NON LO VOGLIAMO A CASA COSÌ

TESTIMONIANZE DAL FRONTE ANTI VIRUS

Cerchiamo di dimettere i pazienti, abbiamo il reparto pieno. Inizio a telefonare alle famiglie, facciamo le videochiamate per mostrare ai parenti i miglioramenti, per farli parlare coi loro cari.Cerchiamo di capire chi hanno a casa, cerchiamo di individuare il care-giver, come stava prima di ammalarsi, con chi viveva, chi è il curante.

Ci sono stati lutti: molte famiglie sono segnate.Molte famiglie sono divise tutti quarantenati in luoghi diversi e distanti.

Chiamiamo tutti i medici di base dei pazienti, li ascoltiamo, spieghiamo la patologia, risolviamo i loro dubbi, se ci riusciamo, ci confrontiamo.

La casa è adeguata? Ci sono un bagno ed una stanza?C’è il care-giver? È in grado di occuparsi del malato? È a sua volta malato e guarito o mai contagiato? Hanno risorse economiche? Possono spostarsi?

Per ogni dimissione le telefonate sono numerose: almeno 4 o 5 telefonate al giorno per almeno i 3 giorni che precedono la dimissione. Ore ed ore al telefono. Un lavoro immane.C’è la possibilità di attivare le infermiere del territorio che tengono i contatti e vadano a fare a domicilio i tamponi o comunque a vigilare sulle condizioni, le ADI-COVID.

Chiamo la famiglia di Dante, ha 89 anni, è molto simpatico, non vede l’ora di tornare a casa, non desatura per nulla in aria ambiente satura 98%, esami perfetti, niente febbre da ormai 9 giorni.

Quando posso tornare a casa?

Fatemi il tampone! Già il tampone… Una chimera.

Intanto il tampone da un 70% di falsi negativi, è fortemente operatore dipendente tanto che i tamponi effettuato dalle infermiere sono spesso negativi mentre i   tamponi effettuati dagli otorinolaringoiatri o dai maxillofacciali sono più spesso positivi perché penetrano più a fondo toccando il tetto della cavità nasale.

Ci negativizzeremo mai?

In ogni caso per la negativizzazione ci vogliono almeno 15 giorni o anche di più, dal termine dei sintomi.

Mandatemi a casa non ne posso più devo fare l’orto, ho i fiori il mio giardino.

Dante è stufo. Quest’anno a luglio compirà 90 anni.

Dante vive con la moglie che ha 83 anni, lei il COVID 19 l’ha avuto informa lieve, soffre di artrite reumatoide e la patologia, o meglio i farmaci assunti per questa l’hanno protetta. È rimasta a letto una settimana scarsa, più che a letto in poltrona. Il contagio è arrivato dalla figlia di 40 anni che vive nell’appartamento attiguo, non è sposata e lavorava nella zona rossa.

Chiamiamo la figlia, me la passano al telefono è arrabbiatissima, voleva il tampone per sé che nessuno le ha fatto, lo chiede a noi. Con insistenza!

Non vuole il papà a casa. Per nessun motivo.

Il sindaco mi ha detto che è un mio diritto, voi dovete mandarlo in albergo.

A casa non lo voglio finché non sarà negativo. E mi racconta con una certa arroganza di averli contagiati entrambi.

Mentre allibita ascolto tutto ciò sull’altro telefono giunge la chiamata di un’altra figlia che mi chiede di parlare con il suo papà Augusto di 80 anni. L’infermiera mi passa anche il secondo telefono perché questa figlia piange ha una notizia terribile da riferire al papà.

La madre settantenne è deceduta in un altro ospedale ed il suo papà ancora non lo sa: quando me lo dimette? Mi resta solo lui. Per favore me lo mandi a casa presto. Io e mio fratello siamo disperati.

Chiedo alla figlia di Augusto di aspettare un attimo in linea che congedo la figlia di Dante. Lei continua a piangere sommessamente al telefono, ho paura che la comunicazione cada e non attacco.

Non so più che fare. Non so che dire. Non devo giudicare.

Mi rivolgo alla figlia di Dante: signora non posso trattenermi oltre con lei, le auguro che i suoi figli riservino a lei il trattamento che lei sta riservando al suo papà.

La figlia di Augusto ha ascoltato al telefono: non ha parole, che umanità devastata, non ci sono più parole.

Alla fine, piango anch’io con lei al telefono, piange l’otorinolaringoiatra dagli occhi azzurri che mi ha aiutato nelle telefonate.

Certo gli rimando Augusto, non perfetto, non totalmente guarito, glielo rimando il suo papà l’indomani stesso, si stringerà alla figlia ed al figlio che hanno perso la mamma senza neppure dirle addio.

Mi offro di assisterli a domicilio.


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