Accettazione dell’ombra ed accoglienza del diverso
Ipotesi umana, per costruire la tolleranza
“Ognuno di noi è seguito da un ombra e meno questa è integrata nella vita conscia dell’individuo, tanto più è nera e densa”. ( Carl Gustav Jung)9.30 del mattino. Marzo iniziato. Strada di montagna, sul Reventino. Tenue sole primaverile. Cammino, col fiato cementificato, dai chili acquisiti lenti ed inesorabili a furia di interminabili abbuffate contadine. Mi fermo e mi poso, su uno dei tanti massi, che costeggiano il sentiero. Sotto ai miei piedi, un sentore di vita che sta per sbocciare. Intorno a me, una tenue forza, rimasta ancora presente, del canuto inverno che tenace sbuffa rivoli di vento gelido, ancora evidente.Aspetto. La vedo. E’ lei. La mia ombra.Ragiono sul come essa si manifesti, nella luce ed anche quando il sole, rimane stantio alto e sonnacchioso nel cielo, essa sia pur non evidente, rimane in essenza, come nascosta. Pronta a manifestarsi, alla pur minima e naturale inclinazione dell’astro d’Apollo.Non è facile accettarla. Non è facile, possederla. Ancora meno semplice è la capacità di accettarne la permanenza negli altri e negli esseri umani in genere.Da una piccola ombra individuale, si dovrebbe vedere, con occhiali allargati, l’Ombra globale. Tante piccole ombre, miliardi di ombre, organizzate creativamente come un mosaico arcaico. Posizionate sulla parete, per ricordarci chi siamo. Per infastidirci e nello stesso tempo arricchirci, con le loro sfumature e giochi.Il nostro mondo, strutturato sulla “liquidità” e sull’innesto apparentemente pieno di chiaroscuri indecifrabili, di impossibili discernimenti su ciò che è giusto o sbagliato, estetico o non estetico, dritto o sviato è davvero tale?
Siamo davvero voraci ricercatori ed accoglienti padroni di casa di quest’Ombra che ci abita?Partendo da una riflessione sull’individuo e finendo ad un analisi sociologica maggiormente globale, bisognerà pur darsi una risposta.La risposta potrebbe sorgere solo partendo da una domanda profonda, traendo spunto da assiomi di tipo socratico, che ci ri-vincolano al bisogno di produrre quesiti profondi per lasciar ri-fiorire le nostre menti a volte troppo nebulizzate nell’euforia triste e depressa dei nostri tempi.“ Cosa si intende per Ombra”?Troppo spesso, produciamo tappeti di pensieri, confusi e di comodo. Troppo spesso, ci rispondiamo che per eccellenza, i nostri paradigmi culturali confluiscono strutturalmente nell’accoglienza di zone ombrose e relativistiche. Apparentemente ridondiamo di merce cognitiva unta dai grassi idrogenati e dall’eccesso di zuccheri delle aziende alimentari.Ma nel profondo, riusciamo ad incontrare davvero quest’ombra che ci abita e ci rende tutti simili. Tutti umani, spietatamente vincolati ad un continuo confronto tra l’ideale di noi stessi ed il fango che pur non accettandolo, continua ad abitarci?
Ho in mente alcuni processi storici, accaduti nel secolo delle grandi dittature. Tutto in quel periodo sembrava bianco o nero. Tutto sembrava illuminato da dicotomie razionali ed ideologizzate che apparentemente, avrebbero stabilizzato le anime, fornendogli la luce.Questo non accadde. Il tentativo di estirpare il chiaro-scuro che ci abita, produsse un ingresso spavaldo dell’ombra. Non controllato ed in qualche modo non controllabileIl risultato? Milioni di vite infrante.Ed oggi, siamo immuni da tutto ciò? I dati e la lente d’ingrandimento sui fenomeni globali, ci dicono di no. Anche nell’era post-moderna, ipertecnologica, comoda, densa di apparente accoglimento dei chiaro-scuri e della diversità, permangono stantii, processi primitivi, di annichilimento della coscienza e di imbarbarimento dell’anima.Ma perché? Dovrebbe essere il contrario.Forse potremmo risponderci, facendo un esame evidente di realtà. Spietato direi.Nessuno, o quasi, guarda più nel profondo di se stesso. A nessuno più interessa cogliere ed ac-cogliere quest’ospite misterioso, che corrisponde a ciò che consideriamo diverso ed estraneo a noi stessi.Non producendo con costanza questo lavorio interiore, non distilliamo l’essenza del conflitto perenne, piantato in ogni essere umano. Non produrremo mai la “pace interiore”. Al “sistema di allevamento dei consumatori” non interessa stimolare la “Consapevolezza” di ciò che siamo integralmente.
