CLANDESTINI? NO, CITTADINI DEL MONDO
Da quando sono iniziate le proteste nel mondo arabo, che hanno originato la c.d
è consueto vedere in tv migliaia di persone che si raccolgono nelle principali piazze per protestare contro i poteri oligarchici e contro le corruzioni . Di recente le manifestazioni che hanno avuto più impatto mediatico sono state le manifestazioni siriane ed egiziane. Abituato a vedere queste persone solo in tv, credo che le loro azioni, i loro gesti, le loro grida, i loro sacrifici, le loro ambizioni siano lontane non solo dalla mia quotidianità ma anche dalla quotidianità di noi tutti. Ieri però, 11 agosto 2013, quella che doveva essere una giornata retorica, una giornata sole e mare è stata, invece, la giornata dell’incontro con una realtà diversa.
Sono arrivati sulle coste di Monasterace, il Paese in cui vivo, decine di ragazzi, molti con meno di 17 anni. Forse egiziani, forse siriani o tunisini, non lo so, di certo in comune avevano 7 giorni di viaggio su un vecchio peschereccio, tanta paura ma sicuramente anche tanta speranza.
E li che ho trasformato la realtà virtuale, quella che vedevo su un monitor della tv o su youtube, in realtà concreta, umana. Sentire le sensazioni, le voci, gli sguardi e porre una domanda (where are you from?) mi ha portato a sentirmi unito a queste persone nella realtà. Ho scattato alcune foto a loro ed hanno voluto vedersi sul telefono, erano divertiti, sembravano ingenui, erano come me. L’unica differenza è che io quel giorno dovevo andare a mare e poi sarei tornato a casa, loro invece erano venuti da lontano, dalla contestazione, e chissà…. dove li avrebbero mandati.
Secondo la nostra legge la c.d. Bossi-Fini, queste persone sono clandestini e se hanno un’età maggiore o uguale a 18 anni devono essere rimpatriati nei loro paesi di provenienza. Io penso che questi ragazzi non siano clandestini, ma cittadini del mondo che devono essere aiutati. Noi in quanto sociologi dobbiamo aprire un tavolo di discussione e proporre soluzioni sociali alternative all’attuale legge perché queste persone possano trovare un paese che li ospiti e non che li allontani. Dobbiamo vederle come delle risorse e non come degli ostacoli. Riprendo le parole di Papa Francesco che parla di globalizzazione dell’indifferenza. Già, perché se è vero che la globalizzazione ha emancipato milioni di uomini, è anche vero che ha contribuito a una drammatica polarizzazione sociale tra ricchi e poveri, tra popoli del Nord e del Sud del Pianeta.