LA POVERTA’ LINGUISTICA

Maria Rita Mallamaci 26 settembre 2015“Lo svantaggio è una condizione sfavorevole che riduce o addirittura toglie le probabilità di riuscita, o reca danno per qualche motivo o a qualche fine, o mette comunque in una situazione di inferiorità rispetto ad altri…” La definizione del dizionario Treccani mette in luce tutta una serie di condizioni di povertà di cui la società attuale è uno specchio impietoso.Termini come: ridurre, togliere, recare danno, inferiorità, indicano l’estrema difficoltà nella quale ci troviamo nel confronto quotidiano.L’impoverimento del linguaggio sociale, ed in particolar modo di quello intra familiare, è avvenuto negli ultimi decenni con una costanza ineluttabile che non si è riusciti a contenere, con un ritmo inversamente proporzionale alla diffusione di nuovi mezzi di comunicazione di massa, fra i quali il cellulare ed internet.

Il linguaggio è stato uno degli elementi di uno sviluppo culturale che, sin dagli anni cinquanta, con l’avvento della televisione, ha introdotto nella cultura italiana il carattere di uniformità linguistica e di soggettività comunicativa. Con fatica ma con grande costanza anche il nascente mezzo televisivo ha contribuito, nella società post-bellica, economicamente povera e senza strumenti culturali, a omogeneizzare i mille dialetti che identificavano il territorio nazionale e dotare gli italiani della possibilità di riscatto sociale.Il linguaggio della famiglia patriarcale, così come viene definita la famiglia di quegli anni, era codificato in modo preciso e concreto, non lasciava spazi a dubbi e fraintendimenti, i suoi componenti non parlavano molto ma il capofamiglia riusciva sempre a comprendere perfettamente cosa faceva e come stava il proprio nucleo familiare, in un momento storico, economico e sociale di forte costruttività e miglioramento, il linguaggio, sia verbale che non verbale, consentiva di cogliere, senza filtri, ogni dettaglio ed ogni sfumatura dialettica e comportamentale.

Era uno dei pochi strumenti disponibili per captare i cambiamenti, le trasformazioni, le realizzazioni e le difficoltà di ciascun membro, ma anche per favorire con competenza la costruzione del futuro individuale e familiare.La parabola socio-culturale che ha caratterizzato anche il nostro Paese negli anni ’60-’70-’80 ha consentito a tutti gli studiosi , soprattutto delle scienze sociali, di attingere al bacino umano per sviluppare e cristallizzare diverse teorie socio-linguistiche, ma proprio alla fine di questo trentennio, considerato ancora oggi una fucina di idee e teorie socio-antropologiche, ha imboccato la rotta del declino, trascinando con sé anche alcune importanti conquiste, realizzate con fatica e rendendo vani tutti gli sforzi legati anche alla lotta contro l’analfabetismo linguistico e culturale.

Lo sviluppo esponenziale di tutti i mezzi di comunicazione di massa ed il loro perpetuo utilizzo, ha ridotto drasticamente il tempo del confronto all’interno del nucleo familiare, introducendo una serie di linguaggi poveri, lacunosi e non più facilmente recepibili, nell’immediato, dagli adulti ma assorbiti, in tempi strettissimi, proprio dai più piccoli e creando profonde lacune linguistico-comunicative.Internet ed il cellulare continuano ad essere sempre più una sorta di protesi che aumenta il raggio d’azione umano per realizzare cose altrimenti impossibili, ma sostanzialmente influenzano e modificano la vita quotidiana delle persone, inaridendo quei percorsi comunicativi che dovrebbero essere il presupposto di uno sviluppo socio-familiare improntato sul benessere dei propri componenti.

Delegare ad un linguaggio tecnico, povero di contenuti, tutte quelle sfumature affettive, complici dello sviluppo della personalità di un bambino, significa cronicizzare ogni forma di insicurezza che esalta la vulnerabilità sociale, cosa di cui non abbiamo alcuna necessità.E’ auspicabile, oltre che socialmente doveroso, ricominciare a comunicare, utilizzando un linguaggio ricco di contenuti culturali, educativi ed affettivi, senza essere troppo protettivi e coltivando la fiducia dei nostri figli: solo così potremmo ‘rischiare’, soprattutto in questi momenti non floridi dal punto di vista socio-economico, di vincere una grande sfida che è quella di riuscire, attraverso il ripristino di canali comunicativi congrui e maturi a riprendere la strada di un sano sviluppo umano.

Maria Rita Mallamaci  – Sociologa ANS

 


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