Ritorna alla vita la ”Cappella di Teodolinda”

 

 

cappella-teodolinda-monza-zavattari-8mbA sinistra dell’abside centrale, del duomo di Monza, custode in una teca nel suo altare della Corona Ferrea, il capolavoro degli Zavattari, è tornata a rifulgere, dopo anni d’attento restauro, del suo originario splendore, la ”Cappella di Teodolinda”. Teodolinda, (Ratisbona? fl. 570 – Monza, 22 gennaio 627), regina consorte dei Longobardi e d’Italia dal 589 al 616 e reggente, dal 616 al 624, durante l’età minore del figlio Adaloaldo. Teodolinda, o Teodelinda (italianizzazione del suo nome da ”theud” e ”lind” – ”popolo” e ”tiglio”, in senso traslato ”scudo”, ossia ”scudo del popolo ”). Principessa bavara di fede cattolica, cui le origini del duomo, stesso, sono intimamente legate. Sua la costruzione, intorno al 595-600, di un palazzo e di una cappella in onore di San Giovanni Battista, trasformata poi nella basilica odierna ed inizialmente, utilizzata come mausoleo per la famiglia reale, vi sono infatti stati sepolti oltre alla stessa regina, il marito Agilulfo, nel 616, e il figlio Adaloaldo nel 626.

Un capolavoro, un gioiello, una perla preziosa che torna finalmente a brillare, riconsegnata nella sua ritrovata bellezza e perfezione alla sua città, il giorno 16 ottobre, con una cerimonia solenne che né ha sancito ufficialmente l’apertura. Accurata e paziente l’opera di restauro, per riportare l’incanto dell’opera dei maestri che in essa realizzarono, un ciclo pittorico, il migliore, dell’epoca tardo gotica lombarda.

La magia del colore, precisione, immaginazione che con la realtà si fonde, conquistando l’occhio e il cuore dello spettatore, attraverso ogni singola sfumatura, ogni singolo raggio di luce, che avvolge ogni figura in essi ritratta. 500 mq di affreschi, 45 scene, per raccontare la vita della regina, dal matrimonio con il suo primo marito, Autari, fino alla sua morte, passando attraverso gli eventi più importanti della sua vita: Scene 1-23: Dalla richiesta di Autari, respinta, al re dei Franchi Childeberto, della mano di sua sorella Inganda, al matrimonio con Teodolinda, figlia di Garibaldo duca dei Bavari, fino alla morte per avvelenamento del re, a Pavia nel 590. Scene 24-30 : Raffigurazioni dedicate, ai preliminari ed al matrimonio, tra la regina Teodolinda e il suo secondo marito Agilulfo. Scene 31-41: Raccontano della nascita e dello sviluppo del duomo e della morte del re e della regina. Scene 41-45: Incentrate sulla narrazione dello sfortunato approdo dell’imperatore Costante e del suo ritorno a Bisanzio. Complessa la tecnica di realizzazione, complessa e preziosa, da rendere l’ampia superficie con l’utilizzo, non solo dell’affresco, ma anche attraverso l’uso di decorazioni a rilievo, tempera a secco e dorature in pastiglia e in foglia, quasi una immensa miniatura. Una tecnica complessa ma altrettanto delicata e fragile, che quest’opera vittima impotente ha reso del tempo e di restauri poco accurati o imprecisi che l’hanno in alcuni casi compromessa senza rimedio.

Quasi tre milioni di euro la cifra offerta, soprattutto da privati, che hanno finanziato il restauro conservativo, ed hanno permesso alla ”Cappella Sistina del Nord” di tornare a brillare, di quella iridea luce, che dal 1446 l’avvolge d’incanto e di splendore.

Sabrina Gatti – sociologa ANS Lombardia


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