8 MARZO: “CARO PAPA’, AUGURI E … FIGLIE FEMMINE”
Di recente circola in rete un video che si intitola “Dear Daddy” dell’associazione norvegese CARE, per i diritti delle donne. (questo è il link https://www.youtube.com/watch?v=l6j-XWxd0ho). Consiglio a tutti di vederlo poichè vorrei confrontarmi con voi sul suo finale che personalmente mi ha lasciata un po’ perplessa. Il finale recita così: “Ma caro papà, io nascerò femmina, e allora ti prego, fai il possibile per proteggermi dal più grande pericolo di tutti”…Qual è il pericolo? Nascere femmina?…Spero di aver capito male! Sono d’accordo con il video, sulla necessità di un cambiamento culturale ma se queste sono le premesse, siamo messi male! Mi spiego meglio, il video comunica in maniera efficace la necessità di un cambiamento nel modo di intendere i rapporti uomo-donna, tramite proprio un ripensamento della mentalità maschile soprattutto a proposito del linguaggio usato da alcuni uomini per descrivere le donne, ma scusatemi se insisto, il vero cambiamento culturale nel modo di pensare la donna, i suoi diritti e il suo ruolo nella società, sta nel bisogno di uscire da schemi mentali ormai vecchi ma che ancora sono molto influenti nella mentalità di tutti noi. Come ad esempio il retaggio culturale, che ahimè è presente in questo video, secondo il quale nascere donna è un problema, è un pericolo. E allora, forse qualcosa cambierà nella nostra cultura quando abbandoneremo definitivamente questi “stereotipi di genere”.Se ci pensate, tutti noi abbiamo sentito almeno una volta l’espressione auguri e figli maschi, fatta ai neo sposi. Bene, questa espressione è frutto di un retaggio culturale del passato che però sopravvive ancora oggi. In passato, era augurabile, per una famiglia, soprattutto per le famiglie di contadini, avere figli maschi perché, i maschi rappresentavano forza lavoro e fin da piccoli andavano con i padri a coltivare la terra. Il destino delle femmine era abbastanza scontato. O il convento o il matrimonio (che rappresentava per le famiglie povere un sacrificio economico, dovevano garantire una buona dote per assicurare alle figlie un buon matrimonio). Erano pochissime le donne che non si sposavano o che non entravano in convento, che erano in grado di mantenersi e, ad ogni modo, non erano ben viste. Ma oggi voi credete davvero che quella mentalità sia stata definitivamente superata? Credete davvero che non ci si augura ancora di avere figli maschi?
La comunicazione o meglio ancora il messaggio che decidiamo di trasmettere durante i convegni come questo di oggi, o quando si fanno campagne di prevenzione e sensibilizzazione come questa di CARE (che comunque sia è rispettabilissima), è importantissimo! E’ necessario saper trasmettere messaggi scevri da qualsiasi preconcetto, pregiudizio o stereotipo di genere sulle donne, in definitiva è necessario saper trasmettere messaggi che educhino alla conoscenza della donna. Non a caso ho utilizzato il verbo E-DUCARE (che etimologicamente dal latino vuol dire TIRAR FUORI composto di e fuori e duco condurre) perché noi oggi siamo qui “a tirar fuori” la voce delle donne e quindi ad educare alla loro conoscenza. E a questo punto voi potreste chiedermi: da dove si comincia ad educare? Bene, io credo che “Siccome prima di ogni adulto c’è un bambino” e “dietro un bambino c’è, se ha fortuna, una famiglia, un padre e\o una madre”, ecco da dove si comincia ad educare, dalla famiglia. Ovviamente tutte le istituzioni più importanti della nostra società (la famiglia, la scuola, la politica, la chiesa) sono coinvolte in questo progetto educativo e noi come genitori, insegnanti, sociologi, politici, preti, siamo chiamati ad essere la voce delle donne, siamo chiamati ad educare i nostri bambini fin da piccoli alla conoscenza della donna. E come educarli? Innanzitutto educando alle differenze. E sì, dobbiamo educare i nostri bambini al diverso da noi, al differente. Forse è difficile farlo perché si fa un po’ di confusione tra differenza e disuguaglianza. Maschi e femmine sono biologicamente «differenti» ma attenzione ciò non corrisponde a «ineguali». Cogliere le caratteristiche proprie di una persona, sia essa uomo o donna, ci permette di relazionarci ad essa a partire proprio da ciò che la rende diversa, dalle sue peculiarità, ed è quindi un’ occasione per costruire una relazione arricchente.
Il compito di essere genitori, educatori, è quello di essere ben informati sulle peculiarità dei nostri bambini, essendo però pronti a farci sorprendere dalla novità che porta ogni nuova persona, in modo da essere saggi e centrati sull’educando, più che sugli schemi appresi e consolidati che compongono il nostro bagaglio di esperienze e conoscenze e che ogni tanto ci fanno inciampare nel pregiudizio o peggio ancora nello stereotipo. Per cui non dobbiamo avere nessun problema a riconoscere che ci possono essere maschi poco attratti dal sesso, caratterialmente miti e non aggressivi, così come donne competitive ed esplorative. Bambine che amano giocare con le macchinine e travestirsi da super eroe, e bambini che danno da mangiare alle bamboline e che da grandi desiderano fare il parrucchiere! E’ necessario cioè realizzare un’ educazione che non sia omologazione che appiattisce ma fioritura di talenti individuali.
C’è un concetto che amo personalmente e che credo racchiuda in sé tutto ciò che vi ho detto fin qui, ed è il concetto di Pari Opportunità. Che non vuol dir altro se non la necessità di affermare l‘uguaglianza sociale e giuridica fra uomini e donne, al fine di rivendicare la propria differenza di genere così da stabilire un giusto rapporto fra uomini e donne. Alle donne, fin dalla nascita, o anche prima, quando sono nel grembo della loro madre (come abbiamo visto nel video), devono essere garantite pari opportunità, ossia pari possibilità di compiere delle scelte, sia relative alla vita privata che a quella professionale, senza che esse, le donne, diventino oggetto di discriminazione. Questa, per me, è la vera educazione al femminile!Personalmente non avrei concluso il video con “Caro papà, nascerò femmina e dunque dovrai proteggermi dal più grande pericolo” ma avrei concluso con un “Caro papà, auguri e….figlie femmine!”
Annamaria Bruzzese, Sociologa, Dirigente ANS Dipartimento Calabria
Relazione del convegno “La voce delle donne”, San Giorgio Morgeto (RC), Biblioteca Comunale, 06/03/2016]
Riferimenti bibliografici
-Steven Pinker. Tabula Rasa, 2005, Oscar Mondadori.