IL CONCETTO DI DEVIANZA
di Italo Caruso
Diversi sono i sociologi che si sono interessati al fenomeno della devianza sociale, a partire da Emil Durkheim che spiega come la devianza sia indotta dall’anomia, fino agli studiosi e filosofi contemporanei, i quali teorizzano che il concetto di devianza è da circoscrivere nella violazione delle norme, delle regole sociali all’interno di un determinato sistema sociale
Per alcuni sociologi la devianza non è la infrazione di una regola, in quanto tutte le società hanno dei limiti di tollerabilità, Olanda e Svezia ad es. più trasgressive, ma più permissive; oppure paesi più restrittivi, dove il mancato rispetto della norma è punito severamente.
Quindi possiamo dire che la devianza è un concetto relativo che può variare da una società all’altra, con il periodo storico e con i mutamenti delle norme sociali, per cui, quello che è considerato deviante per una società, risulta normale per un’altra.
Partendo da questo concetto di devianza, concetto labile e opinabile, nel giudicare un atto trasgressivo, e quindi punibile con la limitazione della libertà fisica dell’individuo, rimane qualche volta il dubbio se alcune restrizioni coercitive siano effettivamente adeguate al problema.
La devianza parte da lontano, il carcere è il culmine di un processo criminale adolescenziale. Per fare un esempio pratico potremmo dire che la devianza è tangibile nei ragazzi già dall’inizio della scuola media, anche prima, e spesso il compagno di banco, se non l’intera scolaresca, è solidale con il deviante. Non si può far gravare tale problematica sul capo dell’istituto già oberato da mille rivoli burocratici, oppure sperare in un docente eroe, o peggio lasciare che se ne facciano carico esclusivamente le famiglie che vivono tale dramma. Occorre prevenire tale comportamento deviante che può diventare per qualcuno una trappola che si chiama carcere. Di tale problema non si può far carico la scuola, che ha ben altri compiti culturali e istituzionali, né si può demandare tutto agli organi di polizia. Come laboratorio Focus Carcere di Rende mi rivolgo alla Ministra Lucia Azzolina, professionista di indubbia capacità, cosciente che il mondo scolastico esprime l’intellighenzia per antonomasia, e mi auguro che la Ministra Azzolina possa ascoltare tale messaggio e farne ricchezza.
Il sociologo sentinella sarebbe un valore aggiunto, ma di questo ne parleremo più avanti.
Rinchiudere il deviante, il delinquente, il criminale è rassicurante, ma non risolve il problema, serve solo a dare soddisfazione al popolino e a punire il reo per il reato commesso, assicurandolo alla Giustizia.
Restrizioni che molto spesso puntano alla punibilità del reato, ma non al recupero della persona. Una concezione arcaica, giustizialista in base alla quale solo con il male si può ripagare il male arrecato.Il modello carcere così inteso diventa un punto di raccolta di persone che hanno commesso dei reati e che le raggruppa ed etichetta come criminali, quindi un modello punitivo che genera criminali, invece di un modello di carcere rieducativo che punta alla riabilitazione, alla prevenzione, un modello che può solo aumentare la sicurezza nella collettività.
A proposito di devianza e riabilitazione ci viene in aiuto l’ordinamento penitenziario, la legge Gozzini del 1986 che ha introdotto misure alternative alla carcerazione, quali affidamento in prova al servizio sociale, detenzione domiciliare, regime di semilibertà, liberazione anticipata.
Un ruolo fondamentale nell’attuale quadro normativo è ricoperto dall’Ufficio UEPE (Ufficio Esecuzioni Penali Esterne), che è chiamato a rispondere alle prescrizioni e modalità dettate dal giudice di sorveglianza imposte al beneficiario delle pene alternative. Detto ufficio è composto prevalentemente da assistenti sociali, che svolgono un enorme lavoro con funzione anche risocializzante e rieducativa, con a capo un dirigente nominato dal Ministero della Giustizia, che a sua volta trasferisce la documentazione prodotta al Tribunale di Sorveglianza, per sancire la fine della pena, oppure la revoca del beneficio.
Ma è proprio in questa fase, a mio modesto parere, che manca un fascicolo importante al completamento della documentazione prodotta dall’ UEPE, un documento non previsto dall’ordinamento giuridico ma a mio avviso fondamentale ai fini della buona riuscita di tutto il percorso detentivo della persona appena liberata, ovverosia manca la relazione del sociologo per il reinserimento sociale.
Dott. Italo Caruso – Direttore ASI-Lab Sociologia “FOCUS CARCERE”