Emozioni in quarantena, tra etica e legalità……RESTAACASA
Da diversi giorni l’intero territorio nazionale italiano è diventato “zona rossa”, questo vuol dire che si è messa in pratica (con il DPCM) una drastica, ma necessaria, restrizione della vita sociale di tutti, restrizione fondamentale ai fini della tutela della propria salute e di quella degli altri, perché l’unica misura, o farmaco, efficace contro questo virus, definito nemico invisibile da tanti, che si trasmette con estrema facilità, è appunto il distanziamento sociale.
Ciascuno, stranamente rinchiuso tra le mura della propria abitazione, si trova a dover fare i conti con i propri pensieri, le proprie paure e incertezze sul presente e sul dopo, a fare il bilancio dell’operato della propria, a sospendere le progettualità per il futuro, a riorganizzare il proprio tempo in famiglia, a tutelare i bambini, quelli più piccoli, che hanno estrema capacità d’ascolto anche mentre giocano, e quelli più grandi, che stanno vivendo emozioni mai provate, anche loro deprivati della bella routine quotidiana fatta di relazioni a scuola, attività , amici, hobby, corse all’aperto alla prima giornata di sole.
I social sono impazziti, ciascuno si denuda, tirando fuori ciò che mente e animo fanno difficoltà a contenere, quasi a voler lanciare un grido d’aiuto non solo all’altro, ma soprattutto a Dio. Quel Dio a cui tutti in questi giorni stanno chiedendo di mettere fine a tutta questa sofferenza, a queste morti di uomini e donne che avevano ancora tanto da dare in famiglia e nella società, quel Dio a cui tanti confidano di aver imparato da questa terribile situazione che coinvolge il mondo in maniera globale.
E mentre cerchiamo di rassicurarci ecco che i nuovi bollettini del giorno ci rilanciano nel baratro della disperazione e della paura, o meglio della rabbia e del dolore, quelle vite umane spezzate l’altro ieri, 793, le 651 storie d’amore stroncate ieri e così a ritroso fino a circa un mese fa, portano via con loro un po della nostra speranza, delle nostre forze interiori a cui attingiamo inconsapevolmente con più forza in queste lunghe giornate di quarantena. Quelle perdite, quelle vite umane spezzate nella solitudine e nella lontananza dall’affetto dei propri cari, appartengono a tutti, sono tutti nostri padri, madri, sorelle, fratelli, figli, amici, colleghi, vicini, conoscenti, per questo dobbiamo essere uniti nel dolore e credo sia giusto che il Governo Italiano emanasse fino all’ultima perdita umana “Lutto Nazionale”.
Abbiamo sperimentato, credo tutti, dalla persona più sensibile a quella meno sensibile, da quella più fragile a quella più forte, che il “cambiamento” destabilizza, agita pensieri e animi. Credo che volendo esplicitare le emozioni vissute in questo momento possiamo fare un elenco molto lungo: rabbia, impotenza, paura, tristezza, incertezza, ansia, smarrimento, terrore, angoscia, depressione, frustrazione, noia, panico, disorientamento, emozioni intense che poi fortunatamente la speranza del futuro ridimensiona.
Il termine “etica”, dal greco ethos (carattere, costume) si riferisce all’insieme di principi o di norme che disciplinano la condotta umana, e si estende anche allo studio di questi principi; l’etica cerca di rispondere a domande come: quando un’azione è giusta oppure sbagliata? Qual è il principio che decide del bene e del male?
La morale, dal latino mores (costumi), rappresenta una parte fondamentale della cultura, perché riguarda l’esigenza di ogni comunità umana di darsi delle regole che disciplinino la comune convivenza, e l’insieme delle norme e dei valori condivisi da una collettività, che regolano quindi il comportamento dei suoi membri.
Il buonsenso vorrebbe che, a questo punto della reale situazione, non sia necessario il controllo delle forze dell’ordine affinchè le indicazioni, le regole, siano rispettate, anche perché si continua a mettere a rischio non solo la propria vita ma anche quella dei propri cari, dei propri genitori e nonni in primis.
Non bisogna affatto sentirsi invincibili e inattaccabili, rispetto a questo nemico invisibile e aggressivo, lo dicono gli scienziati, ma lo dicono anche le testimonianze delle persone che hanno affrontato il contagio e la malattia, non voci di corridoio o fake news che affollano i social, e questo vale per le persone più giovani ma anche per quelle meno giovani.
Se è vero che “legalità” non è soltanto il rispetto delle leggi, ma fondamentalmente il rispetto di tutte le regole di civile convivenza, oggi è assolutamente necessario e fondamentale dimostrare il rispetto delle leggi e delle regole; è il momento giusto perché ciascuno faccia la sua parte, per attuare un vero cambiamento culturale attraverso la riscoperta del valore della responsabilità di ciascuno, semplicemente restando nella propria casa, evitando uscite superflue e non necessarie.
La sicurezza nasce, in primo luogo, dal rispetto delle regole e dalla capacità di condividerle l’utilizzo degli spazi e dei tempi di convivenza.