Il saggio Carl Gustav Jung scrive: “Abbiamo bisogno di più consapevolezza della natura umana, perché l’unico pericolo reale che esiste è l’uomo in se stesso”.Non pensiamo, si siano fatti passi sostanziali, da allora. Non parliamo dell’abuso di “politically correct” che stampa, politica e media in genere fanno, riguardo a tematiche come l’omofobia, il razzismo, i migranti, la situazione mediorientale e la violenza sulle donne.Intendiamo parlare di sostanza. In realtà, la moltitudine, rispetto a tutte queste tematiche, continua a farsi idee superficiali, mai argomentate e trattate nella loro complessità.In pratica, potremmo parlare di incapacità appresa a sperimentare ciò che siamo nel profondo. Potremmo azzardare l’ipotesi che anche nelle dinamiche sociali si verifica ciò che si verifica nell’individuo. Il non riuscire ad accettare l’ombra che ci abita, porta l’individuo, i gruppi e la società a proiettare sugli altri ciò che non vogliamo accettare in noi stessi.Il conflitto, la “Guerra” in genere, parte sempre da una presa di posizione che il fondatore dell’Analisi Transazionale ( Eric Berne) definirebbe di “OKness”, io sono ok e tu non sei ok. Noi siamo ok e voi no.Ma il sentirsi simili ed in qualche modo fatti degli stessi geni “ antropologici”, potrà arrivarci solo da una profonda elaborazione del nostro mondo interiore. Solo facendo luce su tutti gli “elementi” che ci abitano si faciliterà la crescita della nostra sostanza. Proprio come in un processo alchemico.Il guardare in noi stessi, il fango di cui siamo costituiti (« il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. » – Genesi 2,7) potrebbe facilitare la costruzione di ponti di “Pace”, fatti di mattoni costituiti dall’oro e non dall’argilla.
Giordano Bruno, nel suo “De umbris idearum” scriveva: « Quest’ombra, pur non essendo verità, deriva tuttavia dalla verità e conduce alla verità; di conseguenza, non devi credere che in essa sia insito l’errore, ma che vi sia il nascondiglio del vero. »Nel corso della storia, le più grandi coscienze, i saggi, i mistici hanno attraversato sempre l’ombra di se stessi ed il loro fango, l’humus umile (pensiamo a S.Francesco di Assisi ed al suo essere infinitamente piccolo per poter essere immensamente aperto all’Amore Universale, giusto per citarne uno legato alla tradizione cattolica ma se ne potrebbero citare tantissimi di altre confessioni religiose o atei).Speriamo solo che la re-infusione morbida e pacifica di questo nuovo Umanesimo cosciente, umile nel suo scabroso avvicendarsi naturale di “Luce ed “Ombra” che ci rende figli di un’unica famiglia , non anneghi nella sordità golosa e tossicomane di un bel fritto di patatine “ barocchizzate” dai seguenti ingredienti: 1. Patate ( fino a qui accettabili), 2. Olio di colza, 3. Olio di semi di soia, 4. Olio di semi di soia idrogenato, 5. Aroma naturale di carne, 6. Grano idrolizzato, 7. Latte idrolizzato, 8. Acido citrico, 9. Dimetilsilossano, 10. Destrosio, 11. Pirosfato acido di sodio, 12. Sale, 13. Olio di colza, 14. Olio di semi di mais, 15. Olio di semi di soia, 16. Olio di semi di soia idrogenato, 17. Terz-butil-idrochinone, 18. Acido citrico, 19. Dimetilsilossano, cotte e servite da una nota catena internazionale di Fast Food.Sarebbe quanto meno spiacevole o per lo meno “indigesto”.
Giuseppe Bianco
Sociologo e Life- Coach