EMERGENZA CORONAVIRUS, CHI PENSA AI SENZATETTO?
L’emergenza del Covid -19 (dichiarata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità lo stato di Pandemia) ha rivoluzionato il decorso di queste giornate per cui la situazione già drastica di per sé tende a mutare di ora in ora
Le misure imposte dall’ultimo decreto emanato dal Presidente Conte dell’ 11 Marzo 2020 ha disposto chiari disposizioni in materia quali in primis il rimanere a casa propria e non avere contatti al di fuori con altre persone. Coloro i quali non hanno un tetto sulla testa, dunque Homeless e migranti, da chi sono tutelati in questo momento di pandemia mondiale? Nel nostro Paese l’emergenza migranti, prima ancora dello scoppio di questa “guerra biologica” era all’ordine del giorno; i senzatetto sono oltre 50mila, e per ovvi motivi i centri di accoglienza sono chiusi così come le mense e la mancanza di sistemi di protezione incrementa maggiormente tale problematica. Ci troviamo di fronte ad un evento quasi paradossale, da un lato misure stringenti le quali impongono di rimanere a casa, dall’altro lato purtroppo c’è chi un’abitazione non la possiede ed è costretto a lottare quotidianamente per la sopravvivenza, sperando di non essere positivo a questo nuovo mostro chiamato Coronavirus. L’ONLUS di Milano sta cercando di provvedere a tale status di emergenza garantendo a coloro i quali non hanno un’abitazione servizi essenziali e fondamentali quali mense, dormitori e cibo, indispensabile per sopravvivere. Secondo Binario 95, una cooperativa sociale molto attiva di Roma, i senzatetto sarebbero attorno ai ventimila; dall’hashtag #iostoacasa a quello di #vorreistareacasa, per richiamare appunto l’attenzione sulle difficoltà incrementate notevolmente in questi giorni che i senzatetto e i servizi atti per l’accoglienza sono chiamati a fronteggiare. A Milano, un episodio quasi “discriminatorio” nei confronti di un senzatetto, denunciato da una volante del commissariato di polizia di Lambrate poiché è stato trovato nella periferia del capoluogo lombardo, violando le misure del decreto di non uscire dalle proprie abitazioni se non per motivi di necessità. E’ in tali casi che ci si chiede se spesso tali misure assumano quasi connotazioni egocentriche limitate alla popolazione che sta bene economicamente, ha un tetto sulla testa, le risorse sufficienti per sopravvivere, e i senzatetto non sono tutelati in questi casi di emergenza sanitaria, e come questo caso molti altri rischiano di subire una denuncia penale. La croce rossa italiana dichiara: “ si sono spostati dal centro e stanno più in periferia. Facciamo anche più fatica del solito a rintracciarli e a spiegare loro cosa stia succedendo poiché hanno una percezione molto strana della realtà, non si rendono conto dei pericoli e spesso non credono nemmeno a quello che diciamo”. Tale minaccia è difficoltosa anche per gli USA , in particolare a Seattle (focolaio maggiore di infettati in tutti gli Stati Uniti) ove molte organizzazioni no profit , si trovano a fronteggiare tale calamità con fatica rispetto alle esigenze che hanno i senza fissa dimora, e nonostante il virus si propaghi ad una velocità sbalorditiva tali soggetti non vi possono avere accesso alle cure dovute in caso contraessero il virus e dunque diverrebbero contagiosi per molti altri. Alcuni operatori sociali che offrono assistenza ai senza tetto stanno monitorando lo sviluppo dell’epidemia affinché non vi siano contagi ulteriori in particolare fra tali soggetti che già a loro malgrado soffrono di malattie croniche e dunque il virus potrebbe rivelarsi letale e mortale. In senso lato e in un’accezione prevalentemente “antropologica” la selezione naturale elimina i più deboli e favorisce la sopravvivenza della specie più forte.
Dott.ssa Francesca Santostefano – Sociologa