EDUCARE AL MOVIMENTO: UN APPROCCIO PSICOMOTORIO FUNZIONALE
L’intento di tale lavoro è quello di evidenziare le potenzialità intrinseche della psicomotricità funzionale applicata nel suo contesto educativo, come strumento di sviluppo funzionale alle richieste e bisogni dell’individuo nel raggiungimento di una condizione di benessere, in grado di facilitare l’inclusione sociale.La psicomotricità Funzionale è una disciplina creata e consolidata da Jean Le Boulch, è una scienza che si prefigge l’obiettivo di rendere la persona capace di eseguire movimenti adeguati, sollecitando l’espressione di una rinnovata abilità di adattamento all’ambiente. Essa, in quanto pedagogia del movimento, ha lo scopo di migliorare per vie elettive atteggiamenti e comportamenti utili per un esprimersi e un comunicare efficace e testimoniale di sé, per aiutare la persona a gestire e modulare un’espressività in relazione alle emozioni e alle tensioni, fino ad acquisire una conoscenza di se stessi ed una disponibilità affine alle competenze operative. Dunque la Psicomotricità Funzionale è pedagogia del movimento ed educa al movimento. Ma cosa significa educare? E che cosa è il movimento?Il termine EDUCARE deriva dal latino e, secondo Giambattista Vico, si può far ricondurre a due espressioni lessicali: educāre e educĕre. La prima significa “condurre”, infatti nell’antica società ellenica il pedagogo era uno schiavo che accompagna il ragazzo nel tragitto da casa a scuola e il suo ruolo, afferma Marrou, è più importante del maestro di scuola, in quanto gli sta vicino per tutta la giornata, lo inizia alle buone maniere e alle virtù, gli insegna a comportarsi nel mondo e nella vita. La seconda significa “trarre fuori”, indicando l’orientamento del ruolo di guida dell’educatore, ovvero condurre l’educando a manifestare le sue potenzialità, strumenti utili al raggiungimento del fine educativo di una crescita armonica.Dunque educare significa favorire l’acquisizione dell’identità personale di ciascuno, ovverosia le competenze, la libertà, la consapevolezza necessaria a vivere umanamente.Per MOVIMENTO si intende l’azione, il gesto della persona: esso è il mezzo attraverso il quale si agisce nell’ambiente, esprimendo il proprio Essere in “situazione” e rivelando emozioni e sentimenti. Tale carattere espressivo del movimento rinvia alla persona e non ad un obiettivo esterno da raggiungere. Ma il movimento dell’uomo si svolge sotto lo sguardo altrui, assumendone un significato per la persona che lo accoglie e lo interpreta. Nei suoi atteggiamenti e movimenti il corpo diventa lo strumento attraverso cui si appare agli altri, rivestendo un’importanza primordiale nelle relazioni.
Un’educazione quindi che passa attraverso il corpo e i sui gesti, che rappresentano la manifestazione della propria presenza in relazione al mondo, ma diventano anche e soprattutto lo strumento principale per la conoscenza di sé, investendone l’aspetto cognitivo ed emozionale.A tal punto è doveroso rivolgere qualche considerazione al ruolo dell’educatore nell’ottica di un’educazione che si realizza per mezzo del movimento del corpo, e nello specifico all’approccio dello psicomotricista funzionale. Considerato che lo sviluppo globale della persona non può realizzarsi se non nella relazione con l’altro, sia essa individuale che di gruppo, risulta importante la figura dell’educatore, che ha la responsabilità di stabilire una relazione favorevole allo sviluppo del ragazzo sia in un contesto individuale che di gruppo.L’educatore, nelle considerazione generali del termine, detiene un ruolo di guida, come su citato, “non direttivo”, cioè non illustra le modalità per svolgere l’azione o imparare una disciplina, ma si preoccupa più del suo sviluppo in relazione con gli altri e l’ambiente. Lo psicomotricista funzionale, in particolare, opera e interviene, approcciandosi alla persona in modo olistico, considerandola nella sua globalità e totalità, seguendo dei principi fondamentali e indispensabili alla sua azione educativa. Lo psicomotricista funzionale deve saper procedere ad un’analisi e osservazione attenta e scrupolosa dello sviluppo della persona, in riferimento ai quadri di Le Boulch, al fine di conoscere la persona e definire un conseguente intervento rivolto ad ottenere un opportuno ed adeguato “aggiustamento” alle situazioni problema a secondo delle sue necessità. Da un’attenta analisi, infatti, lo specialista propone esperienze “cucite” su misura della persona, “progetti in cui il movimento, sotto forma di attività idonee ai bisogni e alle motivazioni dei soggetti, servirà da strumento affinché la persona raggiunga la piena consapevolezza di sé nella propria globalità e nelle proprie parti e sappiano valorizzare al meglio le proprie risorse funzionali per raggiungere un certo benessere” (Le Boulch).
