CORONAVIRUS,INTERVISTA AL PROF.GIULIO TARRO

Siamo di fronte ad una grave crisi sanitaria. Da diverse settimane, siamo tempestati da notizie e da pareri. L’inconscio collettivo, staziona in uno stato di prostrazione e di preoccupazione. Siamo tempestati da infinite fake news e messaggi contraddittori.

Mai come in questo periodo è importante, confrontarsi con professionisti competenti, in grado di fornirci notizie credibili e certe, sul fenomeno  “CORONAVIRUS”. Da diversi anni, per motivazioni varie, ho avuto modo di seguire ed osservare il lavoro del prof. Giulio Tarro, primario emerito dell’ Azienda Ospedaliera “D. Cotugno” di Napoli, chairman della Commissione sulle Biotecnologie della Virosfera, WABT dell’UNESCO ed uno dei massimi esperti mondiali nell’ambito della Virologia. A seguito di un’altra notte, passata in uno stato di notevole preoccupazione per la nostra terra, ho ritenuto opportuno contattarlo per chiedere di rilasciarmi una breve intervista. Come sempre, la Sua umanità e disponibilità             (fondamentali e spesso non frequenti nell’ambito medico), hanno repentinamente acconsentito alla richiesta.

Prof. Giulio Tarro

– Prof. Tarro, mi può dare un parere, in merito alla pericolosità del Coronavirus?

 Fino a meno di 20 anni addietro i coronavirus rappresentavano una famiglia virale che durante il periodo invernale causava dal 10 al 30% dei raffreddori. Adesso il nuovo COVID-19 da una malattia febbrile con impegno nei casi più severi di una polmonite con necessità perfino di un respiratore. L’epidemia in Cina è terminata. Come secondo paese spetterà a noi, purtroppo pagando un tributo maggiore di vittime soprattutto per la confusione tra i governanti, i tuttologi e l’informazione che non distingue la verità dalle fake news.

Per quando prevede il picco in Italia ed in Calabria in particolare?

Dobbiamo avere l’esperienza commisurata altrove. In Cina è iniziata a novembre-dicembre, comunicata il 31 dicembre; con un picco a gennaio e febbraio; poi è scesa, ora non c’è più. Coi dati su un grafico di coordinate cartesiane si vede benissimo che il numero dei nuovi casi è incominciato a livellarsi in Corea del Sud, mentre i nuovi casi in Italia sono continuati a crescere in maniera esponenziale. Le misure restrittive imposte alla popolazione daranno il loro effetto quando il picco comincerà la sua discesa, come sembra da fine marzo.

Ritiene superabile, l’emergenza in Calabria, nonostante le problematiche notorie della nostra sanità?

In Calabria dobbiamo sperare da una parte nell’ambiente, sicuramente migliore e quindi contrario al virus. E soprattutto alle esperienze precedenti, in cui non abbiamo dato i numeri; siamo riusciti a passare salmonellosi, l’inizio dell’Aids, e le varie influenze, in cui a un certo punto abbiamo fatto più diagnosi degli altri, e quindi per questo più casi. L’anno scorso influenza per sei milioni di italiani, con 10.000 morti.

Mi potrebbe indicare eventuali eccezioni, riscontrabili dai dati attuali, per i quali il virus sembra non attecchire in modo molto aggressivo e che potrebbero aprire nuove vie di studio, per il contenimento dello stesso?

 Dalle cartelle cliniche non sembra che vi sia alcun straniero nel senso di un extracomunitario. Pare che questi soggetti, che per alcuni comuni del nord sono addirittura la maggioranza, possono avere una normale sindrome simil-influenzale (da coronavirus) senza che si sviluppi alcuna criticità; come i bambini italiani che non si ammalavano di polmonite perché venivano vaccinati contro la tubercolosi, che dura per un ventennio. Dopo il ventennio cominciano ad ammalarsi di tubercolosi come adesso di COVID-19. Gli extracomunitari sono tutti coperti da vaccino della tubercolosi che fa parte di un protocollo di copertura previsto dalle ASL. L’assetto ormonale diverso e le stesse prostaglandine, che rispondono al danno tissutale polmonare dell’infezione virale, favoriscono il soggetto femminile nei confronti del coronavirus responsabile dell’attuale pandemia.

Prof. Tarro, Le chiedo di darmi un consiglio, che possa essere utile agli italiani ed ai miei conterranei calabresi, per gestire al meglio questa fase?

Fare a meno di un’informazione che provoca ansia e piena di falsi appelli “a non farsi prendere dal panico”, perché a questo punto anche una influenza stagionale non dico dell’anno scorso, ma di quegli anni in cui effettivamente è stato notato un incremento dei casi – vedi l’aviaria, la suina, quella stessa di quest’anno – avrebbero potuto portare ad una simile emergenza. Napoli ha l’esperienza del colera, del male oscuro, delle salmonellosi, dell’inizio dell’AIDS quando non esisteva la terapia, delle influenze recenti, l’aviaria e la suina quando i valori dei contagiati e le stesse mortalità ne hanno fatto la prima regione italiana, distinguendosi però per la buona sanità, ossia una diagnosi vera rispetto al resto dell’Italia.

Giuseppe Bianco

Sociologo

 Life coach


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