NEWS MEDIA, FAMIGLIA E GIOVANI

Foto LatellaLatella 10 gennaio 2016La nostra vita è profondamente cambiata e continuerà a cambiare perché i suoi ritmi sono regolati dalle moderne tecnologie telematiche e informatiche. Il progresso aiuta l’uomo a vivere meglio, più a lungo, aumenta le sue conoscenze, consente nuove relazioni, lo aiuta ad acquisire nuovo sapere e, soprattutto, lo sostiene nel lavoro, nello studio, nelle relazioni sociali. A questo cambiamento positivo, però, si contrappongono i cosiddetti danni collaterali. Noi cittadini dell’era postindustriale dipendiamo dai nuovi media, senza i quali è come se ci mancasse l’aria.Tempo fa, viaggiando in treno, chiesi a un bambino di sei anni, seduto sul sedile di fronte, spiegazione sul telefonino cellulare che teneva in mano. “Non vedi – risposte quasi stizzito – che è un Iphone di ultima generazione? Non come il tuo che è una robetta, questo mio ha tantissime funzioni ed è anche touchscreen”. Un sorriso sarcastico e dentro di me pensai se i giovani genitori del piccolo viaggiatore avessero mai parlato dei vantaggi e degli svantaggi di quell’oggetto ipertecnologico.  La mano di quel bambino stringeva il mondo che noi tutti per gran parte della nostra giornata teniamo prigioniero.  Un mondo dal grande fascino e con sempre meno segreti. Nel possederlo “sono preso da un impeto di passione perché – scrive Vittorino Andreoli ne “La vita digitale” –  non riesco a vederlo come uno strumento, ma almeno in questo momento mi appare come un dio visibile o la parte di un dio visibile, che mi attrae incredibilmente, ma anche mi spaventa”. Dentro questo palmare c’è tutto: il telefono, la televisione, internet, facebook, twitter, messanger, whatsapp e tante altre applicazioni che riducono il mondo in un villaggio globale. Il display del nostro telefonino diventa una finestra e grazie ad una delle tante applicazioni ci consente affacciarsi sulle cascate del Niagara, oppure entrare nella casa di un nostro parente che abita in Australia.  Questi strumenti svolgono il ruolo di mediatori tra noi e gli altri, tra noi e il resto del mondo che in qualsiasi momento possiamo visitare ed avere a disposizione.  La vita di noi contemporanei, in prevalenza, è diventata digitale, perdendo quella dimensione umana che è la migliore garanzia della convivenza civile, della fratellanza, e della solidarietà.

INTERNET UMBERTO ECOE mentre rimaniamo fermi a casa, ci trasformiamo in nomadi. Più o meno tutti siamo cybernauti cioè ci muoviamo all’interno delle grandi reti informatiche.  Per esempio, navigare su Internet è come addentrarci in una grande foresta, smarriti e privi di guida, sempre più esposti a pericoli di qualsiasi genere. Pericoli per tutti noi, ma soprattutto per i ragazzi, e gli adolescenti: con Internet viene offerta la possibilità di  giocare d’azzardo, di visitare  siti che incitano alla violenza o con contenuti porno che producono effetti devastanti nei confronti di un pubblico giovanile, al quale viene negata la possibilità di scoprire i segreti della vita in modo autonomo e naturale.Le tecnologie digitali, i social network hanno cambiato i linguaggi –esempio facebook o gli sms: cito i due più conosciuti -, i rapporti umani, ci aiutano a trovare nuovi amici, ad entrare a far parte di nuove comunità (quelle digitali), ma esasperano anche i conflitti intergenerazionali, che pure ci sono sempre stati.  E qui entra in gioco il ruolo della famiglia che, nel corso dei secoli, ha subito delle grandi trasformazioni approdando – come scriveva un caro amico sociologo, il compianto Renzo Montemurro – allo stadio tecnologico che segue quelli patriarcale e nucleare.Spetta alla famiglia intercettare e decodificare i segnali del disagio dei figli, mediare tra il desiderio di libertà e l’osservanza delle regole alla base del funzionamento della società, tra la volontà di seguire le mode e la sobrietà dei comportamenti, tra il valore dei rapporti con gli altri componenti del nucleo e l’importanza degli obblighi scolastici. Tra le mura domestiche, ormai manca quell’atmosfera magica che si creava, soprattutto, durante i momenti di convivialità: a pranzo e cena quando la famiglia dialogava, i figli si aprivano ai genitori, le mamme guardavano negli occhi le figlie adolescenti per capire i loro primi turbamenti; oppure il papà che raccontava la sua giornata, la saggezza dei nonni. Erano questi i momenti del dialogo, della comunicazione senza intermediari che aiutava la famiglia a rimanere unita, a coltivare il sentimento di solidarietà, di rispetto nei confronti degli altri.Il primo strumento a violare questa magica atmosfera è stata la televisione, strumento di emancipazione in una società caratterizzata da una grande percentuale di analfabetismo, che nel suo complesso, però,  non è stata una cattiva maestra.  Il suo ruolo primario, oggi, è entrato in competizione con i social network, strumenti dotati di interattività, preferiti dalle nuove generazioni, quelle che comunamente vengono definite i nativi digitali.La ritualità di un tempo è cambiata: ci si siede a tavola con la tv accesa per seguire il telegiornale o la telenovela, il cibo viene divorato senza proferire parola rappresentando una scena ogni giorno identica: i figli intenti a chattare, navigare, consultare i messaggini, testa bassa e gesti meccanici con i polpastrelli.