Lo psicomotricista funzionale , grazie alle esperienze proposte e ai metodi e tecniche impiegate offre all’individuo l’opportunità di vivere, percepire e rappresentare una nuova esperienza di sé, che gli consente di operare in modo efficace nell’ambiente e nelle relazioni con glia altri. Un’educazione efficace delle funzioni, dunque, suffragate dall’intenzione, dall’interesse e dalla motivazione, e che rende la persona disponibile all’ambiente e alle relazioni con gli altri, obiettivo quest’ultimo fondamentale nell’ottica dell’inclusione. Essere persone “disponibili” significa acquisire e aver fatto propri gli “strumenti” necessari per aggiustarsi all’ambiente in modo efficace, nutrendo la persona di cariche affettive ed emotive positive, che contribuiscono all’equilibrio e al benessere personale. Tale affermazione è riconducibile ad un altro rilevante principio cardine della psicomotricità funzionale che si basa sul principio sistemico, secondo il quale l’organismo è un sistema, in cui ognuno degli elementi è in interrelazione con gli altri e la modifica di uno provoca la modifica dell’insieme. Lo sviluppo della persona non è settoriale, ma globale; allo stesso modo l’agire educativo deve essere funzionale allo sviluppo armonico ed equilibrato della persona, considerata come totalità nella sua unicità. L’agire educativo si esplica, inoltre, nella dimensione gruppale, luogo di considerevoli opportunità inclusive. I gruppi spesso sono definiti di genere formale, ossia gruppi imposti, i cui membri non si scelgono, ma si ritrovano perché scelti da terzi (gruppi classe, sport, attività extrascolastiche). La sua peculiarità si esplica nella sua composizione: è formato da un adulto e dai ragazzi.
Condizione che presagisce la possibilità di molteplici e potenziali conflitti per la presenza di un leader imposto/adulto, l’emergere del leader tra i ragazzi e le dinamiche di contrapposizione che possono determinarsi per le diversità e varietà individuali. In tale contesto determinante è la figura dell’educatore/adulto che media e guida il gruppo. Nell’operato di un educatore ispirato ai principi psicomotori funzionali, le esperienze proposte vedono lo svilupparsi di un’azione individuale in seno al gruppo: si tratta di esperienze di presa di coscienza del proprio corpo, che in quanto svolte all’interno di un gruppo sentono dell’influenza dei partecipanti, poiché il ragazzo che agisce si sente implicato in quanto persona, per cui instaura una relazione affettiva dall’individuo al gruppo.Le esperienze proposte sono anche collettive, vissute in interrelazione tra i membri, e in esse si presenta l’opportunità di vivere le attitudini sociali dell’organizzazione, della cooperazione e della comunicazione. In tale contesto si pone il problema della leadership e della rivalità del gruppo. Le attività proposte dovranno riguardare il funzionamento globale del gruppo in cui si stabiliscono le relazioni interumane, così come accade nella, per esempio nella danza: i partecipanti si trovano in uno stato di perfetta socializzazione, il gruppo danzando sente e agisce come un organismo unico.Concludendo, credo sia possibile affermare che la psicomotricità funzionale, in quanto educazione del movimento, ben si presti a creare quelle condizioni personali e gruppali, indispensabili all’inclusione, ma soprattutto e fondamentalmente all’equilibrio e al benessere della persona.
Natalia Cogliandro