CORONAVIRUS, LA SALUTE PRIMA DI TUTTO

Inequivocabili i risultati del questionario ASI sulla dicotomia tra salute e ripresa economica: i cittadini preferirebbero inoltre misure uniformi che non acuiscano confusione e incertezza.

Non emergono dubbi sui risultati del secondo questionario proposto dall’ASI, Associazione Sociologi Italiani, Deputazione Calabria, in merito alla “reale o falsa dicotomia tra tutela della salute e ripresa economica”. Un’indagine implementata per cercare di valutare l’impatto sociale effettivo di alcune difformità normative, tra Governo centrale e Governi regionali, registrate durante l’emergenza coronavirus e precisamente a cavallo dell’inizio della seconda fase di lockdown.

Nel questionario si è dovuto fare riferimento specifico in particolare a due ordinanze, quella della Regione Calabria (n.37 del 29 aprile 2020), che dispone, tra l’altro, la ripresa delle attività di ristorazione e dei mercati all’aperto di generi alimentari, fiori e piante, e quella della Regione Sardegna (n.21 del 3 maggio 2020) che consente le messe e anticipa la riapertura dei servizi alla persona. Due ordinanze che, volenti o nolenti, sono oggettivamente difformi dalle misure adottate dal Governo nazionale attraverso il DPCM del 26 aprile, tanto da provocare la diffida della ordinanza della Calabria da parte del Ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia e, successivamente, con sentenza del 9 maggio, l’annullamento da parte del TAR della Calabria, ma anche reazioni contrarie da parte di tanti sindaci calabresi cha hanno deciso di non applicarla.

Questi i fatti oggettivi, interpretabili anche sotto l’occhio della polemica politica, ma che non possono essere oggetto di un’indagine sociologica, a fini esclusivamente scientifici. L’ASI, Deputazione Calabria prende quindi le distanze da ogni qualsivoglia interpretazione dei dati che non sia esplicitamente collegabile allo studio scientifico dell’impatto sociale che queste difformità normative hanno generato sulla popolazione.

Il questionario telematico, strutturato con modalità di risposta chiusa e pre-codificata, è stato sottoposto alla popolazione tramite Facebook, mediante modulo Google Drive, e al quale hanno risposto, spontaneamente, esattamente 621 cittadini maggiorenni, da tutte le regioni d’Italia. Un campione soddisfacente, con un intervallo di confidenza del 95% e una variazione in più o in meno (errore massimo tollerabile) del 4,0% rispetto al valore stimato, che ne garantisce la rappresentatività.

Nello specifico il 73% delle risposte sono arrivate dalla Calabria, regione da cui è partita l’indagine, e questo ci fa capire che il questionario è stato interpretato come una “questione” calabrese e non nazionale, benché venisse specificato più volte che ad essere presa in esame fosse la difformità tra una qualsiasi ordinanza regionale (ad esempio anche quella della Regione Sardegna palesatasi quattro giorni dopo o della provincia autonoma di Bolzano del 7 di maggio) ed il DPCM del Governo centrale.

Le altre risposte altre sono giunte in maniera relativamente più consistente dal Lazio (8%), Lombardia (4%), Campania (4%), Sardegna, altra Regione che ha presentato un’ordinanza difforme dal DPCM 26 aprile (4%), Piemonte (2%), Marche (1,5%) e via via tutte le altre con percentuali pari od inferiori all1% e 185 comuni coinvolti.

Percentuali per regione

Preponderante, anche questa volta, la partecipazione delle donne (66%), anche se gli uomini hanno partecipato di più rispetto alla precedente indagine (34% + 6%); così come l’interesse si è registrato tra i cittadini con grado di istruzione più elevato (61% con laurea e 35% con diploma); maggiore anche la partecipazione di impiegati e liberi professionisti, ma risposte sono arrivate anche da commercianti e casalinghe, il che rende il campione più rappresentativo.