RITAGLIO GIORNALE LUDOPATIATutto si riduce a pochi minuti prima che il gruppo si scomponga ed ognuno viene risucchiato dall’individualismo di una società che continua a tagliare le radici del suo passato.I rapporti tra genitori e figli diventano sempre più veloci, brevi e spesso ci si affida al telefonino, che diventa lo strumento –  qualcuno lo ha definito il guinzaglio elettronico –  per controllare gli spostamenti dei ragazzi nel tragitto per andare o ritornare da scuola, nel tempo libero trascorso lontano da casa. Dove sei, che fai: viene chiesto ai ragazzi che assicurano di trovarsi nel cortile della scuola mentre invece potrebbero essere ospiti di una sala di slot machine; che giurano di aspettare il loro turno in pizzeria, ma in realtà si trovano in una strada di periferia a sfidarsi in una corsa in auto o in moto.La tecnologia ha reso più comoda e facile la vita dell’uomo, ma al tempo stesso genera forme di autismo digitale: quello stato di sofferenza di chi, soprattutto gli adolescenti e i giovani, abusa dei social che lo costringe ad estraniarsi dal mondo esterno rispetto al quale non sembra più avere interesse, non riceve stimoli. E diventa parte di una realtà che vive attraverso le cuffie, il monitor del computer, il display del telefonino, la play station, la musica che rompe i timpani, le chat, la ricerca di nuovi amici su facebook. Dieci, cento, mille amici: in gran parte sconosciuti, abitanti di un mondo virtuale, che in qualsiasi momento possono essere cancellati con un clic del mouse sul tasto delete.  I pericoli della rete e dei social portano alla ludopatia (vizio del gioco) al cyberlullismo, allo stalking, al sexting (fenomeno sempre più esteso tra i compagni di scuola e il gruppo di pari).  I news media sono portatori  anche del “Sextortion”, un nuovo tipo di estorsione legata al sesso virtuale (in prevalenza rimangono vittime adulti e persone anziane). I giovani non sono più come prima, sono più fragili: per questo rischiano di diventare dipendenti dalle tecnologie digitali. A quel punto è la famiglia, al primo segnale di disagio, che deve diventare protagonista attuando un metodo persuasivo, perché quello repressivo – impedire l’uso dei social o annullare gli spazi di tempo libero – escluderebbe qualsiasi possibilità di dialogo il cui posto verrebbe preso dal conflitto che non aiuta certo ad uscire dalla devianza, dalla dipendenza protologica che spingono l’adolescente, il giovane verso gesti estremi.

Antonio Latella – giornalista professionista e sociologo (Presidente del Dipartimento Calabria dell’Associazione Nazionale Sociologi) 

rassegna  stampa pubblicata è  tratta da Il Corriere della Sera e da “rassegnastampasannicola.com”


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