QUANDO L’ADOLESCENTE È ANCHE DISABILE
Arriva un momento, nel processo di sviluppo dell’individuo, in cui avviene una transizione dall’infanzia all’età adulta, caratterizzata dalla maturazione sessuale. Più precisamente si giunge ad una completa percezione, dal punto di vista cognitivo ed emozionale, del rapporto fra sé ed il mondo circostante. E’ il periodo in cui ci si innamora, si vivono nuove sensazioni, si stringono nuove amicizie e spesso si piange anche per futili motivi. Si ha paura, ma contemporaneamente si ha voglia di evadere dalla realtà. Si desidera crescere e diventare INDIPENDENTI, il tutto accompagnato da continue domande sul proprio futuro. Possiamo paragonare questo momento ad un Viaggio in cui il ragazzo e/o la ragazza abbandonano il mondo delle coccole e della totale dipendenza dagli altri per stabilire rapporti significativi e in maniera autonoma con la realtà, sia essa costituita da singoli individui o gruppi sociali o istituzioni. Siamo soliti chiamare questa fase della vita “ADOLESCENZA”. Questo termine deriva dal latino: adolescens ovvero dal participio presente di adolescere composto da ad rafforzativo e alere nutrire e significa “Che si sta nutrendo”.
L’adolescente è, dunque, colui che si sta nutrendo e l’adulto – dal participio passato della stessa radice – è colui che si è nutrito.
Il concetto di Adolescenza mostra, però, una serie di criticità. Innanzitutto, durante questo periodo, la società “cessa di considerare il singolo (maschio o femmina che sia) come bambino, ma non gli accorda ancora status, ruoli e funzioni completamente adulti” ( Hollingshead 1949). Infatti, l’adolescente vive continui conflitti sia interiori che relazionali, in quanto compie sforzi per acquisire l’indipendenza e i vantaggi dell’età adulta, mentre i genitori e le istituzioni sociali, vedendolo ancora impreparato ad assumersi tutte le responsabilità che questa comporta, faticano a concedergli le libertà che vorrebbe. Nel tentativo di gestire tali conflitti e raggiungere l’autonomia psicologica, che rappresenta l’obiettivo ultimo di un positivo percorso adolescenziale, le strategie che i ragazzi possono utilizzare sono molteplici. Talvolta esse assumono la forma di manifestazioni comportamentali che sono considerate patologiche in età adulta, ma che non lo sono in adolescenza proprio per il loro carattere transitorio e finalizzato all’adattamento. Vanno interpretati in quest’ottica molti dei comportamenti antisociali che tipicamente insorgono in età adolescenziale e tendono generalmente a regredire con l’ingresso nell’età adulta.
Se l’adolescente, riesce, però, a trovare le risorse necessarie ad affrontare i compiti evolutivi tipici della propria fascia d’età (rispettando le regole che gli sono state inculcate da chi ha avuto un ruolo educativo nei suoi confronti) le competenze così acquisite gli saranno utili per superare con successo anche quelli futuri. L’adolescente, in questo modo, accetta le mete e i mezzi a disposizione sviluppando un comportamento che possiamo definire conforme (Merton 1936) alla società superando le cosiddette “CRISI ADOLESCENZIALI”. Ma come vive questo momento della vita il ragazzo con disabilità? Gli adolescenti con disabilità sono in continuo viaggio. Hanno lasciato anche loro l’infanzia, ma navigano, purtroppo su mezzi non tanto efficienti. Si trovano a dover affrontare le medesime sfide in termini di evoluzione e adattamento che caratterizzano i loro coetanei senza disabilità, ma il bisogno di indipendenza ed il processo di formazione di un’identità autonoma si scontrano con l’ancora forte dipendenza dal supporto familiare ed educativo che si mantiene spesso fino all’età adulta. Inoltre gli adolescenti con disabilità intellettiva dimostrano particolari difficoltà nel formare e mantenere rapporti di amicizia con i propri pari. Per alcuni di loro risulta difficile, soprattutto nei primi anni dell’adolescenza, sviluppare interessi appropriati all’età e condividere le nuove passioni dei coetanei.
Alcuni adolescenti con disabilità non hanno la possibilità di formare e mantenere amicizie significative a causa delle ridotte opportunità di incontro, della mancanza di autonomia e dallo scarso accesso o difficoltà nell’uso dei mezzi di comunicazione e di trasporto. Non è infine da sottovalutare il rischio, per questi adolescenti, di andare incontro a situazioni di aperto rifiuto sociale. Un rischio maggiore, per gli adolescenti con disabilità, è di subire atti di bullismo e sfruttamento da parte dei coetanei, che mentre nei ragazzi normodotati si riduce con l’aumentare dell’età, nella popolazione con disabilità intellettiva rimane stabile anche in età adolescenziale e maggiore rispetto ai coetanei. Inoltre, l’emergere di interessi sessuali nell’adolescente con disabilità si scontra con la scarsa preparazione del contesto ad affrontare tale tematica in maniera scevra da pregiudizi, e con la carenza di informazioni e sostegno che lo aiutino a vivere la propria vita affettiva e sessuale in maniera il più possibile consapevole e matura, limitando i rischi connessi ai suoi tentativi, a volte socialmente inadeguati, di esprimerla. In relazione con questi desideri emergono anche sofferenze connesse alla percezione della propria immagine corporea come non conforme a standard sociali o personali, in particolare nelle condizioni di disabilità che si manifestano anche con anomalie fisiche o caratteristiche morfologiche peculiari.
Insomma anche l’adolescente con disabilità cerca di costruirsi un’identità, ma lo fa raggiungendo, purtroppo, una più piena consapevolezza dei propri limiti. Inoltre necessita di una rete sociale che lo sostenga, composta da familiari, dai servizi di riferimento, dalle istituzioni, dal quadro normativo e dalle risorse sul territorio. Compito degli operatori sociali è quello di individuare e valutare un progetto individuale basato sui bisogni delle persone, al fine di favorirne lo sviluppo delle capacità di integrazione e di vivere la propria adolescenza più serenamente.
Teresa Sorrentino
Sociologa ad indirizzo antropologico
Esperta in metodi e tecniche per l’integrazione dei diversamente abili nella società
Bibliografia
Hollingshead, A., (1949), Elmtown’s youth, New York.
Merton R.K, (1936), The Unanticipated Consequences of Purposive Social Action, New York.