EMIGRAZIONE OGGI, IMPATTO SOCIALE

Anita FiaschettiUn tema interessante e molto dibattuto quello scelto per il Convegno Nazionale ANS, a cui noi sociologi siamo chiamati a riflettere e a discutere come categoria privilegiata: non da cronisti, ma da interpreti. Iniziamo la riflessione parlando di numeri, tratti dal Dossier Statistico Immigrazione 2015 (a cura del Centro Studi e Ricerche IDOS/Dossier Statistico Immigrazione e UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), secondo il quale nel 2014 i migranti nel mondo (232 milioni nel 2013 secondo l’Onu) sono giunti probabilmente a sfiorare i 240 milioni, con un’incidenza superiore al 3% sulla popolazione mondiale. Nel 2014, per la prima volta, il numero mondiale di migranti forzati ha sfiorato i 60 milioni, con un aumento annuo di 8 milioni. Di essi, i due terzi sono costituiti da sfollati interni e il restante terzo da richiedenti asilo e rifugiati. Nel 2015 la Siria è divenuta il principale paese di origine di questi ultimi, superando l’Afghanistan e la Somalia. Dal 2011 l’Unione Europea sta conoscendo, sul versante della mobilità, una fase di transizione di dimensioni inusuali rispetto al passato e che non sembra destinata ad esaurirsi in tempi brevi. Nel 2014 ci sono state 627.790 domande di richiedenti asilo e solo nei primi sei mesi del 2015 sono state 422.860. Da sottolineare che i 33.9 milioni di persone con una cittadinanza diversa da quella del paese di residenza (20 milioni di paesi terzi e 14 milioni cittadini UE) sono ripartiti in maniera diseguale nei paesi di insediamento: Germania, Regno Unito, Italia, Spagna e Francia ospitano oltre i tre quarti del totale. Nel 2014 sono sbarcate in Italia oltre 170mila persone, tra richiedenti asilo e migranti economici. Diverse altre sono arrivate per ricongiungimento familiare e per altri motivi (religiosi, sanitari, di studio) attraverso i canali regolamentari. Le richieste di asilo registrate nell’anno sono state 64.625. Per il 2015 si prospetta un andamento simile al 2014.

Di fronte a questi numeri e alle continue sollecitazioni mediatico-politiche, cosa succede nell’opinione pubblica? Quali sono le reazioni immediate?Le conseguenze europee sono legate in particolar modo alla politica, con il ritorno della destra al potere. In tutta Europa, i movimenti populisti e nazionalisti basano le loro campagne elettorali sulle difficoltà legate alla presenza e all’accoglienza dei profughi: la denuncia dell’invasione di migranti e dei falsi profughi è tra gli argomenti centrali. Si assiste a una riconfigurazione complessiva dei discorsi politici e ad accostamenti inediti tra la destra e l’estrema destra; riconfigurazione veloce anche perché molti paesi hanno votato o sono in campagna elettorale.

Austria – I socialdemocratici si confermano prima forza nella capitale con un 39,4%, ma arretrano di circa cinque punti percentuali, mentre il Fpoe (Fronte populista) compie un salto in avanti del 6%, attestandosi intorno al 32,3%.

Svizzera – L’Udc/Svp (Unione Democratica di Centro) ottiene il 29,4% dei consensi, mai così tanti a un partito dal 1919. La sua propaganda elettorale si è basata sulla chiusura delle frontiere agli stranieri.

Polonia – I conservatori nazionalisti, euroscettici, ultracattolici di Diritto e Giustizia (PiS) tornano al potere con la maggioranza assoluta dei seggi.

Ai risultati politici si lega l’idea di chiudere le frontiere, idea che trova la sua forma più elevata nei momenti di attacco terroristico (come se il migrante che arriva con il barcone e fugge da una guerra potesse essere identificato come appartenente all’ISIS).

E in Italia cosa succede?

La percezione – Un sondaggio europeo commissionato nel 2014 da The Guardian a Ipsos Mori (società britannica) rivela che secondo gli italiani gli immigrati in Italia sarebbero il 30% della popolazione e che di questi, il 20% sarebbe di fede islamica. La verità? Gli immigrati sono solo il 7% della popolazione residente e il 4% è di fede islamica.

