LIBERI DI SCEGLIERE
Apprezzamenti per la scelta della RAI di realizzare un film sul protocollo Di Bella che consente
ai figli delle famiglie di ndrangheta di avere concrete quanto inedite opportunità per cambiare vita
La programmazione di RAI Uno ha proposto agli italiani la visione del film “Liberi di scegliere”, un bel documentario sulla malavita, tratto da una storia vera. Chi si attendeva il solito film di ndrangheta, tutto sparatorie, uccisioni cruente e relativi sottotitoli, è stato ampiamente deluso. Il film ha una sua trama, a tratti anche avvincente, ma soprattutto consente di dare visibilità ad un’ampia platea al protocollo voluto dal presidente del tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, dr. Roberto Di Bella, con cui , proprio dalla Calabria, parte un nuovo modo di combattere la malavita.
Il racconto è centrato su una ipotetica famiglia di ndrangheta in cui il capostipite , costretto alla macchia fatta e sottoposto a condizioni di vita indegne per qualsiasi essere umano, mira alla prosecuzione del suo dominio attraverso l’azione dei figli. Uno di questi però, grazie all’opportunità offerta dalle intuizioni del presidente del tribunale dei minorenni di Reggio Calabria, nel film interpretato dall’ottimo Alessandro Preziosi, ha però la possibilità di scegliere una strada diversa da quella già scritta dal padre. Tra vicissitudini e tentennamenti, il film propone il percorso di rielaborazione e di ricostruzione della nuova identità del giovane, fino alla scelta coraggiosa di riuscire a dire NO alle richieste del padre e dei suoi affiliati.
Grande merito è giusto attribuirlo al presidente del tribunale dei minorenni, dr. Roberto Di Bella, ed ai suoi collaboratori. E’ significativo che propri da uffici pubblici , spesso identificati come luoghi del mero adempimento, in cui si alterna la ripetitività di atti formali, sia arrivata la prova come le persone , con le giuste motivazioni e competenze, riescono ad essere creativi , anche in ufficio pubblico. In questo caso l’ idea coraggiosa quanto intelligente, di allontanare i figli minorenni dalle famiglie di ndrangheta, punta a stroncare quel processo di emulazione e di interiorizzazione di valori e modelli di comportamento che portano a scelte obbligate quanto sanguinose in cui le vittime predestinate , molto spesso , sono proprio gli stessi componenti delle famiglie della malavita.
Allo stato sono circa 50 i minorenni interessati dall’attuazione del protocollo Di Bella. E’ probabile che i risultati ottimali riguarderanno solo una parte di questi, ma, se anche così fosse, sarebbe comunque un risultato straordinario. Il valore di questa sperimentazione infatti è dato dall’esempio, base principale su cui, specie in certi contesti, si diffondono nuovi modelli culturali e sociali. Non è un caso che molte donne di ndrangheta, dopo una comprensibile fase di contrarietà, abbiano condiviso questa soluzione sollecitando le autorità giudiziarie a dare una nuova opportunità di vita ai loro figli. E’ indubbio che dalla Calabria è oramai partita una nuova strategia di contrasto alla malavita capace di salvare delle vite e soprattutto di togliere terreno sotto i piedi alle famiglie di ndrangheta. Il successo di ascolto registrato dal film trasmesso in prima serata dalla Rai , battendo di gran lunga Adriano Celentano in onda su altra rete, è dimostrazione dell’attenzione del pubblico verso proposte caratterizzate da contenuti innovativi.
Siamo grati alla RAI che ha avuto l’intuizione per dare ampia visibilità alla sperimentazione nata in Calabria e ci auguriamo che, anche in seguito, possa proseguire l’impegno della Tv pubblica di accompagnare il racconto di una regione che ha voglia e risorse per costruire un futuro migliore.
Franco Caccia (Presidente Associazione Sociologi Italiani- Calabria)