Al rispetto delle regole deve accompagnarsi normalmente la capacità di confrontarsi, di dialogare, di mediare, di definire regole condivise; una società che include è più sicura di una società che esclude. Nella società moderna, infatti, la sicurezza non è solo ordine pubblico ma quartieri più illuminati, riduzione del disagio sociale, organizzazione di servizi sociali sia nelle aree urbane che periferiche, gestione della socialità, riduzione degli spazi degradati, accurata e pronta manutenzione, risposta alle segnalazioni dei cittadini, rispetto delle regole di uso degli spazi pubblici.
Maggiore è la fiducia e la conoscenza reciproca, più forti sono i legami di solidarietà dei cittadini, maggiore è la partecipazione alla vita sociale ed alle decisioni “pubbliche”, tanto più cresce la sicurezza di tutti.
Quello che ci ritroveremo dopo questo terribile periodo sarà sicuramente un mondo percepito come cambiato e diverso rispetto a prima, con la consapevolezza di ulteriori vulnerabilità individuali e criticità sociali ed economiche.
In questo momento la Scuola, che da sempre rappresenta la principale artefice della “cultura della legalità” e della prevenzione dell’illegalità, si trova a dover riorganizzare la didattica, a dover trasmettere i contenuti delle discipline più disparate attraverso supporti digitali all’avanguardia, grazie alle diverse piattaforme, ad affrontare questa nuova sfida per evitare alti costi sociali anche per i giovani studenti.
L’educazione alla legalità va vista anche, e soprattutto, come antidoto alla fragilità della democrazia che, in tutti i territori da quelli del sud a quelli del centro e del nord, costituisce un ostacolo allo sviluppo economico e sociale, valorizzando la natura e la funzione delle regole nella vita sociale, dei valori della democrazia, dell’esercizio dei diritti di cittadinanza, e vuol dire diffondere tra gli studenti la cultura dei valori civili basati sia sui diritti che sui doveri.
La Scuola continua a rappresentare, oggi come in passato, un contesto educativo privilegiato per la formazione di cittadini consapevoli, preparati non solo dal punto di vista delle diverse conoscenze teorico pratiche e delle competenze professionali ma soprattutto per la trasmissione di quei valori che da sempre le nostre famiglie e il nostro paese hanno tutelato: la democrazia, la libertà, l’uguaglianza, la libertà di pensiero, il diritto al lavoro.
La situazione attuale si affronta meglio attraverso una forte coesione della società, culturalmente preparata e libera, libera dal bisogno e dalla paura, unita e solidale nel sostegno e nella responsabilità di condivisione del dolore e della sofferenza, che sono di tutti e non di alcuni, fiera di contribuire alla tutela della propria e altrui salute, dei propri diritti da qualsiasi forma predatoria e parassitaria che priva le persone della propria dignità.
Bisogna che ci responsabilizziamo tutti, prendendo consapevolezza che il cambiamento per una società migliore dipende da ciascuna singola persona e dalle coscienze individuali, bisogna invertire la priorità dell’interesse e del profitto privato, del prevalere dell’individualismo spietato, con quella dell’impegno per il benessere collettivo.
Per la costruzione di una società più giusta, equa, solidale e legale non servono eroi ma occorre che ciascuno “svolga responsabilmente il proprio ruolo”, il proprio lavoro, il proprio dovere, sempre e costantemente.
Questo tempo, in realtà indefinibile con un solo aggettivo, caratterizzato dall’assenza di orizzonte, di progetti per il futuro, di incertezza del presente, isola le persone nel loro immediato e ne alimenta il disorientamento. La diffusa percezione di vulnerabilità sociale, ovvero la compromissione di un’ampia gamma di sicurezze acquisite nel tempo, quali il lavoro, il reddito e l’accesso ai servizi preoccupano ciascun adulto, uomo o donna che sia; al riguardo possiamo trovare utile quanto espresso da Carl Rogers “mi rendo conto che se fossi stabile, costante o statico, vivrei come un cadavere. Accetto così la confusione, l’incertezza, la paura e gli alti e bassi della vita emotiva, perchè sono il prezzo che pago volontariamente per una vita fluttuante, intensa e stimolante”. Bisogna quindi riconoscere, accettare, gestire le emozioni che si vivono e trasformarle in energia positiva. Riguardo all’incertezza Immanuel Kant sosteneva che l’intelligenza dell’individuo si misura proprio dall’incertezza che è capace di sopportare. Ancora utili, attuali e significative le parole di Platone “scendete prima di tutto nel vostro cuore, fatevi regnare l’ordine, l’armonia e la pace”.
Oggi siamo tutti “custodi attivi” della sicurezza privata e pubblica, inconsapevolmente “anticorpi efficaci”, attraverso i nostri comportamenti di rispetto delle regole, verso questo virus che a partire dai più piccoli contesti locali delle nostre comunità, fino ad arrivare al più grande contesto globale, sta inevitabilmente e lentamente devastando la nostra sicurezza, la nostra quotidianità e le nostre abitudini, mortificandoci nelle relazioni con gli affetti più cari, i genitori, portatori quest’ultimi di bisogni di cura e assistenza. La sensazione di incertezza e insicurezza che accompagna lo scorrere del tempo, in questo che è un tempo quasi sospeso, deve far rinascere negli animi delle persone la speranza, la certezza, che recupereremo questa fase di alti costi sociali ed economici, non senza difficoltà, ma con l’impegno, l’intelligenza e il genio creativo che da sempre contraddistinguono l’Italia e noi italiani.
Dott.ssa Tiziana Gencarelli – sociologa