connotati voyeuristici. Pubblici che in molti casi non hanno gli strumenti cognitivo- interpretativi adeguati per comprendere determinate notizie, connotandole di significati erronei. L’opinione pubblica inoltre, in quanto portatrice di un pensiero comune e condiviso, influenza, insieme alla cosiddetta gogna mediatica, anche il giudizio di una certa letteratura giurisprudenziale, che ovviamente prima del suo ruolo giudiziario nonché pubblico e quindi inevitabilmente soggetto a questo tipo d’influenza mediatica.
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