SALUTE E MALATTIA,  OLTRE LO STIGMA

 

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L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce la salute come “Uno stato di completo benessere psichico, fisico e sociale dell’uomo dinamicamente integrato nel suo ambiente naturale e sociale e non la sola assenza di malattia”. Il concetto di “salute” assume un’accezione relativistica nel tempo e nello spazio, stare bene esteriormente, apparire gioviali e robusti è sinonimo del possedere una buona salute. Il concetto di salute tocca anche la dimensione psichica definendola come una capacità di pensiero, di astrazione, di coerenza. Una dimensione emotiva ossia la capacità di riconoscere ed esprimere in modo appropriato le nostre emozioni controllando quella linea sottile che suddivide l’euforia dalla depressione. Una dimensione sociale e relazionale ossia la capacità di mantenere relazioni con i propri coetanei, con il proprio gruppo sociale di appartenenza. Unitariamente al concetto di salute si contrappone quello di “malattia”. La malattia equivale ad un’alterazione della normalità e corrisponde ad una perdita transitoria o permanente della “omeostasi” (perdita dell’equilibrio funzionale, alterazione delle condizioni interne ed esterne). Bisogna fare una netta differenza tra malattie acute e malattie croniche. Le malattie acute sono quelle malattie che insorgono in maniera rapida e repentina, provocando dei sintomi molto dolorosi ed improvvisi, talvolta possono essere invalidanti che terminano o con la morte o con la guarigione. Le malattie croniche (vedi tumori) peggiorano durante il decorso di esse stesse e spesso possono risultare prive di sintomi. Tuttavia, molteplici malattie che un tempo risultavano fatali per l’uomo, come una semplice influenza, febbre tifoidea o difterite un tempo mortali in particolare per giovani ed anziani sono state debellate anche e soprattutto grazie ai progressi della medicina. Causate spesso da condizioni igienico-sanitarie precarie e di conseguenza la brevità dell’aspettativa di vita si aggirava intorno ai 25-30 anni (Aaron Antonovsky-Sociologo). Secondo l’ISTAT l’età media in Italia si aggira attorno ai 79,4 anni per gli uomini e agli 84,5 per le donne, il fattore genere incide notevolmente su di essa. Ciò è dovuto a due fattori principali: il declino della mortalità infantile ed il cambiamento degli stili di vita (talvolta l’essere “ipocondriaco” aiuta a curarsi e a prevedere l’insorgenza di alcune patologie). Come contorno di questo foriero atteggiamento positivo vi è l’industrializzazione la quale ha reso possibile servizi igienico-sanitari adeguati (come lo smaltimento delle acque che un tempo causavano infezioni gravi). Secondo l’OMS le malattie di maggiore incidenza mortale in Europa sono i tumori e quelle del sistema cardio-circolatorio. Inoltre nei paesi maggiormente industrializzati, in cui il cibo viene prodotto e consumato in quantità ingenti, l’obesità minorile in particolare è un fattore negativo contrapposto alla grave denutrizione che affligge i Paesi più poveri del globo. I fattori sociali sono tra i primi ad influenzare lo stato sulla salute e sulla malattia, se ne individuano tre:

– Lo Status Socio Economico (SES) il quale connota il livello di benessere della popolazione nella società ed incide notevolmente sul livello di salute. Ad esempio persone con reddito,status occupazionale e livello istruttivo e culturale meno avvantaggiati solitamente non hanno accesso a molte cure specifiche ed il tasso di mortalità incide maggiormente rispetto a chi è più benestante.

– Genere; Da questo punto di vista le donne riscontrano più longevità rispetto agli uomini (cinque anni superiori a quelle degli uomini rispetto ai tre anni all’inizio del secolo). Gli uomini sono propensi a condurre una vita più frenetica e stressante rispetto alle donne, riversando lo stress nel bere e nel fumare. Tuttavia la definizione culturale delle donne come il “sesso debole” si discosta dalla realtà. Le donne, nel decorso della vita, sono più propense ad essere affette da malattie psicologiche come stati ansiogeni, depressione e nevrosi di vario genere.

– L’industrializzazione; Pare ci sia una correlazione tra la salute e la qualità della vita familiare. E’ stato calcolato che persone sposate e con figli stanno più in salute dei single e senza figli.

Per quanto concerne il vasto ambito della salute mentale essa è uno status al quale bisogna attenersi per sopravvivere ai ritmi accelerati della società odierna. Spesso il malato mentale viene declinato in un sistema isolato, considerato come un deviante il quale tende a violare le norme morali di una società, spesso e volentieri stigmatizzato ed emarginato. Il termine “Stigma” a tal proposito viene usato come sinonimo di “Marchio” (alienazione di alcune categorie di individui e conseguente esclusione sociale). Questa condizione è spesso provata da persone affette dall’HIV (piaga del ventunesimo secolo) basata su pregiudizi morali e sociali condivisi. Tale patologia è inevitabilmente correlata ad una malattia che colpisce gli omosessuali, e dunque terreno fertile di pregiudizi omofobi difficili da sradicare. In tale condizione soffrono anche coloro i quali sono affetti da depressione, gravi disabilità mentali, considerati dei disagiati sociali, disadattati. La teoria funzionalista connota questa categoria di disagiati come non utili o funzionali alla stessa funzione della società, dunque inutili in quanto non hanno un ruolo ben definito in essa, non contribuiscono al suo sviluppo, confinati eternamente nel ruolo di “malato”. Così come le malattie che colpiscono le fasce avanzate di età (Alzheimer,demenza senile) sono confinati in uno stato di abbandono mentale ed alienazione. Ma chi ha diritto a curarsi? L’articolo 32 del c.c cita: “La repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto delle persone umane. Ogni persona ha il diritto di usufruire dei mezzi più adeguati per curarsi e deve adottare uno stile di vita sano adottando le principali norme igieniche e strategie di prevenzione”. A tal proposito lo stato eroga sussidi per particolari cure (spesso si tratta di malattie croniche) alle fasce più deboli. Al soggetto che rifiuta un’assistenza sanitaria di urgenza è previsto il TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) ossia una serie di tempestivi interventi sanitari in caso di grave urgenza, disposto tramite provvedimento del Sindaco con l’appoggio di almeno due medici (di cui almeno uno appartenente alla Asl di competenza territoriale). “L’individuo stigmatizzato può mostrarsi insicuro sul modo in cui i normali lo identificheranno e lo riceveranno” (Erving Goffman-L’identità negata– Sociologo).

Dott.ssa Francesca Santostefano – Sociologa

 

 

 

 

 


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