L’APPROCCIO SOCIOLOGICO DI FRONTE ALLA CRISI

Franco%20Caccia I momenti di difficoltà possono tramutarsi in occasioni di crescita a condizione che le comunità sappiano investire su loro stesse e sulla diffusione della conoscenza. Da troppo tempo assistiamo impietriti ad un lamento continuo. La parola d’ordine è sempre la stessa: CRISI. In ogni sede ed in ogni programma radiotelevisivo ci presentano questo mostro dalle 7 teste in tutte le sue sfaccettature ed in tutta la sua potenza distruttrice. Il segnale che, a differenza di quanto avvenuto in passato, ci troviamo di fronte ad un fenomeno maledettamente serio è dato da un segnale inconfutabile: il mostro è passato all’attacco   dei risparmi degli italiani e delle speranze nel futuro. Appare doveroso chiedersi se quanto sta avvenendo in Italia ed in Europa porti con sè solo conseguenze nefaste o, al contrario, possa essere una preziosa occasione di cambiamento e di crescita sociale ed economica. In cinese la parola crisi è composta da due ideogrammi: il primo, wei, significa problema, il secondo, ji, significa opportunità.

Se analizziamo bene, la crisi non è un evento totalmente negativo, bensì un momento di transizione che può essere anche un’opportunità di crescita. La storia della nostra Patria è del resto una chiara testimonianza di come, nei momenti più difficili, gli italiani sappiamo tirare fuori le qualità migliori.

Rompere con il passato

Tutti i più autorevoli osservatori e ricercatori sono concordi nell’affermare che la crisi nasce anche a causa di comportamenti, dei singoli quanto delle istituzioni, orientati allo spreco. Per troppi anni si è andati avanti consumando molto più di quanto ci si poteva permettere. Sarebbe più corretto dire che per troppo tempo vi sono state intere classi di amministratori di Comuni, Province, Regioni, società partecipate, parlamentari ed altro, che nel loro ruolo pubblico hanno fatto il bello ed il cattivo tempo, nel pieno disprezzo del buon senso e, spesso , delle leggi vigenti. La Calabria, ed il nostro territorio, costituisco un esempio lampante di questo modo di fare privo di una logica sana e corretta. Quante cattedrali nel deserto, quante opere utili solo per il taglio del nastro, quante assunzioni di gente che non serviva e che da decenni percepisce lauti stipendi senza produrre alcun beneficio alla comunità . Ora è arrivato il tempo di fare i conti con questo modo scellerato ed irresponsabile di amministrare i beni pubblici. Peccato che il conto non lo paga chi si è rimpinzato per tutto questo tempo. A mettere mano al portafoglio delle speranze sono, purtroppo, le nuove generazioni che di tutto questo scempio sono solo le vittime sacrificali. Sarebbe però riduttivo pensare che le responsabilità siano solo della classe dirigente mentre i cittadini sono esenti da qualsiasi colpa per quanto sta avvenendo. Siamo onesti, ognuno, per tanti anni, ha pensato che , tutto sommato, è sempre utile avere una conoscenza in grado di aprire le porte che contano. Da quella per il lavoro, possibilmente ottenuto senza passare attraverso la scocciatura di un normale concorso, al trasferimento del posto sotto casa, all’assegnazione di un alloggio popolare, fino alla prenotazione di una visita in ospedale. Tutto doveva passare, ed è passato, come favore e mai come un sacrosanto diritto. Per i casi, assai frequenti, in cui non c’erano le condizioni per esigere quanto richiesto, ci pensava il potente di turno a stravolgere le carte per premiare gli amici, a danno dei poveri mortali, privi delle conoscenze giuste. Per decenni il mostro si è alimentato proprio con questi comportamenti, ispirati ad uno sfrenato individualismo e totalmente disinteressati ad affermare la crescita dell’etica pubblica e di una   sana comunità.

Ripartire da 3

Se la crisi rappresenta un momento di passaggio, appare chiaro che sono necessari dei cambiamenti. Il primo e concreto cambiamento passa da ognuno di noi. Non bastano le parole e buoni intendimenti ma servono esempi coerenti e concreti.   Eliminare possibili sprechi rappresenta un dovere morale e uno stile di vita da proporre alle nuove generazioni. Analoga attenzione è necessario rivolgerla all’oculata gestione delle amministrazioni e dei servizi pubblici. Ancora oggi, nonostante le note difficoltà finanziarie, assistiamo ad una gestione allegra di troppi enti locali ed amministrazioni pubbliche che spendono ingenti risorse in spese per opere ed iniziative di dubbia utilità . Il comportamento virtuoso delle pubbliche amministrazioni e degli enti che gestiscono il territorio, deve diventare un interesse prioritario del cittadino. I cittadini per pretendere, giustamente, di più da chi li amministra devono conoscere quanto avviene nei “palazzi”, come vengono assunti i provvedimenti, ed intervenire nelle forme più opportune. Investire nella formazione e nelle nuove conoscenze è molto più di uno slogan. La portata della sfida che abbiamo di fronte si può superare solo attraverso soluzioni innovative in risposta alle tante esigenze dell’epoca odierna. Per tali motivazioni la formazione non è più un fatto formale e burocratico, un pezzo di carta utile per accedere a nuove opportunità. La conoscenza è il bene essenziale per assumere le decisioni ed adottare i comportamenti corretti. Dalle singole famiglie, alle prese con la formazione dei figli, agli enti locali, coinvolti in processi decisionali decisivi per l’intero territorio, alle pubbliche amministrazioni, chiamate ad erogare servizi al cittadino in maniera diversa da quanto succedeva in passato, fino ad arrivare alle libere associazioni, impegnate in progetti ed iniziative di sviluppo etico sociale ed economico della comunità. Tutti questi diversi attori, per svolgere la loro missione, hanno la stessa esigenza: aumentare e qualificare il loro sapere ed il loro saper fare. Senza una forte convinzione e determinazione a costruire un futuro attraverso nuovi approcci e nuove conoscenze saremo condannati a subire passivamente gli eventi della crisi. Quella che stiamo vivendo può diventare però, se sapientemente vissuta, una fase di transizione durante la quale mettere in atto un nuovo modo di stare insieme e costruire dal basso, un futuro diverso delle nostre città e della nostra convivenza sociale.


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