LA LOTTA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS. COVID-19 CONTRO LA SCIENZA
IL CAVALIERE CONTRO IL DRAGO
di Maurizio Bonanno
Neanche il coronavirus li ha fermati. Questo virus terribile, mortale, che ha sconvolto le vite di tutti relegandoci nelle nostre case, reclusi, in clausura, in isolamento, capace di fermare il mondo e ogni città, ogni attività produttiva, non è riuscito a fermare i talk show, quegli spettacoli televisivi, spacciati per giornalismo, che di regola pongono a confronto, ma come in un ring, esperti showman in grado di distillare certezze e fomentare polemiche, vuote e ridicole, ma in grado di alimentare lo spettacolo ed alzare l’asticella dell’audience.
Non potendo però dare spazio a tuttologi e mediocri, perché questa volta la gente pretendeva discorsi sensati ed esperti accreditati, ci siamo illusi che finalmente avremmo ascoltato le tanto attese verità finora celate e volentieri abbiamo cominciato ad assistere al via vai di virologi (i più richiesti in assoluto), epidemiologi, rappresentanti Oms e Iis, scienziati in generale. Finalmente, tutti abbiamo esclamato. Finalmente!
E, invece, no! Perché è così che siamo caduti tutti in una doppia trappola: noi comuni cittadini, sempliciotti ed in cerca di certezze; loro, scienziati accreditati ed attendibili, ma finora vissuti dentro laboratori e corsie d’ospedale, lontani da riflettori e dall’effimera notorietà mediatica.
Ci siamo aggrappati a questi esperti pretendendo da loro verità e certezze, perché è rassicurante ascoltare la scienza. Ci siamo ricordati che la conoscenza è lo strumento migliore che abbiamo, perché ci permette di evitare errori gravi, come quelli che commettevamo nel medioevo quando per scongiurare la peste facevamo processioni, col risultato di infettare tutti. Eppure, mai come adesso vediamo che la scienza non sa – ovviamente – risolvere tutti i problemi. Il nostro splendido sapere si arrende davanti a una cosa che è poco più di un granello di polvere.
ABBAGLIATI DAI RIFLETTORI DI UNA NOTORIETÀ DA AVANSPETTACOLO
Gli stessi scienziati hanno accettato la sfida, ognuno a rappresentare la propria visione, la propria impostazione mentale, le proprie certezze, instabili come accade nella ricerca scientifica, ed in contrapposizione con quella di altri scienziati, dando fiato allo scontro, ad una nuova rissa televisivo-mediatica, che ha spiazzato tutti – cronisti, politici, spettatori – aumentando le nostre ansie, mentre continuiamo a chiedere soluzioni, ci scandalizziamo di fronte a dichiarazioni contraddittorie, allo scontro tra impostazioni e pensieri diversi, convinti che la scienza sia tale solo se offre risposte immediate e certe, riconoscibili facilmente e sicure nel risultato finale (che non può essere che così come noi vogliamo: risolutivo).
Ed invece non è così. Non è mai stato così. Ed impazienti ed indispettiti abbiamo cominciato a lanciare strali contro gli scienziati accusandoli di inefficienza e perentoriamente invitandoli a produrre “in fretta” il rimedio contro questo maledetto coronavirus.
In realtà, se si conosce un po’ la storia del pensiero scientifico, è facile scoprire che gli scienziati hanno sempre discusso tra loro proponendo teorie divergenti o addirittura contrapposte. I risultati nascono, per l’appunto, dalle discussioni e dal confronto critico, e mai velocemente, bensì con una certa lentezza dovuta alla necessità di sottoporre le teorie alla verifica empirica.Ed è quanto sta accadendo anche ora. La conoscenza scientifica nasce dal dibattito o, addirittura, dalla confusione. Pretendere che gli scienziati “si sbrighino” significa ignorare l’Abc della scienza, dove la fretta è sempre cattiva consigliera.
Non siamo potenti come forse pensavamo
Siamo umani, fallibili. Siamo, come siamo sempre stati, facile preda di un vento che cambia. Ci eravamo abituati a confinare i disastri più gravi altrove ed in altri tempi ormai passati, invece abbiamo amaramente scoperto che così non è.
Otto Neurath, economista e sociologo che, negli anni ’ 20 del secolo scorso, fu uno dei fondatori del Circolo di Vienna, la fucina del neopositivismo logico, per spiegare come si dibatte la scienza, elaborò una metafora molto suggestiva: “Immaginiamo dei marinai che, in mare aperto, stiano modificando la loro goffa imbarcazione da una forma circolare a una più affusolata. Per trasformare lo scafo della loro nave – spiegava Neurath – essi fanno uso di travi alla deriva assieme a travi della vecchia struttura. Ma non possono mettere la nave in bacino per ricostruirla da capo. Durante il loro lavoro stanno sulla vecchia struttura e lottano contro violenti fortunali e onde tempestose. Questo è il destino degli scienziati”.
In sostanza, credere che la scienza sia basata su certezze assolute e sulla velocità dei tempi della scoperta dimostra soltanto una grande ignoranza da parte nostra, dimentichi delle origini e dello sviluppo della scienza moderna: occorre sempre rammentare che lo spirito scientifico è per sua natura critico e anti-dogmatico. Chi trascura questo concetto dimostra di non aver capito che è preferibile – parafrasando Neurath – combattere contro onde tempestose piuttosto che affondare con il proprio carico di certezze solo presunte.
Per vincere la battaglia, dobbiamo indossare l’armatura e vestire i panni del Cavaliere che lotta e vince contro il terribile drago.
Per tutto il tempo che gli è dato di vivere, il cavaliere deve combattere. E lo fa a volte in modo goffo e ridicolo, ma lo fa. Se si scaglia contro il drago in maniera spavalda, viene atterrato, perché il drago conosce meglio di chiunque altro il cavaliere e sa dove colpirlo, ma questo non deve essere motivo di sconforto. Combattere il drago significa accettare la sfida sapendo che non lo si sconfigge uccidendolo, ma combattendolo.
La più grande arma che il cavaliere ha è la determinazione.
La più grande arma che ha il drago è quella di convincere il cavaliere che non ce la farà, che la lotta è inutile perché il drago non muore. Le vittorie non nascono sempre e solo dall’eliminazione dell’avversario e dei problemi, ma dall’abilità di saperli tenere a distanza a colpi di lancia e fendenti di spada.
I draghi bisogna imparare a tenerli a distanza, a non cedere alle loro lingue di fuoco.
Il vero cavaliere è determinato, ma non è quello che non cade mai. Il vero cavaliere è al centro di se stesso un signore, un principe, un vero uomo. Come tale il cavaliere si interroga; la lotta contro il drago è una lotta fatta di intelligenza, di domande, di dubbi, di volontà. Il drago è abile, non è uno stolto. Il drago sa aspettare e anche il cavaliere deve imparare a farlo. Perché se è vero, ed è vero, che il cavaliere non ha tempo, ha però bisogno di tempo per istruirsi a combattere ed ha bisogno di tempo per imparare a sferrare i propri colpi contro il drago.
E poi, non dimentichiamo che in ogni storia ed in ogni tempo, ogni cavaliere ha una principessa da salvare. I draghi non ne hanno.
La nostra principessa è la nostra stessa vita, il nostro essere diventati la civiltà che siamo e che intendiamo difendere. La lotta contro i draghi è per salvare questa principessa.
Cav.Dott. Maurizio Bonanno – giornalista, sociologo e scrittore