Vengono tutti in Italia – Il Regno Unito è al primo posto per numero di immigrati, circa 560.000 nuovi arrivi ogni anno. L’Istat ci dice che gli immigrati in Italia sono 5.073.000 (su oltre 60 milioni di abitanti) e che il 57% è concentrato in Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna.

Ci rubano il lavoro – Sempre da fonte Istat sappiamo che 24.657.242 sono i lavoratori italiani a tempo indeterminato con una retribuzione netta media mensile di 1.326 euro. 2.441.251 sono invece gli occupati stranieri. Retribuzione netta mensile dei cittadini comunitari è 993 euro, dei non comunitari 942.

Li manteniamo con i nostri soldi – Secondo i dati del Rapporto Caritas Migrante 2015, gli immigrati hanno prodotto l’8.8% della ricchezza nazionale per una cifra complessiva di 123 miliardi di euro. Circa 9 miliardi di euro sono i contributi versati dagli stranieri all’erario italiano. Solo nel 2025 ci sarà un immigrato su 25 pensionati italiani. Sulla base dei numeri, dei sondaggi, e delle tendenze, spetta al sociologo dare delle indicazioni di massima su come agire e far sì che l’impatto sociale sia il più leggero possibile. Bisognerebbe partire dal concetto che “Non sono numeri, ma essere umani” e come tali vanno trattati. Dietro ogni volto, vi è una storia, un’identità, una cultura. L’Europa deve essere uno spazio culturale e umano aperto, con un’identità plurale e dinamica, capace di fondare le relazioni tra gli stati membri e con i paesi terzi sul reciproco rispetto, sul riconoscimento delle specifiche diversità culturali, sulla promozione delle libertà e dei diritti fondamentali, sul mantenimento della pace tra i popoli, sulla garanzia del principio di eguaglianza, sul rifiuto di ogni forma di discriminazione, sul ripudio della xenofobia e del razzismo.

Bisognerebbe promuovere:

  • Campagne sull’integrazione e l’accoglienza. A questo proposito il riconoscimento della “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza” (3 ottobre) potrà dare l’occasione di affrontare e discutere del fenomeno migratorio nei Comuni, nelle comunità locali, nelle Scuole e in modo capillare su tutto il territorio, al fine di diffondere la cultura dell’informazione e dell’accoglienza. Un percorso che consente di mantenere aperto un tema fondamentale per la convivenza e la pace: quello dei “diritti umani”.
  • Campagna di sensibilizzazione con l’obiettivo di promuovere una nuova identità italiana slegata da qualsiasi preconcetto. Come dire l’Italia è meticcia.
  • Cambiare l’informazione. Il migrante per l’informazione è il protagonista delle cattive notizie. Spesso descritto secondo le aspettative dell’italiano medio. L’Italia è plurale e complessa. I mezzi di informazione fanno ancora fatica a recepire il cambiamento.

Termino con la citazione di un film consigliatomi da Pierluigi Corsetti “Alì ha gli occhi azzurri”. Film del 2012 diretto da Claudio Giovannesi e ispirato alla poetica di Pier Paolo Pasolini. Racconta la dura vita di due adolescenti, Stefano e Nader, in una borgata romana. Nader è un sedicenne italiano nato in una famiglia di origine egiziana e conformata ai principi dell’Islam, precetti e valori tradizionali che non condivide e dai quali si ribella, dando vita ad uno scontro generazionale coi genitori. Oltre al fatto di indossare ogni mattina le lenti a contatto colorate, così da avere gli occhi azzurri, Nader una sera viene chiuso fuori casa dai genitori. Va a dormire da Stefano e gli dice “Come si può lasciare un figlio fuori casa? Vedi che so proprio arabi” e Stefano gli risponde “Perché tu che sei?” Nader “Io sono italiano”. #italianononèuncolore.

 Anita Fiaschetti, Dirigente Dipartimento ANS Lazio

Firenze, 4 dicembre 2015


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