Sfruttati o privilegiati?
Tra riforme governative e profondi cambiamenti tra gli studenti, la scuola vive la perenne necessità di tenere il passo. Servono docenti aperti alle novità e soddisfatti del proprio lavoro
La Legge 107/2015 meglio conosciuta coma la “buona scuola” , fra le altre novità , ha introdotto il bonus di € 500,00 per ogni docente. La cifra potrà essere utilizzata per spese inerenti le attività di aggiornamento, quindi acquisto di libri , riviste, iscrizione a corsi di qualificazione professionale, ma possono essere documentate anche le spese per cinema teatro, musei e concerti. Sarà anche poco, ma è comunque un segnale di attenzione verso una categoria professionale su cui l’Italia si divide. Siamo di fronte a dei professionisti sfruttati o ci ritroviamo una categoria di privilegiati? Come sempre, per evitare di farsi condizionare da ideologie e pregiudizi, è opportuno ragionare sui dati. In Italia i docenti della scuola dell’infanzia (già scuola materna ed elementare), percepiscono in media € 1.400 al mese. L’importo stipendiale sale a oltre € 1.700 per i docenti della scuola di 1° e 2° grado ( già scuola media e scuola superiore) . A fronte di queste cifre, l’impegno lavorativo dei docenti è di 24 ore settimanali, per le maestre della scuola dell’infanzia e di 18 ore settimanali per i professori delle scuole medie e superiori.
Le ore lavorative dei docenti vengono ripartite su 5 giorni a settimana. E’ vero che a queste ore si aggiungono impegni relativi alla programmazione didattica, ma è altrettanto vero che i docenti italiani, dati alla mano, lavorano meno di molti altri loro colleghi europei. In ogni caso, se allarghiamo il confronto ad altre categorie professionali , siamo di fronte ad un impegno lavorativo ben diverso rispetto a quanto richiesto a qualsiasi altro lavoratore del pubblico impiego, dove il tempo minimo richiesto è stato fissato dai contratti in 36 ore per settimana. Vi è poi un altro aspetto su cui emergono delle profonde differenze tra lavoratori e queste riguardano i giorni di ferie. Per maestre e professori , tra chiusure estive e festività varie, siamo a non meno di 80 giorni all’anno contro i 30 giorni, in media, fruibili da chi lavora nel pubblico, quanto nel privato. Se si rapportassero le retribuzioni dei docenti al tempo da questi speso nel loro lavoro a scuola, avremmo cifre di tutto rispetto. Le maestre percepirebbero uno stipendio mensile superiore a € 2.000,00 ed i professori di scuola media e superiore si aggirerebbero a € 2.500,00. Fin qui i numeri di una realtà complessa e stimolante fatta di relazioni umane, di emozioni e, possibilmente, di creatività. Non serve al nostro paese fare crociate e barricate in un settore così importante e delicato come quello rappresentato dalla formazione delle nuove generazioni. Il mestiere di chi si prende cura del nostro futuro è impegnativo ed affascinante . C’è spazio per rivedere modelli organizzativi e retribuzioni , possibilmente riconoscendo il giusto a chi s’impegna, si aggiorna e si spende per una scuola moderna.
Non sarebbe male, inoltre, se si tentasse qualche sperimentazione. Fare della scuola, magari durante i lunghi periodi di chiusura delle attività tradizionali, un luogo attraente in cui far incontrare le persone che vivono nei territori.Potrebbe essere un modo per contribuire a vincere l’anonimato, la solitudine e l’eccessivo individualismo dei giorni nostri, per riscoprire i valori che accomunano ed uniscono. Si potrebbe provare a raccogliere e convogliare i saperi e le competenze delle comunità, dei quartieri, del volontariato, delle famiglie per rinnovare il “patto educativo” e dare vita a forme innovative di apprendimento condiviso. Nel comune obiettivo di formare dei cittadini onesti, competenti e solidali, con i coetanei ma anche con gli adulti. Un nuovo modo di fare scuola, di diffondere il sapere e di favorire la cooperazione fra le generazioni.
Franco Caccia
Presidente Associazione Sociologi Italiani-Calabria
Giornalista pubblicista