IN WORK THERE BE EFFECTIVE SOCIAL INCLUSION
A Donnici, frazione di Cosenza, abbiamo pensato ad un modello di integrazione sociale concreto, in funzione di quella che il collega Fulvio D’Ascola definisce sociologia di prossimità, basato sulla partecipazione attiva finalizzata all’inserimento socio-lavorativo di venti migranti provenienti da tutte le parti del mondo (Nigeria, Mali, Pakistan, Kurdistan, Marocco, Senegal, Brasile, Canada). Un coacervo di razze, culture, tradizioni, religioni, unite dal sacro vincolo del lavoro, della collaborazione, dello sviluppo comune, del miglioramento delle proprie capacità, senza alcuna distinzione perché laddove c’è unità di intenti, laddove ci sono mani che lavorano, siano esse bianche o nere o brune, c’è l’uomo: unico, totale, indistinto, figlio di Dio. Il Progetto, “Pane Spezzato”, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è un esempio di come con tanta buona volontà, passione per il lavoro, sana accoglienza per il prossimo, si possano instaurare vincoli di amicizia puri, perché il rispetto per l’altro non ha confini. Bianchi e neri o mulatti uniti nel lavoro, come vera fonte di emancipazione e progresso, contro ogni forma di esclusione sociale. Nel corso degli ultimi quindici anni l’immigrazione in Calabria è diventata sempre più consistente incontrando la buona accoglienza della popolazione autoctona.
Così la Calabria, pur ritornando ad essere terra di emigrazione, è passata da territorio di accoglienza e transito a luogo di inserimento stabile per molti cittadini stranieri che lasciano le proprie terre per trovare quella dignità che dovrebbe rappresentare il patrimonio di ognuno. Travolta dall’emergenza Nord Africa la Calabria è interessata da lungo tempo dalle stabilizzazioni di migranti nel lavoro, negli affetti familiari, nel senso di appartenenza ad una regione sempre meno terra di transito e sempre più territorio d’insediamento stabile, una realtà irreversibile e strutturale che appartiene alla storia recente della regione e la conduce con progressione costante alle sfide dettate dalla convivenza con le altre culture.
Un evento nuovo ed epocale, ma che non sembra creare rilevanti problemi di integrazione sociale anzi, tranne in sporadici casi, le genti di Calabria hanno accolto di buon grado chi, più sfortunato di loro, ha chiesto aiuto e sostentamento e le azioni quotidiane messe in atto dalle associazioni coinvolte in questo progetto ne sono un piccolo esempio. Adesso ci vuole fare un passo più in avanti per l’integrazione sociale di questi nostri “fratelli”, essere un esempio, e dare loro, oltre ad accoglierli decorosamente, la possibilità di apprendere un mestiere tradizionale della nostra terra (quello del panettiere) e stimolare quei processi di inserimento nella società e di predisposizione ad azioni autosufficienti basilari nella lotta alla povertà ed alla esclusione sociale. L’obiettivo del progetto, che potrebbe essere inteso come un vero e proprio progetto pilota da replicare in altri contesti sociali, mira ad implementare azioni di accompagnamento orientate a raggiungere sempre più alti gradi di autonomia ed auto sufficienza, di inclusione sociale, sviluppo di comunità, in particolare tese a valorizzare gli emarginati come attori protagonisti del loro riscatto sociale.
In esito a tale percorso è prevista la realizzazione di azioni di arricchimento mediante specifici corsi di formazione. Laboratori a carattere tecnico artigianale, finalizzati a far acquisire specifiche competenze nel mestiere del panificatore e pizzaiolo. Attività laboratoriali attuate in funzione di favorire soprattutto il potenziamento delle risorse individuali attraverso la ri-acquisizione di competenze relazionali, cognitive e lavorative, sull’acquisizione di strumenti e di abilità, in quanto l’emarginazione può essere vinta dalla partecipazione.
L’intendimento del progetto è quello di prospettare la migrazione con una connotazione totalmente positiva, ovvero come una risorsa per la comunità di appartenenza e tutto il territorio di riferimento in modo da favorire l’integrazione sociale dei destinatari dello stesso e facilitarne l’inserimento lavorativo, aggredendo ogni forma di discriminazione e disparità presenti nella società. Gli immigrati possono e devono, per coscienza civica, essere considerati una risorsa e non un peso per la comunità di cui fanno parte.
Davide Franceschiello, dirigente nazionale dell’ASI- Associazione Sociologi Italiani