COVID -19 E NUOVI PODESTA’

di Antonio Latella

I nostri giorni sono come i granelli di un rosario. Dall’alba al tramonto e finanche la notte: tutti uguali. E tutti siamo stanchi di questa routine come tanti predestinati ad andare fuori di testa. Non si tratta di pazzia, ma di stanchezza.

Tanta stanchezza, causata non solo dalla paura del contagio – anche quella c’è – ma anche dal bombardamento mediatico che priva d‘ossigeno il nostro cervello fino a farci diventare veri e propri automi. All’inizio della pandemia Covid-19, la stragrande maggioranza di cittadini ha fatto una scelta responsabile seguendo le raccomandazioni delle autorità sanitarie, le uniche abilitate a decidere i nostri comportamenti.  E da fine febbraio per il distanziamento sociale siamo rimasti a casa dove, a lungo andare, siamo diventati eterodiretti. Disorientati, frastornati, intossicati dalla pressione mediatica che dura da oltre due mesi con incursioni di inviati tv, di rubriche di approfondimento, di litigi tra politici, di proclami e di consigli in tutte le salse da parte di improvvisati esperti (personaggi in cerca d’autore), di proposte e promesse.

Al punto da temere comportamenti anarchici, di disobbedienza (peraltro avvenuta per le tante fughe da una regione all’altra) e non si esclude di propositi rivoluzionari. In quest’ultimo caso non sappiamo né con quali motivazioni e neanche con quali armi (basterà la sola coscienza?).  

Abbiamo tutti perso la pazienza.

E quando il popolo supera il livello di guardia della sopportazione, o si è in grado di fare un’attenta valutazione di quanto sta per accadere oppure viene meno la pace sociale. L’incapacità di governo e classe dirigente di leggere il malcontento che taglia trasversalmente la società italiana ipoteca il nostro futuro che si prospetta difficile, nero, quasi apocalittico.   Da più parti c’è la convinzione che nulla sarà come prima. Anche noi lo abbiamo scritto di recente.

Il futuro va programmato in modo razionale, senza spinte emotive, interessi di parte, occasioni di arricchimento di gruppi d’interessi, di egoismi settoriali, di appetiti politico-mafiosi. Le fondamenta della ripresa vanno costruite sulla giustizia sociale, sulla trasparenza e nell’esclusivo interesse dell’uomo e del cittadino. Al sistema neoliberista ed ai suoi paradigmi che hanno aiutato i boss del capitalismo finanziario, delle borse e delle banche a discapito di tutte le altre categorie sociali non si può più dar credito.

AAA CERCASI GUIDA AUTOREVOLE

L’Italia è in cerca di una guida, autorevole, forte, sicura in grado di aiutarla a ripartire.  Ma in modo diverso rispetto alla politica delle cicale che ha caratterizzato il Paese dalla fine del boom economico in poi. Quella attuale, con tutta la buona volontà che ci sta mettendo, non sembra in grado per diverse ragioni: per i continui distinguo all’interno  delle forze di maggioranza che sostengono l’attuale esecutivo; per la contrapposizione tra maggioranza e opposizioni  che in un  momento di grande difficoltà come quello attuale  non hanno perso il vizio  di  litigare dimenticando che in periodo di “guerra”  la politica ha il dovere di mettere da parte rivalità, principi, interessi di partito, bramosia di potere e di consensi, pur  di  aiutare il Paese ad uscire da situazioni gravi e vitali.

SONO TORNATI I PODESTÀ ?

Il coronavirus sta dimostrando un’Italia divisa, alle prese con la conflittualità istituzionale: quello che decide il centro viene contestato in periferia dai presidenti delle regioni pronti, spesso in contrasto con il Governo, ad assumere decisioni diverse. Altro che Stato unitario: paradossalmente in Italia sono tornati i podestà. Un Paese, il nostro, dove il Parlamento e i Consigli regionali sono diventati spettatori di decisioni assunte con Dpcm, decreti dei presidenti delle regioni, ordinanze dei sindaci; dove proliferano commissari, garanti, comitati di esperti. Tutte decisioni amministrative.