Le risposte, come anticipato, sono inequivocabili, assolutamente uniformi nel giudizio (si registra la medesima opinione almeno nel 70% dei casi, con picchi dell’87%) e coerenti tra loro nell’85% dei casi. I rispondenti si dichiarano palesemente contrari alla metodica posta in essere dai Governi regionali, ritenuta assolutamente strumentale allo scontro politico (87%) ed in ogni caso non funzionale alla salvaguardia della salute dei cittadini. Giudizio evidentemente condizionato dal forte stato d’ansia ed insicurezza che ancora l’emergenza coronavirus infonde, anzi, che con il passare dei giorni aumenta, confermato dall’altissima percentuale di cittadini che ritengono ancora insicure le attività di ristorazione, gli stabilimenti balneari e addirittura le scuole, che verranno riaperte solo a settembre. Così come parrebbe diminuire sempre più la capacità di mediare e mantenere a lungo la medesima disciplina a fronte delle restrizioni “imposte”, confermando una scarsa resilienza al fenomeno, come d’altronde emerso nella precedente indagine (82%). In sostanza i cittadini non tollererebbero ulteriori restrizioni soprattutto se causate da quelli che, nell’immaginario collettivo, vengono ritenuti veri e propri errori della gestione dell’emergenza. Nella fattispecie emerge con chiarezza che:

PRIMA LA SALUTE, l’85% dei rispondenti intravede nel DPCM del 26 aprile un più funzionale ricorso alla tutela della salute, non ritenendo lesi i principi della libertà individuale, ed allo stesso modo il 75% ritiene che ordinanze regionali che favoriscano una riapertura anticipata possano pregiudicare la salute dei cittadini più che favorire la ripresa economica. Per tale ultimo motivo ritengono anche tali ordinanze imprudenti nel 53%. Il dato assume ancor più valore se si tiene in considerazione che dall’incrocio dei dati emerge che ben il 68% dei commercianti è d’accordo con il primo assunto e il 52% con il secondo. Da sottolineare come il dato rimanga costante nel tempo, visto che il questionario è stato aperto il 30 aprile ed ancora oggi arrivino risposte omogenee con il trend iniziale. In sostanza i calabresi, sardi, laziali, campani, lombardi, etc, sembrerebbero auspicare una cauta ripresa, ma soprattutto invocare provvedimenti uniformi per evitare disorientamento, confusione ed incertezza. Nel caos istituzionale e mediatico non si sa chi ascoltare e come comportarsi, le persone non sviluppano comportamenti omogenei con l’effetto di rendere assai più complessa la gestione dell’emergenza.

INSICUREZZA LATENTE, nonostante tutte le misure di tutela intraprese (distanziamento sociale, uso di dispositivi di protezione individuale, etc..) i rispondenti si sentono ancora in pericolo e nel 71% dei casi non ritengono sicuro frequentare attività di ristorazione, nel 56% gli stabilimenti balneari e nel 69% le scuole. Le percentuali diminuiscono quando a rispondere sono i commercianti, rispettivamente (47%), (42%) e (31%) anche se con cospicue percentuali di rispondenti che non sa rispondere.

DISORIENTAMENTO, ben il 78% degli interpellati si ritiene disorientato dalla difformità delle misure, non sa chi ascoltare, è incapace di comprendere cosa gli sta accadendo intorno e di conseguenza giudica tali ordinanze inopportune nel 38% dei casi, in riferimento alla metodica utilizzata e probabilmente anche ai tempi di emanazione, il che unito ad un 53% che le giudica anche imprudenti, ci fornisce il quadro di un giudizio fortemente negativo (91%). 

SCONTRO POLITICO, secondo l’87% dei rispondenti, infine, i provvedimenti sarebbero permeati da ideologismo. Al di là delle finalità dei provvedimenti viene attribuito ad essi un valore strumentale, in quanto emessi per un secondo fine ed interesse non dichiarato che è quello politico. Tale assunto viene confermato anche dal fatto che le stesse ordinanze vengono ritenute destabilizzanti, nell’accezione di turbativa al sistema socio-politico del Paese.  

da sx: Francesco Boccia ( Ministro Affari regionali) e i presidenti di Calabria e Sardegna, Jole Santelli e Christian Solinas

APPROFONDIMENTI: Questi i temi di portata generale mentre per chi volesse approfondire la tematica oggetto dello studio dei sociologi, coordinati dal dott. Davide Franceschiello: Giuseppe Bianco, Catia Cosenza, Francesca Santostefano, Davide Costa, il gruppo della Deputazione Calabria dell’ASI e il supporto del presidente nazionale Antonio Latella,sarà disponibile nei prossimi giorni, sul sito dell’ASI https://www.asi-sociology.com/, la vera e propria analisi sociologica con la totalità dei dati espressi dall’indagine.


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