L’ITALIA DEL CAOS

Soprattutto sul lento ritorno alla normalità. Protestano i commercianti, gli artigiani, i tassisti, i parrucchieri, i ristoratori, le società sportive, il mondo del calcio, i gestori dei lidi e – udite, udite !-  anche la Chiesa per bocca della CEI.  Ogni categoria rivendica un diritto: in primis alla salute che l’OMS e gli scienziati dei singoli Paesi hanno deciso di salvaguardare con l’osservanza di rigidi comportamenti individuali e di gruppo che spesso limitano le libertà personali. La fase 2 prescrive comportamenti diversificati e scaglionati che tengono conto delle difficoltà dei singoli territori. Ma neanche questo registra il gradimento degli appartenenti di una stessa categoria produttiva che opera in regioni diverse.

L’ITALIA DEL RINCARO DEL PREZZI

L’Italia del rincaro dei prezzi che nessuno, in nome delle logiche di mercato, sembra abbia interesse ad un intervento di vigilanza per impedire che la speculazione diventi vettore di nuove povertà, di fame per quei nuclei familiari che hanno perso l’unica fonte di reddito e che ancora non hanno ricevuto il sussidio promesso dal Governo.

L’ITALIA DEI BURATTINAI

L’Italia dei burattinai che, in tutte le ore del giorno e della notte, ci illudono e disilludono sul presente e, soprattutto, sul futuro. Esperti di sanità, freschi di rasatura e dalla faccia riposata, che diversamente da quanti lottano per salvare la vite sia dei contagiati dal covid-19 sia delle loro, sciorinano teorie, consigli, raccomandazioni che intasano l’etere e le autostrade telematiche e piombano nelle case degli italiani senza rispetto per le loro intelligenze. Argomenti seriali, inutili, stucchevoli.

E qui tiriamo in ballo la stampa, in tutte le sue espressioni. Iniziamo dai giornali diventati illeggibili al punto che la vendita di copie continua a precipitare.

Una volta, quando un quotidiano non era gradito dal lettore si accusava di essere schiacciato sulle tre P.  E con la pubblicità che continua a diminuire e il pallone che rimane chiuso negli sgabuzzini dei magazzinieri degli stadi e dei centri sportivi prevale la P della politica. Cronache stucchevoli che rispecchiano gli umori della politica sempre più litigiosa, arrogante, demonizzante e irrispettosa dell’avversario. La logica bipartisan è un comportamento pilatesco per non crearsi nemici. E cosi in una stessa pagina su un provvedimento governativo troviamo di spalla la replica di un onorevole dell’opposizione o di un oppositore interno alla stessa maggioranza. In questo periodo di pandemia, in particolare sui quotidiani locali, c’è sempre spazio   per il samaritano di turno (un sindaco, un assessore, un onorevole, un presidente di un’associazione amica di un redattore di quella testata) distintosi per il dono di qualche centinaio di mascherine, e per qualsiasi altro gesto che “merita” un pezzo su quattro/cinque colonne con tanto di foto di gruppo, tipo compagni di classe in gita scolastica. Gesti di filantropia ipocrita e pelosa.

Capita anche a chi di professione fa il giornalista di provare rifiuto a sfogliare le pagine finanche del quotidiano in cui lavora.  Così è l’Italia: belle parole, encomi di visibilità riservati a quanti fanno dell’apparire il loro essere (appaio, dunque sono). Un tempo il giornale era considerato una sorta di vangelo, uno strumento culturale, un’occasione per leggere storie vere, per conoscere i fatti del giorno prima.

Vi risparmiamo lo strazio della tv e di quanti, in particolare giornalisti, credono di essere gli unici portatori della verità del nostro tempo. La loro.

Due sere fa, assistendo al comportamento di un giornalista televisivo, rissoso e deontologicamente scorretto, abbiamo deciso di “sigillare” i televisori di casa. La tv educa e aiuta la crescita. Il protagonismo dei nostri tempi andava proprio in questa direzione.

Antonio Latella – giornalista e sociologo


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